I Vini di Claudio Mariotto
Scritto da Filippo Lanzone | Pubblicato in recensioni vino
Guardando dalla città di Tortona verso le colline prospicienti sono due le immagini che ti possono venire in mente: le rette file dei vigneti, e le sinuose curve delle strade impolverate che videro le prime pedalate del Campionissimo, Fausto Coppi, e dell’altro grande di Novi, Costante Girardengo.
Queste strade, oggi naturalmente asfaltate, ci portano verso la borgata di Vho, e non per caso ci direzioniamo verso Sarezzano, dove risiede il protagonista di questa storia: Claudio Mariotto.
Ci accoglie così, con un sorriso divertito, nella sua azienda agricola che giace sulla sommità della collina ricoperta di vigneti, floridi ed ordinati, in posizione invidiabile, a due passi dalla città. La tenuta è spartana, la cantina e soprattutto la sala degustazione altrettanto; dimenticate pure i bei saloni di molte aziende “alla moda”, qui si produce vino, e non c’è spazio per altri fronzoli. Claudio ha 50 anni, i capelli grigi ed un bel bambino, eppure ha lo spirito di un ragazzo: gli piace giocare e scherzare, ma non come un novello Peter Pan: piuttosto, come chi apprezza ciò che ha, sapendo che vale molto. Cortese, freisa, barbera e dolcetto: tutti vini ben fatti, puliti e territoriali, da una mano precisa che sa cosa ottenere dai frutti di questi colli Tortonesi. Noi però siamo qui principalmente per il vitigno simbolo di queste terre, il timorasso, e il nostro vigneron lo sa: troviamo sul tavolo ad aspettarci una verticale con le varie etichette proposte, tutte in purezza. Mariotto ha creduto in qu
esto vitigno vent’anni fa, quando assieme al pioniere Walter Massa ed altri giovani produttori, ha creduto in quest’uva, a lungo sottovalutata, ed ha lavorato con gli altri per trovare la via migliore per lo sviluppo di questo territorio. Il risultato di questi sforzi è il Derthona, etichetta che richiama l’antico nome latino di Tortona, comune a tutti i vigneron del progetto e che definire “vino base” sarebbe riduttivo. Claudio produce tre timorassi: il blend Derthona e i due cru, Cavallina e il grande Pitasso. Quest’ultimo si tratta di un vero e proprio “monopolio” di Mariotto, essendo che l’unica altra vigna sulla collina è coltivata ad uve nere: è l’alfiere di tutta la sua produzione, e parlano per lui i tanti premi ricevuti in questi dieci anni, che testimoniano la qualità raggiunta da questa azienda.
Il timorasso dà vini longevi, e la verticale propostaci spazia un intero decennio.
Derthona e Pitasso 2009: sono i giovincelli, eppure stiamo parlando di vini bianchi di quasi 3 anni ormai. La differenza non è così marcata, le sapidità e le acidità accompagnano una piacevole nota agrumata, legate da classe e finezza. Grande prospettiva nel tempo.
Cavallina 2008: sicuramente il vino che ci è piaciuto meno, ma in una verticale di tale livello non è un difetto. E’ un vino che pare inespresso, con toni vegetali inusuali e che al momento pare diverso da tutti gli altri.
Derthona 2007: gran bel vino, fine, sapido, persistente, e con la nota di agrume così suadente da poter essere accostato tranquillamente a certi Sancerre. E scusate se è poco.
Derthona 2005: è figlio di una annata meno calda, qui le note floreali prendono il sopravvento, potrebbe ricordare lo Chablis, ma ha più corpo e meno morbidezza: è un timorasso, un grande timorasso.
Pitasso 2004: se nell’annata ’09 non ravvisavamo enormi differenze con il Derthona, qui prendiamo atto che i due vini evolvono su due strade completamente diverse. Ecco la mineralità, sapida e fresca, che richiama il riesling, con grande finezza gusto-olfattiva.
Pitasso 2002: annata difficile, ma di particolare ravvisiamo soltanto mezzo grado alcolico meno degli altri, tutti sui 13,5-14. Bella struttura, finezza e complessità accompagnano una lunga persistenza, sia dei sentori minerali che di una sapidità davvero avvolgente.
Claudio Mariotto dopo averci versato i vini, ci osserva sornione, ascoltando le nostre impressioni, chiedendoci di commentare, contento dei complimenti sinceri ma poco sorpreso, perchè conosce bene il valore di questi vini. Ed anche noi, dopo esserci lasciati guidare in questo viaggio alla scoperta dei suoi timorassi, ne siamo innamorati. L’auspicio e l’invito è di provarli, di conoscerli, di aspettarli, perchè non sono vini semplici ed immediati, ma richiedono tempo, alla comprensione e soprattutto alla maturazione. E se, in questi giorni di giro d’Italia, magari pedalando sulle strade del Campionissimo, vi venisse voglia di una sosta, beh…il resto ora lo sapete.