Rosato negroamaro 2017 di Tenuta Vigna Corallo: giovanissima azienda che saprà farsi valere
Scritto da Pino De Luca | Pubblicato in recensioni vino
I nostri amici francesi, ribadiamolo anche in questi giorni di rapporti agitati fra governanti, sono stati e sono sempre abilissimi a valorizzare le loro attività agricole. Da produttori di cerevisia ai tempi di Vercingetorige, si appropriarono delle vigne portate da Cesare e divennero magistrali, e, ad oggi, campioni nell’arte enoica.
Hanno inventato tantissimi modi per coltivare, vinificare, selezionare e, soprattutto, caratterizzare il loro terroir. Fra le tante possibilità vi sono i cru, e, tra di essi, alcuni ancora più caratterizzati che si attribuiscono la specifica di “close”. Ovvero un vigneto che ha una specifica identificazione di terroir ma anche racchiuso senza confinare con alcun altro vigneto.
Tra i laghi Alimini e Otranto, nella parte più orientale del Salento, ancora molto estesa è la macchia mediterranea e anche delle zone di confine. Terreni profondi e falde dolci affioranti che dalle terre carsiche convogliano acque piovane verso il mare. Uno dei luoghi più belli si chiama Baia dei Turchi.
Sopra, a qualche centinaio di metri dalla spiaggia separata dalla macchia, un signore dai sogni complessi ha rilevato una decina di ettari di “terra scelsa”, ovvero gerbido tra la macchia brulla e i primi accenni di macchia e, in una decina di anni, ha messo su un agriturismo circondato dalle viti. Negroamaro, primitivo, fiano ed una “stozza” di aleatico. Ha costruito anche una piccola cantina e si è circondato di gente di grande esperienza e carriera.
L’agronomo è la dott.ssa Gabriella Puzzovio e l’enologo il celeberrimo Giuseppe Pizzolante Leuzzi. Che ad Enzo Marti non importa se lui farà molto vino, ma la scelta fin dall’impianto è un progetto di altissima qualità e, ovviamente, sul biologico che più biologico non si può. La scelta del luogo e la struttura impediscono anche contaminazioni esterne.
Tutta la premessa per raccontarvi della presentazione dei primi due vini. Primitivo 2016 e rosato di negroamaro 2017. Il primo è, ovviamente, giovanissimo. Per vigna ed età. Con tutte le caratteristiche della giovane età, quasi fanciullezza. Però è molto interessante l’apporto del terroir che ne fa una bottiglia dalle nuances molto particolari. Il tannino è ancora spinto ma al naso comincia già a manifestarsi con i prodromi di qualcuno che saprà farsi valere.
Di indubbia valenza è, invece, il rosato di Tenuta Vigna Corallo. Rosato di Negroamaro secondo lo stile dei vini di Pizzolante. Colore deciso e brillante, pulito e fascinoso. Poi il naso rivela il luogo. Tenue ma avvolgente conserva la base del profumo di rosa (come il rosato di negroamaro deve) ma le essenze della macchia mediterranea si fanno sentire da subito. Di rosmarino e corbezzolo vivo. E timo. E poi il sapore rivela i duecento e più giorni di tramontana che portano lo iodio e il salmastro sulle vigne. Sapido, fresco, di una giusta acidità e fantastica beva. Ritorna tutto quello che ha promesso al naso e, nel retrolfattivo, le note della salicornia e del finocchio marino. Resistesse un anno in bottiglia completerebbe la sua evoluzione regalandoci anche una armonia da vero e proprio première cru. Spero che il signor Marti continui nel suo sogno, che tenga botta alle necessità del momento anche perché credo che ne abbia la possibilità, e tenga ad invitarci, da qui a qualche anno, una verticale di quel rosato di almeno cinque annate.
So bene di aver invaso un campo non mio, di aver condiviso con l’eccellente Fabrizio Miccoli (Docente AIS Lecce) questa esperienza, ma che volete. Sono stato scout da giovane e lo scouting mi è rimasto nel sangue. Arrivare prima mi ha sempre attratto. E non importa che chi arriva dopo riscuota il successo. Per gli scout è così.
Di quanto sia bello il posto potete informarvi facilmente, per il profumo e il silenzio bisogna andarci.