Da Gorini: eccellenza della ristorazione italiana

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Gianluca Gorini nasce a Pesaro 35 anni fa. Gli ultimi 20 li ha passati in cucina; l’ultimo, alla guida del suo nuovo ristorante “daGorini” in San Pietro in Bagno (FC), aperto, in un paesino alle pendici dell’appennino cesenate, sulle ceneri di una storica trattoria romagnola.

 
Due, i suoi maestri, l’uno l’opposto dell’altro. Paolo Teverini, osservante e fedele custode della cultura gastronomica romagnola, elevata ai massimi livelli; Paolo Lopriore, disancorato da qualunque schema, men che meno territoriale, e proiettato verso una visione quasi futurista della cucina.

Gorini non è ne’ l’uno, ne’ l’altro, ma tracce dell’uno, e dell’altro, possono essere colte in alcune sue creazioni, quali i cappelletti ripieni di cacciagione (cui ha dato un tocco di acidità aggiungendovi la mela cotogna fermentata), oppure lo spaghetto con burro, genziana  e parmigiano di capra (avete letto bene), dove l’amaro della genziana non può non richiamare la cifra stilistica di Lopriore.

Ma l’eccellenza assoluta, Gorini la raggiunge nel risotto con gelato di ostrica, anice, bergamotto e paprika, senza esagerazione (anzi, tenendomi stretto) uno dei 20 migliori piatti assaggiati in 40 anni di frequentazione di buone tavole.

Credo si sia capito: io ci ritorno appena capito da quelle parti (e, se non ci càpito, ci vado a posta) e auguro ai quattro lettori di queste righe, di fargli una visita quanto prima.

Il menu degustazione di 7 portate (che possono diventare 8 se, prima del dolce, vi sarà servito, come è accaduto a me, lo spaghetto con la genziana e il parmigiano) è offerto a 68 euro; l’abbinamento dei vini (uno per ogni portata) a 30.

Non esiste, in Italia, altro posto che possa competere nel rapporto qualità/prezzo.

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