Novità in Agricole Vallone: presentati il Susumaniello e l’Ottavianello

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“L’evento è all’aperto e poiché sul far della sera l’aria potrebbe rinfrescare, consigliamo di tenerne conto… Castello di Serranova (in fraz. Carovigno – Br): 40° 41′ 42.4″N; 17°45’32.5″E.”

 
Un invito gentilissimo, all’antica, postato via mail con un link alle coordinate, come si fa oggi, nel terzo millennio. Latore Società Agricole Vallone.

La location, storica sede dell’azienda agricole Vallone, è una specie di “Castello delle Fate”, immerso nella zona umida di Torre Guaceto, a due passi dal mare ed in una campagna stupenda. Il parco è macchia mediterranea e la tutela altamente conservativa, con le facciate rivestite di edera fitta e splendente, spazi amplissimi e ben curati anche se tenuti a rustico senza indulgere in affettazioni come sempre più spesso capita di vedere …

La piazza d’armi di fronte alla chiesa attrezzata con delle sedie candide e robuste e nei gazebo intorno delizie d’ogni tipo, dal salame di pesce di Offishina alla mozzarella affumicata di Lanzillotti e, in mezzo il caciocavallo di Ciccio Cafagna solo per citare le chicche più chiccose.

Poi il palco per un trio di altissimo livello musicale e culturale capeggiato magistralmente da Carolina Bubbico. Splendida serata, frizzante. Le presentazioni di rito con una Paola Moscardino in formissima, Francesco Vallone molto emozionato e poi, finalmente, la degustazione dei veri protagonisti della serata, i due ultimi nati portati alla luce dalla Dott.ssa Graziana Grassini che continua a rifulgere e non solo per bravura e competenza indiscutibili.

Due bottiglie nuove e ardite che accompagnano la produzione di Vallone, ormai tutta virata al biologico e alla integrazione con la riserva naturale: un susumaniello rosato e un ottavianello in purezza.

Produzioni ardite, basti pensare che il susumaniello veniva usato, molti anni fa, per infittire il colore del Negroamaro e l’Ottavianello (i francesi lo chiamano cinsault) che ampliava lo spettro olfattivo dei vini da taglio. Lavoro in vigna, pazienza, fatica e sperimentazione hanno realizzato due bottiglie sicuramente non anonime, anzi assai interessanti.

Il Susumaniello rosé si presenta di un colore rosa caramella, leggermente scarico, brillante all’occhio. Il naso è sottile, floreale ma molto intrigante e in bocca è una vera esplosione di freschezza. Colpisce il nerbo giovane e la bevibilità (che nel fiano della medesima azienda, ci sia permesso l’inciso, è straordinaria).

L’Ottavianello è un rosso profondo, di ottimo naso e gusto leggero, un ottimo rosso da pesce che, con una “nticchia” in più di acidità, potrebbe essere un eccellente compagno di sashimi , nigiri e Kasein-don.

Produzioni moderne ma con schiatta d’antica fattura, bottiglie capaci di farsi riconoscere, magari anche di farsi evitare da qualcuno che non le gradisce, ma di certo che non possono essere considerate anonime bevande da chiamare con i nomi dei colori ed un articolo indeterminativo.

Nerbo giovane all’Azienda Vallone, vigore e freschezza, fors’anche qualche ingenuità ma tanta bellezza e tanta classe che, presto, anche i nomi nuovi risuoneranno nelle valli della storia enologica.

Certo, il caciocavallo podolico di Ciccio non puoi che accompagnarlo con un Graticciaia, ma queste son cose da anziani signori che si godono il sorriso dei giovani e splendenti sommelier che hanno servito le bottiglie più fresche con una grazia e una precisione che AIS Lecce ha inimitabili.

Da ultimo c’era un’ottima acqua, ma non so dire altro, è argomento che tratto poco e del quale mi hanno parlato bene, ma io non racconto mai cose “de relato”.

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