Dalle Cantine Botromagno un rosato avvolgente e complesso: Rosè di Lulù Murgia Rosato IGP

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In un momento in cui la Puglia  sfoggia le proprie  eccellenze attraverso la tradizione dei rosati, Cantine Botromagno della famiglia  D’Agostino, a Gravina di Puglia (BA), nel Parco dell’Alta Murgia, produce da Nero di Troia, il Rosè di Lulù Murgia Rosato IGP.

 
Emozioni forti, quasi impossibili da descrivere, ed indimenticabili, nascono vagando tra le strade di campagna  del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Lo scenario è  quello di una natura estremamente  variegata,  tra complessi boschivi e  uliveti, che si alternano a  filari di vigneti e poi all’improvviso  compaiono fratture, voragini, gravine, doline carsiche, puli, inghiottoi, grotte e lame. Sono l’espressione di straordinarie trasformazioni naturali, il segno di un carsismo che disegna il paesaggio attraverso un lavoro millenario di erosione. Un luogo in cui storia di popoli e leggende si fondono e trovano radici in borghi medievali perfettamente  conservati, nelle tradizioni  enogastronomiche  e nei nei vitigni autoctoni.

Qui, appunto tra gli autoctoni, il Nero di Troia ha trovato  il suo habitat  naturale, e le leggende intorno alla sua  origine sono diverse e fantasiose. La più  seducente sembrerebbe far risalire il suo arrivo in Puglia a Diomede, eroe  della guerra  di Troia, amico di Ulisse. Ma altra ipotesi, e forse anche più  attendibile, vedrebbe questo vitigno appartenere già al popolo  dei Dauni,  ancora prima della  colonizzazione  greca. Altre leggende lo farebbero  risalire alla colonizzazione  ellenica, legata alla città  di Troia, comune in provincia  di  Foggia. Ma il nome riporta anche alla possibilità  che provenga dalle coste albanesi,  dalla piccola  città  di Cruja, chiamata Troia in vernacolo. Tuttavia, è  solo a partire  dal 1875 che se ne rinviene la sua presenza certa nei documenti ufficiali.

Così dopo le distruzioni provocate dalla fillossera, il Nero di Troia  insieme  a Primitivo e Negroamaro  è tra i vitigni impiantati per ricostruire  il “vigneto Puglia”  soprattutto con l’obiettivo  di produrre  vini robusti allo scopo di rinvigorire i filtrati più  scarichi  e leggeri del Nord Italia. Infatti, quello che risulta  certo è che ha un’ alta carica fenolica. Il vitigno  è presente  in  due biotipi, uno  con grappoli grandi e acini larghi  ed un altro, chiamato “Carmosina”, con grappoli ed acini più  piccoli, che tuttavia  da un punto di vista  enologico da’ risultati più  soddisfacenti.

L’uva prodotta per questo rosato, proviene da una vigna antica, ad un’altitudine di 700 metri sul livello del mare, in un territorio  battuto dai venti della Murgia con clima sub – mediterraneo,  inverni freddi ed estati calde e secche, su un terreno di natura carsica,  con marne  sabbiose a bassissima fertilità. Qui la vite si è  adattata producendo  pochissimi  grappoli, di grande intensità e strordinaria  carica fenolica. L’impianto  è  a spalliera bassa, il momento  della vendemmia  giunge tra la fine di settembre  ed inizio  ottobre.

Vinificazione  ed affinamento avvengono in  acciaio, e la lavorazione si svolge  in una cantina che utilizza le tecnologie più  all’avanguardia a tutela dell’integrità dei prodotti e della salute dei consumatori.

Un rosato il cui nome, dedicato ad una bambina, rampollo della terza generazione della famiglia  D’Agostino, già  promette un futuro in ascesa. Una produzione  limitata, di sole 1600 bottiglie, che rende il prodotto assolutamente  prezioso.  Alla vista di colore rosa intenso brillante,  si lascia ammirare nel calice, e vorticando, sulla parete lascia tracce che suggeriscono  una buona consistenza ed intensità. I profumi di ciliegia sotto spirito dominano insieme a sentori di mora e gelso, e quasi inatteso un finale di radice di liquirizia.

Il primo sorso è  già  una sorpresa di gusto, avvolgente  e complesso con una leggerissima nota tannica ci riporta in memoria le caratteristiche tipiche del  vitigno. Una buona struttura conferisce al rosato una personalità  poliedrica così  da adattarsi a differenti tipi di cucina. Servito alla giusta temperatura  di 13°C può creare splendidi  abbinamenti con antipasti, salumi e formaggi semistagionati, orecchiette al pomodoro  con  cacio e basilico, come nella tradizione della più tipica cucina pugliese o ancora con carni in preparazioni leggere.

La cura dell’azienda in tutte le fasi della  sua  produzione  è  alla base del successo di questo rosato d’eccellenza, simbolo della Puglia enologica che approda a New York . Nelle giornate  del 13, 15 e 17 settembre  2016 , il Rosato di Lulù esordisce negli States in abbinamento  ad  un piatto con Paccheri e Broccoli “Maria Style” in  tre cene, per le quali la Chef italiana Maria Cicorella del Ristorante  Pasha di Conversano si cimenterà in coppia, ogni volta con uno di tre rinomati chef statunitensi , presso i seguenti  ristoranti: Sony Brook a New York, il Ristorante 11 a Rumson nel New Jersey e in chiusura presso  il ristorante  Spuntino a Clifton sempre  nel New Jersey.  Mentre, nell’antica enoteca di Manahattan a New York  “Sherry Lehmann” in Park Avenue rappresenterà  oltre che una delle  eccellenze  delle Cantine Botromagno, la tipicità  tutta pugliese dei rosati.

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