Alture di Paolo Leo: i sorprendenti vini bianchi di Puglia

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“Che voi, in Puglia, i bianchi non li potete fare!” Sottintendeva “non li sapete fare!”. Decenni hanno reso questa affermazione tanto comune quanto errata. Non v’è dubbio alcuno che da noi il sole è tanto, c’è il mare e la pioggia scarseggia.

 
Ma la Puglia è grande ed è assai diversificata. E anche i pugliesi sono assai diversificati, a volte i pugliesi sono diversificati anche da sé stessi. E trovi uno che a questa affermazione non risponde con le parole ma con i fatti. La Valle d’Itria, racchiusa tra Martina Franca, Cisternino e Locorotondo, è il cuore che pulsa in tre province (Bari, Taranto e Brindisi) e ha un microclima che, da sempre, ha uve a bacca bianca. E lì nacque un vino bianco che, quando avevamo ancora una compagnia di bandiera, veniva servito anche sui voli Alitalia: Il Locorotondo DOC. Era il 10 giugno 1969 quando il disciplinare vide la luce.

Lino Carparelli, enologo, fu uno dei padri nobili. Messe insieme e lavorate bene le uve tipiche della zona se ne ricavò un bianco pugliese che si impose, per molto tempo all’attenzione del mondo enologico.

I vitigni che lo componevano erano quelli da “blending in campo” si direbbe oggi. Verdeca, Bianco d’Alessano e Minutolo.

Il tempo passa, la cultura cresce e le tecnologie anche. E cambiano anche i gusti e le richieste. Il Locorotondo Doc esiste ancora ed esiste ancora Lino Carparelli. Solo che Lino Carparelli ha incontrato Paolo Leo, produttore di San Donaci molto coraggioso e Nicola Leo, enologo, giovane e altrettanto temerario.

Linea Alture, hanno smontato il Locorotondo Doc e prodotto le sue componenti in purezza. Bianco d’Alessano, Verdeca e Minutolo. Tre campioni di carattere. Di una freschezza e bevibilità assolute e di personalità forte e riconoscibile. La cultura di Lino, l’ardore di Nicola e la forza (anche economica) di Paolo si son messe insieme e, promessa acquisita domenica 27 maggio, questi bianchi saranno messi in commercio dopo almeno un anno di affinamento in bottiglia.

Non è mio costume descrivere i vini che a Vinoway ci sono persone ben più brave di me, tuttavia non posso non dire che sono tre grandi bianchi ma, senza dubbio alcuno, il Bianco d’Alessano è un fuoriclasse per colore, naso, gusto, freschezza e pulizia. Senza dubbio un “bianco da investimento”, a mio modesto parere è dotato di vita lunga e darà il massimo della sua vigoria ai 3-4 anni. Prevedo una tenue maturazione almeno fino ai sette anni. Ma è difficile che duri intonso. Uva rustica il Bianco d’Alessano, un Apaloosa che, addomesticato, diventa amico per sempre. Da provare con spaghetti spezzati in brodetto di pesce.

La linea Alture si completa con altri tre vini: Rosato di Bombno Nero, Nero di Troia ed una interpretazione autentica di Susumaniello per il quale scriveremo, prima o poi, un’altra pagina. Anche questo un vero fuoriclasse.

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