La Schiava: il piacere immediato di un rosso fragrante e fruttato
Scritto da Alessio Turazza | Pubblicato in enografia, vino, viticoltura, vitigni
Photo Credits: Azienda Agricola Dallona Marco
La regione dell’Alto Adige è oggi famosa soprattutto per la sua eccellente produzione di vini bianchi con uve internazionali, in particolare Sauvignon Blanc, Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Gewürztraminer, Müller Thurgau, Sylvaner, Riesling, Grüner Veltliner e Kerner.
Il clima fresco e i terreni vocati, si sono rivelati ideali per realizzare dei bianchi con piacevoli note fruttate e un profilo di limpida freschezza minerale. Tuttavia, il volto attuale della viticoltura altoatesina è il frutto di una rivoluzione recente, che ha modificato profondamente le sue caratteristiche storiche. Fino al secondo dopoguerra, infatti, il panorama vitivinicolo dell’Alto Adige era molto diverso. I vigneti erano coltivati per la maggior parte con il vitigno autoctono a bacca rossa Schiava, un’uva generosa, che veniva allevata con alte rese per produrre una gran quantità di vino sfuso da vendere sui mercati svizzeri, tedeschi e più in generale del nord Europa.
La diffusione della Schiava
La diffusione di questa varietà a bacca rossa ha anche ragioni storiche. Il territorio dell’Alto Adige, non solo faceva parte dell’Impero Asburgico, ma ne rappresentava la regione più meridionale. Poiché i vini bianchi, soprattutto a base di Grüner Veltliner e Riesling, venivano prodotti con ottimi risultati in Austria, al Sudtirol veniva chiesto di coltivare soprattutto uve a bacca rossa, che faticavano a maturare al clima più rigido del cuore dell’Impero.


Per questo motivo la Schiava, il vitigno autoctono tipico del territorio, si è diffuso in modo estensivo. Oggi le cose sono molto cambiate e le uve a bacca rossa rappresentano complessivamente solo il 36% del totale. La Schiava è ancora l’uva più coltivata con un 11%, rispetto al 9,1% del Pinot Nero all’8,9% del Lagrein. È presente in particolare nella zona storica di Santa Maddalena, che occupa l’area collinare a nord della città di Bolzano.
L’ambiente ideale per la Schiava
Le vigne godono di una splendida esposizione rivolta a mezzogiorno e sono ancora oggi coltivate con l’antico sistema della pergola. Altra zona molto vacata per la coltivazione della Schiava e l’area del Lago di Caldaro, grazie a vigne soleggiate e al clima sempre temperato per la presenza del lago. I biotipi del vitigno più diffusi sono tre: la Schiava Grossa, la Schiava Piccola o Gentile e la Schiava Grigia, che si differenziano sostanzialmente per le dimensioni del grappolo e l’aspetto dell’acino.

Il vigneto più antico dell’Alto Adige si trova nella zona di Girlan ed è composto da piante monumentali, con un’età tra gli 80 e i 100 anni, che danno vita alla famosa etichetta Gschleier Alte Reben Vernatsch Girlan. I vini a base di Schiava sono dei rossi fragranti e fruttati, con aromi di piccoli frutti a bacca rossa, delicate sfumature floreali e speziate, tannini delicati, buona freschezza e un finale che chiude su note leggermente ammandorlate. Sono vini di medio corpo, piuttosto leggeri, molto piacevoli da bere giovani, ma che possiedono anche un buon potenziale di invecchiamento.