I Vini di Stefano Milanesi: Come natura vuole…
Scritto da Davide Gangi | Pubblicato in recensioni vino
In collaborazione con Daniele Sala.
Ci troviamo a Santa Giuletta, in frazione Castello, proprio nel centro dell’Oltrepò Pavese, qui incontriamo l’Azienda Agricola STEFANO MILANESI che con i suoi 11 ettari di vigneto produce vini che sanno interpretare al meglio le peculiarità territoriali di questa zona viticola nel Sud-Ovest della Lombardia.
L’Enologo Stefano Milanesi nel 2000 diventa titolare dell’omonima azienda di famiglia con il preciso intento di migliorare ulteriormente la qualità dei prodotti, mantenendo inalterato l’equilibrio biologico dei vigneti. Già dal 1997 collaborava effettuando delle micro-vinificazioni sperimentali, facendo vendemmie tardive ed affinando in piccole botticelle di legno Pinot Nero e Bonarda. Gli ottimi risultati ottenuti hanno motivato e spinto Stefano ad abbandonare le dipendenze di una grossa S.p.a. del settore vinicolo per diventare lui stesso produttore in prima persona.
Bisogna subito parlare della “filosofia naturale” con cui affronta in modo convinto e radicale il suo lavoro, sia in vigna che in cantina. Questo approccio si traduce nell’uso di soli prodotti a base di rame e zolfo per la cura del vigneto, mentre in cantina Stefano utilizza esclusivamente lieviti autoctoni, non effettua chiarificazioni con prodotti di derivazione animale e l’uso dell’anidride solforosa è ridotto ai minimi termini. Il tutto è volto al totale rispetto del frutto uva e del vino che da essa nasce, nel nome di una salubrità produttiva, ma sempre avendo la qualità come fine essenziale.
Viste le ridotte dimensioni dell’azienda, Stefano segue in prima persona tutta la filiera produttiva e questo negli anni è diventato un enorme punto di forza per lui, dato che ormai conosce in maniera esemplare tutte le peculiarità della sua uva ed i conseguenti risultati che essa produce in cantina. Questa grande esperienza viene coltivata anche attraverso una intensa sperimentazione che si traduce in micro-vinificazioni che Stefano effettua per scoprire nuovi vini, trovare nuove strade, ottimizzare al meglio le potenzialità delle sue uve. Indubbiamente questo tipo di approccio è molto costoso, soprattutto in termini di tempo, ma come lui stesso conferma è proprio da questa continua voglia di migliorare e scoprire che spesso sono nati alcuni dei suoi capolavori enologici.
Se lo si conosce di persona si comprendono decisamente meglio tutte le sfumature del suo carattere, è una persona istrionica e carismatica, difficilmente si piega ai compromessi che spesso il mondo del vino impone.
Nello stesso tempo è un uomo di estrema cortesia e cordialità, quando lo si va a trovare in cantina dedica ore a chi lo visita, parlando dei suoi vini e degustandoli assieme per coglierne le peculiarità più nascoste.
Diverse sono le uve coltivate nei vigneti da Stefano, le principali sono: Pinot Nero, Croatina, Barbera, Riesling Italico, Cabernet Sauvignon, Cortese.
Assolutamente encomiabile è la sua intima conoscenza del Pinot Nero, uva dalle enormi potenzialità in Oltrepò Pavese, ma non semplice da gestire sia in vigna che in cantina. Stefano la coltiva e vinifica ormai da anni, producendo le varie tipologie che questo vitigno è in grado di generare, ottenendo eccellenti risultati soprattutto nella sua vinificazione in rosso e come spumante metodo classico.
D’obbligo a questo punto spendere qualche parola per il fiore all’occhiello dell’azienda, ovvero l’Oltrepò Pavese Doc Pinot Nero 2003 “Maderu”, prodotto da una bassa resa per ettaro di 55 quintali, uve molto mature e un affinamento di 18 mesi in barriques nelle quali è anche avvenuta una parziale fermentazione. La potenza olfattiva è davvero stupefacente, si può stare per ore ad annusare i suoi profumi nel bicchiere, senza che essi calino di intensità, ma piuttosto con una continua evoluzione della loro complessità. Un esempio davvero emblematico di Pinot Nero che mette in risalto tutte le potenzialità di questo terroir e dell’abilità di Stefano Milanesi di saperle interpretare al meglio. Tutti i suoi vini di punta sono prodotti solo nelle annate da lui ritenute migliori ed è intransigente su questo punto, deve essere lui convinto in prima persona che l’uva in quel momento sia in grado di generare un eccellente vino, altrimenti nessuno può convincerlo del contrario. Non si spaventa se deve saltare anche diversi anni consecutivamente, un grande vino ha bisogno di un’eccellente annata, questa è la filosofia che persegue nell’ottica della costante qualità produttiva.
Altro fiore all’occhiello da citare è l’Igt Provincia di Pavia Rosso 2007 “Alessandro”, un Cabernet Sauvignon in purezza, resa per ettaro di soli 45 quintali, uva raccolta in sovramaturazione ed affinamento di 18 mesi in barriques. A stupire in questo vino è l’eccezionale estrazione di frutto che lo rende quasi “masticabile” tanta è la sua concentrazione, merito di Stefano che ha creduto nel puntare su un vitigno internazionale per enfatizzare ancora una volta le potenzialità del territorio e delle sue vigne.
Un cenno ora è d’obbligo per quelli che sono i suoi spumanti metodo classico, anche in questo caso la filosofia produttiva è precisa e convinta, ovvero uso di Pinot Nero in purezza e dopo la sboccatura aggiunta solo dello spumante stesso, senza uso di liquori o zuccheri. Lo scopo è quello di avere spumanti extra brut che parlino francamente il linguaggio dell’uva e del terroir da cui provengono, massima esaltazione del frutto senza alchimie che ne alterino il profilo organolettico. Questo approccio è seguito sia per lo spumante metodo classico vinificato in bianco (il “Vesna”) sia per quello rosè (il “Fleadh”), entrambi restano sui lieviti di rifermentazione per minimo 24 mesi, dopo di che le bottiglie vengono sboccate solo su prenotazione, per questo la loro evoluzione continua nel tempo, arrivando anche a 36 mesi ed oltre, senza un limite. Questo modo di agire porta ad una continuo affinamento del vino, che muta ed evolve, offrendo sempre sensazioni nuove e manifestando le potenzialità di durata negli anni dei suoi spumanti, tutti ricchi di struttura e corpo.
Infine bisogna citare un paio di risultati delle sue micro-vinificazioni, si tratta di vini da uva vendemmiata tardivamente, affinati in barriques, ma “secchi” e senza percepibile residuo zuccherino. Sono prodotti davvero particolari e per veri “amatori” del genere, una è il “Grandulos”, ottenuto da uve Riesling Italico, affinato 50 mesi in barriques, l’altro è il “Bucaneve”, da uve Cortese, 18 mesi di barriques. Due affascinanti esperienze degustative, vini che dal profumo ricordano un passito o un vino liquoroso, ma che al palato si rivelano secchi, di ottima morbidezza, e spiccata struttura, da provare su formaggi stagionati o da meditazione.
Nonostante sia un piccolo produttore è molto ampia l’offerta di Stefano Milanesi, che ovviamente ha in carta anche dei vini più semplici e classici dell’Oltrepò Pavese: Bonarda, Barbera e Riesling frizzanti ed altri prodotti che completano la gamma anche per un uso quotidiano.
La reale naturalità dei vini di Stefano la si coglie in pieno quando in cantina, alla fine di lunghe degustazioni di tutti i suoi prodotti, lo “stomaco” e la “testa” non hanno significativi stati di affaticamento o disagio e con tanto orgoglio lui ti fa notare questo aspetto assolutamente fondamentale nella valutazione di un vino. Come è solito dire: al proprio fisico non si può mentire ed è lui il primo giudice della salubrità di ciò che mangiamo e beviamo.
Perché un Grande Vino non deve essere necessariamente Naturale, ma la Naturalità è uno splendido valore aggiunto per un Grande Vino.
E se qualcuno è ancora convinto che in Oltrepò Pavese si producano solo vini semplici e beverini, vada a trovare in cantina Stefano Milanesi, ne uscirà con una visione completamente cambiata e si convincerà delle enormi potenzialità di questo territorio.