Da un episodio da condannare, una riflessione per invitare i consumatori ad essere consapevoli del lavoro e delll’impegno che c’è dietro la produzione di ogni singola bottiglia di vino.
Lealtà, correttezza ed etica: sono i doveri di chi ama il mondo del vino.
Le aziende vitivinicole dedicano risorse importanti a tutte le fasi di studio sia del mercato che del loro prodotto. Dalla ottimizzazione del lavoro in vigna si arriva fino alla cura dei valori che possono essere associati ai sentori ed ai colori dell’analisi di ogni vino. La progettazione delle etichette o la pianificazione strategica degli eventi da presenziare, anche la decisione del canale di distribuzione ed il prezzo di fascia più o meno alta. Tutto questo è sintetizzato dalla parola Marketing, che non riguarda solo le grandi aziende, perchè con buone strategie si può lavorare bene ad ogni livello.
Ho voluto iniziare con il riprendere questi concetti perchè chi fa il mio lavoro li fa propri e li rispetta, consapevole dell’impegno che c’è dietro la produzione di ogni singola bottiglia e soprattutto perchè sono rimasto sconcertato dall’episodio riportato nella pagina facebook di Gregory Perrucci, titolare dell’azienda agricola Racemi di Manduria in Puglia.
E’ successo che il sig. Perrucci, prima di cominciare un pranzo ne La Locanda di Antonvito nella località di Manduria (Ta), ha notato una bottiglia di vino della sua azienda, il “Burlesque” rosato frizzante, su uno dei tavoli del ristorante. Non essendo fornitore del locale citato e dopo aver osservato meglio la bottiglia, si è accorto nel momento in cui veniva versato nel calice, che il vino non aveva il suo classico colore. Dopo aver chiesto spiegazioni al titolare del ristorante, si è visto rispondere che il vino contenuto nella bottiglia era uno sfuso di propria produzione, a suo dire migliore di quello originale contenuto nella bottiglia, scelta solo per la sua bellezza, che quindi poteva fregiarsi di ricevere pubblicità gratuita…
Risultato: una diffida scritta nei confronti del ristoratore e minaccia di azioni legali in caso di ripetizione di episodi simili!
Il caso ha voluto che il produttore si trovasse nel posto giusto al momento giusto per smascherare quest’azione dannosa per la sua azienda; l’azione è da condannare perché irrispettosa sia dell’etica professionale, sia di quella morale ma soprattutto di quella giuridica. Gregory Perrucci ha voluto tutelare giustamente l’Immagine Azienda ed è da prendere come esempio da tutti i consumatori.
E se quel vino sfuso non fosse più buono di quello riportato in etichetta? Il commensale sarebbe stato raggirato!
E ancora, con quale diritto ci si appropria di una bottiglia frutto di un attento studio di immagine compiuto da altri?
E infine, nella peggiore delle ipotesi, cosa succederebbe se il vino sfuso usato per rabboccare una bottiglia riconducibile ad un’azienda, provocasse problemi di salute ad uno dei commensali? Su chi ricadrebbe immediatamente la colpa?
Non voglio condannare l’utilizzo del vino sfuso, anzi, seguendo le
news sul mercato del vino si notano cifre da capogiro, e lo sfuso ne è parte integrante del mercato, essendo anch’esso frutto del lavoro e delle decisioni strategiche di un’azienda.
Mi piacerebbe e mi propongo invece, di essere in prima linea nel
condannare tutti i gesti che non fanno bene al nostro comparto, quello del wine&food che poi è anche turismo.
Mi piacerebbe anche che i nostri
lettori fossero parte integrante del mercato e contribuissero ad un suo buono sviluppo. Così come fanno già le aziende che tramite lo spazio
SOS AZIENDA ci segnalano dubbi o curiosità, li invito ad utilizzare i nostri canali (su Facebook:
pagina fan Vinoway,
Vinoway Italia e
gruppo di discussione Vinoway; su Twitter:
profilo Vinoway) per denunciare comportamenti simili a quello del ristoratore in questione e di informarne anche le autorità competenti.
Abbiamo la responsabilità di difendere e tutelare chi produce le eccellenze ed insieme al Team di Vinoway ci proponiamo di screditare chi lavora per fare l’esatto contrario!
Rivolgo a tutti anche l’
invito a seguire le regole della buona educazione in termini di mescita del vino, perché sono certo che sia una forma di rispetto per il lavoro dei produttori, che si impegnano tutti i giorni per garantirci autentiche perle per il nostro gusto.
Naturalmente non potrete sempre richiedere che siano seguite punto per punto tutte le
regole della sommellerie, che a riguardo della mescita prevedono:
- il mostrare la bottiglia con etichetta in vista, alla sinistra del commensale che l’ha scelta;
- l’apertura della bottiglia in presenza dei commensali;
- la degustazione del vino da parte del sommelier, nel proprio calice, prima della mescita ai commensali;
- il far degustare una piccola quantità di vino a chi l’ha scelto, per ricevere l’approvazione alla mescita;
- cominciare la mescita partendo dalle signore con età maggiore, procedendo in senso orario e concludendo con chi ha scelto il vino, servendolo sempre posizionandosi alla destra del commensale.
Però chiedete almeno che la bottiglia che scegliete venga stappata davanti a voi, e rifiutate tutte quelle che vi saranno servite già aperte.
E’ un diritto di ogni consumatore!
Non tollerate la bottiglia già aperta! Esigete lealtà, correttezza ed etica.
Questi sono i doveri di chi ama il mondo del vino.
foto: Burlesque. Design by Marianna Greco (foto con Berlusconi)
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