Il re degli Abissi
Scritto da Umberto Ricupero | Pubblicato in recensioni vino
Ricordate quando abbiamo parlato di scimiscià? (chi non lo avesse ancora letto lo faccia subito!).
Avevamo accennato al fatto che ancora pochi produttori liguri si sono cimentati nella vinificazione ed imbottigliamento di questa uva rara (e non parlo del vitigno piemontese…): tra i pionieri, e di questo lo ringraziamo, c’è Bisson, cantina ligure sorta nel 1978 ormai ben collaudata e guidata dal patron Piero Lugano, che offre una gamma di vini davvero completa.
Ma non è solo per questo che Piero andrebbe ringraziato…c’è di più!
Parliamo di spumante metodo classico, e fin qui niente di strano…Conosciamo bene le condizioni ambientali necessarie per la buona riuscita di una bollicina metodo classico: ambiente buio, temperatura costante durante la presa di spuma ed affinamento sui lieviti, meglio se in sospensione e ben amalgamati alla massa del vino. Questi fattori si realizzano con efficacia nell’habitat di una buona cantina, ma siamo sicuri che sia l’unico ambiente realmente adatto? Evidentemente no, avrà pensato Piero, visto che fa affinare sui lieviti il suo spumante a meno 60 metri: dove? Ma in mare naturalmente! Bisogna riconoscere che la sua sia stata un’ intuizione semplice e geniale, maturata probabilmente da vari ritrovamenti sui fondali di anfore di epoca romana contenenti vino ancora in buone condizioni, o di bottiglie di champagne di oltre 200 anni con ancora un perlage da fare invidia ai migliori cru. Per cui, nel 2009, nella riserva marina di Portofino, le prime 6500 bottiglie vanno giù, in penombra, a meno 60 metri e a +15 °C di temperatura, sottoposte ad un dondolio dolce e costante per tutto l’arco dei 13 mesi di affinamento sui lieviti. Da non trascurare anche la contropressione di pari valore esercitata dal mare sulle bottiglie, la quale si contrappone a quella interna, evitando la benchè minima perdita di pressione (questa condizione non è replicabile in cantina…). A giugno 2010 risalgono le bottiglie di questo audace esperimento, vendute in tempi record.
Bianchetta e vermentino i protagonisti di questa lunga apnea, che al loro ritorno in superficie indossavano una invidiabile livrea paglierino intensa, con un perlage fine e persistente. Il naso, allietato dai sentori minerali classici e di erbe aromatiche, percepisce anche quel sentore piacevolmente salmastro che non può assolutamente mancare in un vino che ha fatto del mare la sua dimora per 13 mesi. L’assaggio è secco, fresco e piacevolmente sapido. Il nome del vino? Abissi…ovviamente!