Ristorante Garibaldi dal 1970: a Roma una golosa sorpresa
Scritto da Pino De Luca | Pubblicato in a tavola con...
Ha un nome singolare: “Ristorante Garibaldi dal 1970”. E prima? Prima non c’era. Era solo uno di quei casali bellissimi alla periferia di Roma, zona Prima Porta che, a Roma, equivale ad un immediato segno scaramantico.
Ma se a Roma hai i figli (le figlie nel mio caso), una delle quali curiosa e golosa che ha trovato un compagno di pari doti e lo ha reso rapidamente “un vero uomo!”, ti devi aspettare delle sorprese. E la sorpresa è arrivata. Non c’era nulla prima del 1970 e nemmeno Garibaldi c’entra nel nome. Siamo di fronte ad uno di quei casi di ”evoluzione linguistica” autonoma e generata da un bonario e insistito sfotto’.
Siamo negli anni della mia infanzia, un signore fa il camionista, il “padroncino” si direbbe oggi, con uno di quei catorci che usa per il suo lavoro e, dato il suo stile di guida e il suo mezzo, gli dicevano “occhio che t’arribarti” (attento che ti ribalti). Da t’arribarti a Garibaldi il passo è breve. Dite di no? Certamente meno lungo di quello che si deve fare per prendere un casale abbandonato, fatto di casa e di stalle, e renderlo un posto stupendo ed accogliente capace di ospitare oltre duecento persone, di accoglierle meravigliosamente e di mettere nelle ceste del pane e nei piatti: sostanza, sapore e salute. Senza grilli per la testa ma con tanti gusti per l’anima.
Ci si arriva a fatica dal centro di Roma, ma è tutta strada santa e le mie benedizioni sono state: un trittico di “quinto quarto” nel quale le animelle la fanno da stelle indiscusse, un bucatino all’amatriciana (avete letto bene, BUCATINO) che era un cincin avanti nella cottura (ma i gusti dei clienti son diventati orrendi) ma che non ha paragoni con quello che offre il mercato attuale. Anche perché i bucatini non li arrischia più quasi nessuno. E poi l’apoteosi. Prendete il tempo che ci vuole, perché ci vuole tempo. Magari prendete pure un calvados, ma il “polletto al mattone” è una delle ragioni che giustificano la strada e l’attesa. Pura poesia distesa nel piatto senza eccessi di spezie e di sale e con tutta la tenerezza e il gusto che un galletto ben cotto sa regalare.
Ottimo il pane e buona anche la cantina. Ma ho scelto birra. La Nora di Baladin per i miei commensali tutti rivolti ai carciofi e la Reale del birrificio del Borgo per me. Eccellente il mio abbinamento, ottimo anche il loro, per quel che mi hanno detto.
Ad abundantiam il pane buono e un buon olio che, vestito meglio, sarebbe un giusto arricchimento per una tavola ben fatta.
Come è noto non eccedo in complimenti, ma per Filippo e Ilaria, la terza generazione dopo il camionista, un apprezzamento va riservato. Soprattutto per la disponibilità loro e dell’ottimo personale che ha sopportato con il sorriso anche un grande “rompicojoni” come chi scrive. Da ritornarci perché mi son rimaste tante curiosità. Ma se ci andate prima di me fatemi sapere.
Ristorante Garibaldi dal 1970
Via Tiberina, 62, 00188 Roma RM
06 3361 1962
Fascia di prezzo Media