Alla scoperta del “Codice Masciarelli”

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Con Marina Cvetic a spasso per i vigneti. Tra i ricordi di Gianni, la sua “irriverente filosofia” sulla barrique e i futuri progetti aziendali.  

300 ettari di vigna  dislocati nelle 4 province abruzzesi (Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila) – coltivati per la gran parte a Montepulciano d’Abruzzo e Trebbiano d’Abruzzo, senza trascurare i vitigni internazionali – 2 milioni e mezzo di bottiglie all’anno, 5000 ulivi, una castello e tanti ricordi. Questa è in  sintesi la presentazione dell’azienda agricola  guidata da Marina Cvetic, originaria di Belgrado, inseparabile compagna di vita, moglie e dea ispiratrice di Gianni Masciarelli, venuto a mancare con sconcerto nel 2008. L’azienda di San Martino sulla Marrucina – borgo in provincia di Chieti, a 420 metri di altitudine, affacciato sulla Maiella e sul mare Adriatico – fa vini che non hanno bisogno di presentazione, ma scoprire come nascono è un privilegio. All’origine c’è il “Codice Masciarelli”, che solo Marina può spiegare.

«Le cose da realizzare nell’azienda Masciarelli sono state pensate da Gianni sulla base di principi etici – spiega Marina – eccellenza e rispetto. I valori portati in dote dalle persone che abitano l’azienda vengono messi al servizio di tutti, questo si riflette armoniosamente sul risultato finale, cioè la qualità dei prodotti. In questo consiste il “Codice Masciarelli”». Semplice! Ma ovviamente non basta. La gestione dell’azienda Masciarelli è una questione etica, certo, ma anche pragmatica. Marina Cvetic in quanto a pragmatismo e determinazione non difetta.  Infatti  dice: « È bello lavorare in team, delego molto, ma voglio risultati e non ammetto errori. Le divergenze di vedute possono esserci, con Gianni mi scontravo spesso; tuttavia alla fine si arrivava a conclusioni concrete».  Concretezza che si traduce, ad esempio,  in lungimiranza – già nel 1986 avevano aperto una rappresentanza commerciale a Boston per puntare i riflettori sugli Stati Uniti – e si traduce anche in un mix di tradizione e innovazione, allargata a vari settori. «Siamo in continua evoluzione, il  60% della nostra produzione è rappresentata dal Montepulciano d’Abruzzo,  ma coltiviamo anche vitigni internazionali, abbiamo fatto un nuovo impianto di syrah e seguiamo a livello esperimentali alcuni impianti con vari cloni di Montepulciano d’Abruzzo, coltivati a varie altitudini. Inoltre, visto che  attraverso il nostro prodotto vogliamo trasmettere un messaggio andando oltre il concetto di vitivinicoltura in senso stretto, abbiamo costituito la Fondazione Gianni Masciarelli e abbiamo portato allo splendore il Castello di Semivicoli, struttura ricettiva e polo culturale».  Il magnifico castello, distante pochi chilometri dall’azienda, recentemente è stato scelto come set cinematografico dell’ultimo film di Gerard Depardieu.

I dintorni dell’azienda  Masciarelli costituiscono  una scenografia naturale e sono alla base di tante scelte. Marina mostra orgogliosa  spettacolari vigneti impiantati adattandosi all’ecosistema, senza deviare un corso d’acqua e senza abbattere una pianta. Anche perché Gianni amava le piante, è bellissima la sua quercia: “La quercia di Gianni”. «Ci vuole criterio per impiantare una vigna. Le caratteristiche pedoclimatiche sono alla base della riuscita della produzione – spiega la Cvetic – ma in aggiunta bisogna rispettare l’ecosistema.  Il vino racchiude una straordinaria cultura secolare che fa capire quanto il mondo rurale possa essere un patrimonio per una nazione». Su quest’ultimo aspetto la Cvetic insiste molto, con i suoi figli (due femmine e un maschio) e con le scolaresche che visitano la cantina e i vigneti.

Marina Cvetic parla con entusiasmo dei successi aziendali e dei suoi figli. Mi dona qualche libro, ne sfoglio uno  al volo e leggo una frase di Gianni che la dice lunga sul suo modo di concepire il vino: «La barrique mi piace molto, proprio come oggetto, mi ci farei anche un pediluvio. Ma non la idealizzo, la uso e basta». Dopo aver visitato la cantina, aver riso, aver ammirato insieme a Marina paesaggi mozzafiato, ho ancora in serbo una domanda  che può sembrare indelicata, ma è alquanto pertinente.

Signora Cvetic come state contrastando la crisi?

«Think positive! Non è facile. Bisogna valutare le dinamiche del mercato è affiancare i clienti. Il mercato italiano è ancora più difficile, perché frammentato e sofisticato. Va seguito, richiede un impegno notevole. È il momento di fare squadra e di reinventarsi».

Come si reinventa l’azienda Masciarelli. Per caso con qualche nuovo vino già in affinamento?

«Top secret. Un’azienda deve sempre essere in evoluzione, ma senza copiare o scimmiottare».

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