Colle Ciocco in Umbria: la storia, la famiglia, i vini
Scritto da Chiara Giorleo | Pubblicato in recensioni vino
All’arrivo in azienda mi mostrano subito la foto del documento storico di inizio ‘900 che attesta l’attività già avviata della famiglia (Spacchetti) insieme a poche altre unità sul territorio di Montefalco, oggi se ne contano una novantina sui 5 comuni, quelli ammessi dal disciplinare (in tutto o in parte).
L’anteprima Sagrantino che da quest’anno diventa AMontefalco – per rendersi inclusiva di un territorio centrale in Umbria e non solo -, è occasione di spaccati mirati su realtà di interesse produttivo così come, evidentemente, storico.
Colle Ciocco è il toponimo del colle, alle porte di Montefalco, su cui sorge l’Agricola Spacchetti. Si lavora su dodici ettari di proprietà per la produzione di 3 rossi incluso il passito, 3 bianchi e un rosato, destinati all’estero per il 50% i cui contatti sono gestiti direttamente senza intermediari potenziando, così, quell’approccio familiare che si respira entrando in cantina. A questi si aggiungono 9 Ha di uliveti. Oggi siamo alla quinta generazione con le ultime 2 in connessione: Lamberto con le figlie Silvia e Laura.
È questa l’essenza ultima che offre Colle Ciocco, con un team affiatato e ben integrato a partire da Marco Rosati e Nicolas Ottavi, i cantinieri direttamente impegnati nella produzione; Giovanna Felici da oltre 25 anni in vigna con la sua squadra e un altro riferimento cruciale come Andrea Armadoro, agronomo.
L’avventore, più o meno esperto, si innamora innanzitutto della vista all’ingresso e poi dell’autenticità dell’offerta come la scoperta dei vitigni autoctoni in abbinamento al “boccone montefalchese”: fagioli, bruschetta burro e acciughe, bruschetta agli asparagi, la colazione che si consumava prima del lavoro in vigna generalmente in abbinamento al Trebbiano Spoletino, oggetto dell’attuale rinascimento bianchista in regione.

Tutto in perfetta sintonia con i vini aziendali di grande rigore. Oltre ai Montefalco bianco e rosso, c’è il Grechetto (Clarignano) che trova il suo completamento nel più ‘aromatico’ Viognier al fine di combinare decisione e profumi. Poi il Trebbiano Spoletino (Tempestivo) che esprime tutto il suo potenziale di invecchiamento e la completezza supportata da una breve macerazione senza cadere nell’austerità più spinta. Strutturato il rosato (Brixio), tutti e 3 i vini con nomi (tra parentesi) ispirati a personaggi di Montefalco; il Sagrantino è compatto e imponente nelle annate più giovani (2018), più integrato arrivando almeno al 2015 pur cedendo alle prime ossidazioni al naso.