Speyside: uno scrigno prezioso

Scritto da | Pubblicato in distillati Speyside: uno scrigno prezioso

Fa freddo, molto freddo. La nostra terra, in questo scorcio iniziale del 2017, è stata investita da un’ondata siberiana. Neve e ghiaccio. Da chiudere le scuole. E da aprire le bottiglie conservate. Lo stazionamento domestico obbligato obbliga. Alla riflessione e all’autocritica.


Chi si impegna al racconto, come il sottoscritto, corre un serio pericolo. Assai più serio di quello della “marchetta”, ovvero della restituzione di un favore a chi è stato generoso o a chi ci si rivolge in “captatio benevolentiae”. Scevri da questo pericolo che abbiamo evitato da sempre rischiamo di cadere nell’altro, più infido e pericoloso: la ricerca di prodotti sempre più di nicchia.

Un po’ per “essere originali” e tanto anche per pura vanità. Si giunge quindi a parlare sempre di edizioni limitate, limitatissime. Costosissime e introvabili. Il nostro ego è soddisfatto ma il nostro servizio è sostanzialmente inutile.

Oggi ragioniamo di whisky nella maniera peggiore. Di uno costoso, molto costoso e di uno a ottimo prezzo ma quasi introvabile. Così non ci facciamo mancare nulla rispetto ai buoni propositi sopra esposti. Ma vi giuro che ne vale la pena.

Quello costoso è il Rosebank di 20 anni distillato dall’omonima distilleria nel 1989 e imbottigliato da Cadenhead nel giugno 2009 con un ABV del 52,1%. Per i non addetti ABV sta per Alcool by Volume, indica quelli che noi chiamiamo gradi alcolici.  Il Whisky è stato maturato esclusivamente in botti di bourbon. Il colore è ambrato e brillante. Al naso è molto fruttato, con un aroma primario di pompelmo e di mela stark. Poi vaniglia e note erbacee ben distinte. Splendida armonia tra frutto e fiori. In bocca è di corpo medio corpo e abbastanza morbido. Una nota “pungente” dovuta all’alcool ma che non è dominante. Bevendo l’acqua dopo si sentono alcune note citrine ma poi il tutto scompare con troppa rapidità. Il finale è di media lunghezza, asciutto. Dominano vaniglia e caramello. Buono ma, dato il prezzo e l’impatto olfattivo entusiasmante, ci si aspetta molto di più.

Il secondo è il whisky di Aberlour, dodici anni di invecchiamento con doppia maturazione: botti di rovere americana (Quercus alba) e di sherry a terminare. Aberlour costituisce sempre una buona scelta, ma in questo caso è davvero ottima. Il naso è dolce di uva passa, burro, pane tostato. Notevole la vaniglia dovuta al legno fresco. Ottimo flavour molto invitante. Al palato si conferma e si amplifica: zucchero di canna, uva sultanina, noce moscata e cioccolato al latte. Ma soprattutto un richiamo deciso al panettone con i canditi. Morbido e avvolgente nasconde benissimo la nota alcolica (40%) e la sua permanenza sfida l’acqua più gelata. Per chi ama il whisky morbido e piacevole è l’apoteosi. Eppure costa molto meno, solo che è un po’ difficile da reperire ma una ricerca sui siti specializzati di vendita online può sortire delle ottime sorprese.

In entrambi i casi abbiamo fatto visita allo Speyside, una lingua di Scozia dalle tradizioni misteriose e dalle acque purissime. Grandi whisky spesso trascurati rispetto ad Islay e Highlander ma che sicuramente non temono confronti di qualità.

Tag

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *