Brunello di Montalcino: uno dei più noti ed importanti terroir nel mondo enologico
Scritto da Martina Casagrande | Pubblicato in recensioni vino
Nel vocabolario enogastronomico tante volte ci siamo imbattuti nell’ormai parecchio utilizzato, a volte anche in modo scorretto, termine francese “terroir” la cui pronuncia corretta è “teruàr” e molto probabilmente, altrettante parecchie volte, ci siamo domandati cosa esattamente significasse questa parola.
Insomma, è quasi logico che la mente ci porti subito a pensare al “terreno” o al “territorio” ma se fosse così semplice perché andare a complicarci l’esistenza utilizzando termini ereditati dai nostri cugini francesi?
Come per tutte le cose, la spiegazione c’è. Qui si tratta di molto di più; di un qualcosa di semplice, ma profondo, legato sì alla terra, ma anche a tutto ciò che la circonda, alla capacità di questo legame di regalarci il nostro amato vino, la sua cultura, la sua storia.
Questo termine, nel mondo del vino, acquista significati speciali. Viene utilizzato per indicare l’influenza dell’ambiente generico e specifico in cui cresce l’uva, indica il luogo e la topografia, il suolo e la sua conformità, comprende gli aspetti climatici in quanto il clima possiede una grande influenza sulle caratteristiche del vino determinandone fondamentali proprietà organolettiche che lo andranno poi a caratterizzare. Comprende la morfologia del terreno che sarà chiaramente diversa nelle varie zone geografiche.
Con il termine terroir si intende anche la tradizione enologica di uno specifico luogo e si fa anche riferimento al lavoro dell’uomo. Rappresenta difatti l’interazione dell’ambiente naturale con le tecniche adottate dall’uomo che insieme permettono di ottenere un prodotto unico, impossibile da riprodurre, le cui qualità sono strettamente legate al sito di produzione.
Gli studi scientifici su ciò che è il terroir esistono da sempre. Intorno alla fine degli anni ’80 l’Istituto Agrario San Michele dell’Adige ha avviato una collaborazione con l’Unitè de recherche sur lavigneet le vin du Centre Inra d’Anger,con l’obiettivo principale di fornire precisi itinerari enologici per stabilire la relazione tra ambiente e prodotto e mantenere originalità e tracciabilità.
Lo studio ha permesso di mettere a confronto zone vitivinicole del Trentino con quelle della MoyenneVallèe della Loira, le prime con clima continentale–alpino, le seconde con un clima settentrionale – oceanico. Tali zone sono state ottimi esempi per studiare, comprendere e classificare i terroirs al fine di determinare l’autenticità della zona viticola presa in considerazione.
Le prime classificazioni di terroirsnascono in Ungheria nel 1700 delimitando le zone di produzione del Tokaji, a seguire, sempre nel 1700 vediamo delimitate le zone del Chianti e del Porto per poi arrivare in Francia a Bordeaux.
Terroirs oggi di enorme importanza che possiamo ricordare senza nulla togliere a tutti gli altri sono:
Champagne, la cui classe ed eleganza è caratterizzata da un clima sia oceanico che continentale e da un sottosuolo di prevalenza calcarea.
Mosella, in Germania, la cui incantevole magia nasce da un paesaggio collinare unico dalla composizione vulcanica e per la ricchezza di ardesiastratificata fondamentale per la produzione di un Riesling dal profumo e sapore minerale.
Montalcino la cui saggezza è espressa da un clima mediterraneo, mite, che assicura una graduale e completa maturazione dell’uva. Il suolo è di marne argillose a Nord- Est, ricco di boschi a Nord – Ovest, caratterizzato da arenarie con presenza di tufo vulcanico a Sud- Est e orientato verso il mare ricco di galestro a Sud- Ovest, area con le maggiori distese di vigneti.
Pantelleria, la cui storica area collinare vulcanica è caratterizzata dai famosi terrazzamenti con muretti di pietra lavica usati come forme di contenimento. Qui il clima secco e ventoso lascia la miglior espressione dello Zibibbo con acini grossi, dolci e carnosi.
Non è semplice riconoscere all’interno di un solo termine tante sfaccettature, particolarità ed espressioni. Una cosa però è sicura: è fondamentale che chi ha la fortuna di possedere un terroir, qualsiasi esso sia, riesca a comprenderlo, per poterlo saper esprimere al massimo, affinché esso possa essere riconosciuto all’interno del bicchiere come qualcosa di unico e inimitabile.
Brunello di Montalcino, Podere La Vigna
Quale vino se non il Brunello di Montalcino ad esprimere uno dei più noti ed importanti terroir nel mondo enologico.
Podere la Vigna è un’azienda viticola di proprietà della famiglia Rubegni situata a Nord-Est di Montalcino. Deve il suo nome all’attitudine delle colline a produrre rossi di qualità che hanno portato, alle origini del catasto, a segnalare questo luogo con il nome che ancora oggi porta. Quattro ettari di vigneto specializzato con vari cloni di Sangiovese e un’ottima esposizione solare danno vita ad una pregiata produzione di Brunello di Montalcino e non solo.
Ho avuto il grande piacere di conoscere Adriano Rubegni, un uomo di cuore che dedica anima e corpo alla sua azienda e che, insieme a sua moglie, segue personalmente la produzione e la commercializzazione dei suoi prodotti.
Il loro Brunello, ovviamente 100% Sangiovese vendemmiato non prima del 20 di Settembre, ha una vinificazione in tini di acciaio inox da 50 Hl per 18-20 giorni è fatto maturare in botti di rovere di Slavonia da 20/30 Hl per almeno due anni ed è affinato in bottiglie bordolesi per un minimo di sei mesi.
E’ caratterizzato da un color rosso rubino intenso e da profumi complessi di spezie e foglia di tabacco. Al palato risulta corposo, gradevolmente tannico con un finale persistente dai richiami fruttati. E’un vino di grande struttura, risulta asciutto e caldo ed è ottimo se gustato insieme ad una tagliata appena scottata con tartufo nero o abbinato ad una selezione di formaggi stagionati come il pecorino toscano.