Intervento Fisar alla presentazione della guida Slowine 2015

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MARIO DEL DEBBIO PRESIDENTE NAZIONALE FISAR.
Essere qui a rappresentare l’associazione che con tanto orgoglio presiedo, è davvero una grande emozione. Il mio primo grazie, dunque, non può che essere al Presidente Pascale e ai curatori della guida per l’invito di cui hanno voluto onorarmi; onore reso ancora più grande, unico, stimolante dalla consapevolezza di essere sullo stesso palco di Carlin Petrini, al quale ho sempre guardato con stima ed ammirazione.

Stiamo qui, assieme, vivendo giorni ed esperienze straordinarie e il Salone del Gusto e Terra Madre ci permettono di condividere con amici di paesi lontani tutto questo. E quest’anno c’è anche Fisar grazie alla nuova e felice collaborazione che si è venuta a creare tra Slowine-Slow Food Fisar, ed io sono qui proprio per parlare della nostra collaborazione con la guida Slowine.

In questi giorni la domanda più ricorrente è stata perché? Perché anche la Fisar ha deciso … mi si passi la citazione…di “scendere in campo”, con una guida? Perché non da soli? Perché proprio con la guida di Slow Food? La nostra  collaborazione con Slow Food va avanti da diversi anni. Abbiamo lavorato fianco a fianco in tutti gli eventi che Slow ha organizzato in questi ultimi 4 anni, abbiamo avuto modo di conoscerci a fondo e abbiamo scoperto che molti erano i punti in comune. Pur guardando questo mondo vitivinicolo da punti di osservazione diversi ci siamo accorti che l’immagine che
vedevamo aveva gli stessi colori, la stessa luce, gli stessi chiaroscuri…

E da tempo, a dire la verità, la voglia di produrre una guida aveva bussato anche alla nostra porta ma un certo pudore e il non voler semplicemente aggiungere l’ennesimo elenco di giudizi a questo mondo già tanto giudicato ci bloccava; e oggi dico: fortunatamente ci ha bloccato. Fortunatamente perché abbiamo avuto il modo e il tempo di condividere con gli amici di Slow questa opportunità. Tanti bicchieri bevuti assieme, tante chiacchierate, tanti sogni comuni.

In un momento come quello che stiamo vivendo, di innegabile crisi, che solitamente porta le persone a rinchiudersi e ad isolarsi convinte che riusciranno a salvarsi pensando solo a se stesse, noi abbiamo deciso di fare qualcosa insieme, di percorrere, ognuno con la proprio identità e le proprie caratteristiche, un tratto di strada fianco a fianco con l’augurio che sia una tratto lunghissimo. Ci accomuna, con la filosofia Slow, il rispetto per valori umanistici: l’uomo, la terra, entrambi con la loro storia. È da questi valori che si deve ripartire. Dalla conoscenza dei nostri vignaioli, dalla bellezza dei nostri territori, dalle tante diversità che rendono il tutto una grande unicità.

Certo, mi si dirà, come può un’associazione di Sommelier, di uomini vestiti in smoking, un abito che spesso rischia di mettere in soggezione gli interlocutori, l’abito dei salotti buoni e delle cerimonie, essere in empatia con un’associazione che guarda alla cultura contadina, così legata alla terra, alla campagna? Guardando al di là del vestito, rispondo io, perché è l’uomo che fa il sommelier e non l’inverso; ed aggiungo, levandosi da sotto i piedi quel piedistallo che forse fino a un po’ di tempo fa la figura del sommelier sembrava essersi messo. Lo dico qui anche con un po’ di autocritica che vuol tendere alla costruzione: il Sommelier del futuro si lega al concetto di semplicità, intesa come umiltà e concretezza. E la prima cosa che Fisar vuole dai propri sommelier infatti è che si riapproprino della “loro” semplicità. Una Semplicità che non significa facilità, superficialità, ma che è il frutto di una attenta ricerca, di un lavoro svolto con l’ottica di rendere semplici le cose difficili, un lavoro di sintesi che liberi linguaggio, gesti ed atteggiamenti di inutili orpelli disvelando il vero valore di una professione che è sinonimo di cultura, storia e tradizione. Quante volte vi sarà capitato di ascoltare mirabolanti descrizioni di vini rimanendo incantati dalle parole usate, con l’unico problema che nei giorni successivi ricordavate il personaggio, la descrizione del vino, ma forse non più quale fosse stato il vino degustato! Il protagonista è ciò che è dentro il bicchiere, non chi lo regge. Questo voglio dire con le parole: togliere il piedistallo. Tornare con i piedi sulla terra anzi, meglio ancora, “NELLA” terra. Far riprendere ai sommelier quel contatto con la terra che ultimamente, per mille ragioni, compresa un’immagine mediatica di uno stereotipo di sommelier, lontano ed improbabile, avevamo rischiato di perdere.

A questo proposito, dunque, proprio per tornare alla terra, è partito in questo mese un progetto sperimentale curato dalla nostra Raffaella Melotti delegato Fisar Bologna. In concomitanza con il primo corso per sommelier è iniziato un percorso parallelo riservato agli stessi corsisti che si chiama “il Sommelier in Vigna”. Un qualcosa che va ben oltre la classica “visita in cantina” da sempre presente nel calendario didattico. Grazie al supporto di un produttore bolognese Giorgio Erioli, gli aspiranti sommelier seguiranno tutto un intero ciclo vegetativo della vite in uno dei vigneti dell’azienda seguendo nello specifico un unico filare, dedicato appunto a Fisar Bologna, che sarà il loro campo scuola. I corsisti avranno modo così di vedere durante tutto l’anno come si svolge la vita del vignaiolo attorno al suo vigneto, far toccare con mano la fatica che prova chi lavora la terra e dare ai futuri sommelier nuovi spunti di riflessione. Primo fra tutti l’importanza del rispetto per ogni singolo produttore, per ogni singolo prodotto della terra.

Un sommelier esteta del lavoro contadino, che sa che può essere bello anche sporcarsi di fango le scarpe lucide. Non vogliamo sostituirci ai produttori nè tantomeno agli enologi, vogliamo solo condividere la loro passione per poi poterla
trasmettere e raccontare ai consumatori finali, quelli con i quali, per motivi professionali, siamo più a contatto. II sommelier che la Fisar intende formare deve essere, prima di tutto quindi, ambasciatore dei propri territori, saperne  cogliere l’essenza e trasmetterne storia e caratteristiche, lavoro che ovviamente continueremo a fare con l’eleganza che da sempre ci contraddistingue. Questi sono gli elementi che certamente ci accomunano a Slow e per i quali oggi siamo qui a festeggiare questa collaborazione con la voglia di sviluppare sempre di più progetti comuni e portare presto a compimento quel manifesto etico sul vino che proprio lo scorso anno, a Venezia, avevo prospettato all’allora Presidente Burdese e per il quale oggi rinnoviamo a Gaetano Pascale il nostro impegno.

Chiudo ringraziando i miei colleghi del consiglio nazionale per aver creduto insieme a me in questo progetto con l’auspicio che le nostre due associazioni vadano ben oltre gli accordi presi fin qui. Chissà che proprio da qui, da questi storici edifici, non parta una sorta di rivoluzione, che coinvolga sempre più persone in un modo di lavorare insieme e non contro. Guardo lo spettacolo di Terra Madre e mi accorgo di quanto siamo piccoli ma nel nostro piccolo, noi, questa rivoluzione, l’abbiamo già iniziata.

Fonte: comunicato stampa Fisar

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