Ed eccoli i nostri whisky dagli occhi a mandorla …

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Turbolento. Un ossimoro nella stessa parola. Turbo e lento, asimmetrie della lingua italiana. Con questa parola ci siamo lasciati la settimana passata e da questa riprendiamo.


Nel mondo del whisky la turbolenza è insita almeno quanto la lentezza. Già perché nei distillati, in tutti i distillati che vogliono essere seri e presentarsi con un colore diverso dall’acqua, la lentezza è il fattore dominante. Dei tre whisky che magistralmente ci presentò Giulio Benvenuto cominciamo dal secondo, così per ragioni di puro arbitrio personale, forse.

Tokinoka white: siamo ad Akashi, nella prefettura di Hyogo. Così si chiamano le province o similari in Giappone. Regione Kansai e isola di Honshū. La distilleria White OAK era una vecchia piccola distilleria che produceva whisky ad uso interno, poi, dal 1984 ha cominciato ad ampliare la sua produzione. Siamo nell’isola più grande ed importante del Giappone, anche dal punto di vista alimentare. Solo come esempio, il capoluogo regionale è Kobe … Il Tokinoka (Profumo del Tempo) è un blending orientato soprattutto al gusto giapponese. Una bottiglia da 0,5l e al 40% di alcool contiene un liquido dal colore ambrato, al naso inconfondibili note dolci di albicocca e di frutta secca, con una tenue nuance di miele. Il palato è armonico, semplice e richiama il naso in pieno, dunque albicocca, frutta secca e miele anche se il finale è leggermente speziato e presenta anche un po’ di tannicità. Notevole la lunghezza.

Anche Akashi Meïsei è prodotto dalla “Quercia Bianca”, la medesima distilleria del Tokinoka. Ma l’occhio è verso il mercato europeo, in particolare francese. Anche questo è un blended ma oltre al whisky di malto ha una buona percentuale (45%) di whisky di grano e son tutti maturati nel rovere americano per tempi limitati. Ne viene fuori un prodotto, imbottigliato sempre in recipienti da 0,5l, al 40% di alcool. Il colore ambrato e molto più chiaro e il naso è più complesso, di orzo e vaniglia su un fondo di spiccata florealità di campo. Decisa la nota del legno. E al palato si trovano le medesime percezioni con un gusto armonico e rotondo, di vellutata morbidezza per un finale lungo nel quale prevalgono vaniglia e rovere. Dimenticavo, Meïsei sta per celebrità.

Nikka Super: e bisogna muoversi nello spazio e nel tempo. Due ore di aereo per arrivare a Yoichi e una sessantina di anni prima per ritrovare il vero distillatore primo che porta la Scozia in Giappone e la porta a Nord, in una regione simile, la regione di Sapporo. Umida, fredda e dagli inverni lunghi, con acque limpide e poco industrializzata per avere l’aria pulita. Taketsuru Masataka arrivò qui e qui fece la sua distilleria dopo vent’anni di Scozia nei quali si guadagnò anche una moglie … E qui nasce Nikka e alla Nikka, il Nikka super: blending di single malt affinati in botti di rovere usate per lo Sherry, ha un colore giallo dorato carico e un naso immediatamente conturbante: ricco, morbido, armonioso, malto, pera, vaniglia, miele e cioccolato al latte si fondono in un profumo che esalta ora l’uno ora l’altro senza mai stancare le narici. In bocca è suntuoso, avvolgente, con note di legno stagionato e spezie. Lungo e certosinamente pulito. Si accompagna con i tuoi pensieri più belli, ma anche con un buon sigaro. Ne esistono molti altri di whisky giapponesi di grande levatura. Questo strano popolo riesce ad essere perfezionista in ogni settore. Avremo occasione di incontrarli ma, date le temperatre, la prossima volta ci dedicheremo a una buona birra. Diciamo due …

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