Rosso Amaro – Amore vissuto
Scritto da Pino De Luca | Pubblicato in distillati
Poi dicono la rete. Poi si cerca sempre qualcuno a cui dar la colpa e, se questo qualcuno è una tecnologia, siamo tutti più felici. Si sa che gli umani, in quanto ad assumere responsabilità e a riconoscersi causa o concausa di eventi si è assai parchi. A meno che gli eventi non siano faustissimi e, soprattutto, forieri di nutrimento per la vanità.
La rete, non ricordo più né quando né come, ci ha indotti a ragionare di beverage come ci piace a fare. In questo discorso, in qualche modo, si è discusso di un amaro, di un amaro siciliano. Non ho timore a confessare la mia ignoranza quando esiste, perché l’ignoranza è una colpa. Ma se la si ammette la si può espiare facilmente.
La malattia invece non può esser considerata una colpa anche se può esser foriera di ignoranza. E una lunga infermità mi ha impedito di riparare alla colpa confessata e reiterata della quale, riconfesso, un po’ mi vergognavo pure.
Quando alle ore 15 di un giovedi pomeriggio condito da una pioggia scrosciante trillò il citofono. Ho immaginato di tutto e ho anche sacramentato, indeciso fra la colpevolezza dell’individuo che mi costringeva a prender contatto con quel tempo da lupi e la compassione verso chi, con le cascate aperte, era costretto a star per strada.
La seconda era meritata, il corriere. Dividemmo il bagno d’acqua piovana incontrandoci a metà strada in giardino. Nulla a pretendere il latore, nulla a poter dare il ricevente.
Una scatola aggrinzita ma ben protetta. Peso non eccessivo ma consistenza evidente. Dopo una decina di giorni che vedi solo zucche vuote in tv e i tuoi cari che son tanto cari ma anche loro saturano … la curiosità ti vince e, tratta l’apposita lama dall’apposita tasca dell’apposita anta, si recide con precisione ed attenzione l’involucro fino a trarre il prezioso contenuto. Una bottiglia tozza e bassa dal colore rovente, una brochure elegante ed una busta con annessa lettera di accompagnamento.
Teresa Gasbarro, conosciuta per il tramite di Gianna Bozzali, autrice di Vinoway, mi ha spedito una bottiglia di Rosso Amaro, un infuso fatto a Noto (SR) dal papà di Teresa che, con Cosimo Burti, ha deciso di vestirlo e farlo conoscere.
Un amaro particolarissimo. Sicano. Di Arance amare e Nero d’Avola, dal colore rosso spesso e una intensità, ampiezza e pervasività aromatica che, da sola, vale mille sciroppi balsamici contro la tosse. Un gigantesca effusione di profumi intensi senza essere invadenti. Domina la nota agrumata ma anche il vegetale è molto presente, note dolci di cinnamomo e intense di timo, emergenti da un bouquet ricchissimo e di ampiezza notevolissima.
In bocca è subito presente, con corpo e potenza, nonostante il tasso alcolico non elevato (20%), le proprietà tanniche del Nero d’Avola temperate dalla velatura zuccherina lasciano intatto l’amaro di cicoria fresca che pervade il palato. La lunghezze e la piacevolezza retrolfattiva sono esuberanti.
Può essere usato in molti modi. Liscio, in cocktail o come compagno di un gelato alla amarena o alla malaga. Ma il miglior modo per gustarlo è in un tumbler con mezza dozzina di pezzi di ghiaccio solidi (non quelli a ditale per piacere) magari a -21 °C, e versarlo lasciandolo scivolare sulle pareti del ghiaccio, abbondante, fino a veder comparire sul pelo del liquido le tipiche colorazioni cangianti che la combinazione bassa temperatura e evaporazione riescono a dare.
Bevuto con nulla, se non con il sorriso di chi, incontrandoti sulla rete, sfida le intemperie e ti fa incontrare il frutto del suo lavoro. Rosso e Amaro, come un grande amore vissuto in giovane età.
Grazie. Prosit.
P.S. Tutti i superlativi sono ampiamente meritati e si sa che non li uso spesso.