Colli Asolani e il Prosecco secondo Cirotto

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Oggi entriamo nel vasto, interessante e controverso mondo del Prosecco, un Vino estremamente conosciuto anche all’estero, ma spesso fonte negli anni scorsi di molte contraddizioni che hanno rischiato di oscurare parzialmente il lavoro serio di valorizzazione Qualitativa svolto da molti Produttori.
Di recente con l’istituzione delle due Docg, Asolo e Valdobbiadene Conegliano, si è cercato di mettere un punto fermo per quanto riguarda la produzione del Prosecco, ribadendo il “concetto” di Uva Glera come protagonista di questo Vino, con la speranza di introdurre quella chiarezza che serva a tutelarlo maggiormente nel vasto, e spesso confuso, mercato.

Personalmente ritengo che l’argomento Prosecco rappresenti un esempio emblematico di come sia necessaria ancora una importante diffusione della Cultura Enoica, partendo proprio dall’Italia e dai suoi consumatori che in molti casi sono i primi ad avere un’idea distorta di questo Vino.

Dico subito una cosa che ai più apparirà scontata, che farà sorridere, ma è doveroso purtroppo ribadirla: Prosecco NON significa vino frizzante prodotto con una qualsiasi uva in un qualsivoglia territorio.

Faccio un’altra precisazione, apparentemente superflua: la tradizione storica del Prosecco è quella di essere un Metodo Charmat-Martinotti e NON un Metodo Classico, quindi viene prodotto con la rifermentazione in autoclave e non in bottiglia.

Molti consumatori, anzi troppi consumatori, ancora oggi ritengono che Franciacorta, Oltrepò Pavese Metodo Classico e Trentodoc rientrino nella vasta famiglia del Prosecco, o meglio, del “prosecchino”, come spesso si usa dire al bancone del bar oppure al ristorante.

Ero presente di persona in una Cantina quando dei clienti, di fronte al Produttore che consigliava l’assaggio del proprio Metodo Classico a base Pinot Nero, affermavano in maniera disincantata:”…. quindi anche lei produce il prosecco!”.

Con grande calma e autocontrollo il Vignaiolo cerca di spiegare brevemente la situazione, facendo un minimo di chiarezza, purtroppo casi analoghi di scarsa Cultura Enoica me ne hanno raccontati parecchi, con aneddoti davvero sconsolanti accaduti in Cantina, enoteca, ristorante, bar.

I primi ad essere pesantemente arrabbiati sono proprio i Produttori seri del Prosecco, quelli che da decenni valorizzano l’Uva Glera coltivata nelle zone maggiormente vocate, in particolar modo del Veneto.

Purtroppo i grossi volumi di vendita ed esportazione di questo Vino hanno indotto molti “furbetti” a mettersi in scia per cavalcare un goloso mercato, alla ricerca di facili profitti, prestando scarsa attenzione al reale valore effettivo del Vino e della sua storica tradizione.

Questa “massificazione” ha portato ad avere sugli scaffali dei Prosecco a prezzi stracciati, purtroppo acquistati da molti, che hanno inevitabilmente intaccato il concetto Qualitativo globale di questo Vino, creando spesso confusione e dubbi.

Veniamo ora a quello che è il Colli Asolani (o Asolo) Prosecco Docg, prodotto in alcuni comuni della provincia di Treviso, essenzialmente nei dintorni di Asolo, ottenuto con Uva Glera per un minimo dell’85%, mentre possono concorrere sino ad un massimo del 15% le seguenti Uve, utilizzate da sole o congiuntamente: Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera, Glera Lunga.

La zona dei Colli Asolani possiede un terreno principalmente costituito da marne calcaree, ovvero rocce sedimentate nel corso dei secoli e composte in prevalenza da calcare, materiale argilloso, roccia arenaria.

Questi aspetti geologici, uniti ad esposizione e microclima, hanno contribuito a legare intimamente il Vitigno Glera a questo Territorio, enfatizzandone le peculiarità organolettiche indispensabili per la produzione di un Prosecco di Qualità, con tradizioni storiche a cui sono fortemente legate le famiglie della zona che da generazioni producono questo Vino.

Il Territorio dei Colli Asolani è molto più piccolo rispetto al “cugino” del Valdobbiadene Conegliano, sia in termini di ettari che ovviamente di produzione annua di bottiglie e, inevitabilmente, c’è una sana competizione fra le due zone, unite nella battaglia per la valorizzazione del Prosecco, in sfida nella rivendicazione ognuno delle proprie peculiarità.

Insieme comunque sanno esprimere quella complementarità in grado di unire tradizione storica e Qualità Enoica, sfruttando una Denominazione che all’estero gode complessivamente di ottima stima, con volumi di esportazione rilevanti.

Una delle realtà produttive da decenni legata a questo Territorio è la Cantina Cirotto, fondata nel 1949 ad Asolo da Leandro Cirotto, attualmente gestita dai nipoti che proseguono la tradizione familiare dell’azienda, cresciuta costantemente negli anni e sicuramente un punto di riferimento nella zona per quanto riguarda questa tipologia.

I Vini di punta della Cantina Cirotto che oggi Degusteremo assieme sono l’Asolo Prosecco Superiore Docg Extra-dry Millesimato 2011 e l‘Asolo Prosecco Superiore Docg Brut Millesimato 2011, ottenuti entrambi con 100% Glera, 30 giorni di presa di spuma in autoclave e titolo alcolometrico 11,5%.
Nel bicchiere si presentano con un colore giallo paglierino molto tenute, con riflessi verdolini e un perlage di buona finezza.

Il comparto aromatico è molto interessante e tipico, con profumi che arrivano al naso in maniera decisamente intensa: nitido e deciso il sottofondo olfattivo di connotazione vegetale, sul quale si snodano piacevoli sentori di pera, salvia, una delicata nota agrumata e un leggero tocco minerale.

In bocca si apprezza da subito il complessivo equilibrio di questi due Prosecco, con un ingresso di buona intensità, bella freschezza acida e calibrata sapidità, il tutto si traduce in un’ottima gradevolezza di beva, semplice, tipica ed appagante.

La differenza principale ovviamente la si trova a livello di residuo zuccherino, pari a circa 8,5 g/l per il brut e 14,5 g/l per l’extra-dry, in quest’ultimo caso si coglie a livello gustativo una maggior morbidezza con un finale più rotondo, mentre il brut termina con un carattere leggermente più “maschio” e deciso.

La scelta di uno piuttosto che l’altro credo sia giusto lasciarla al gusto personale di ognuno, i “puristi” dell’abbinamento potrebbero consigliare il brut o l’extra-dry a seconda delle portata da affiancare, comunque il profilo organolettico dei due Prosecco ha molte affinità ed è legittimo che ogni Appassionato si lasci sedurre dal proprio istinto nella scelta.

I prezzi di acquisto in Cantina sono molto vicini fra loro e in entrambi i casi sono inferiori ai 10 euro per bottiglia.

Il Prosecco di Qualità è uno dei principali esponenti Enoici degli Spumanti d’Italia, soprattutto grazie ai seri Produttori che da anni si battono per l’identità di questo Vino, ma è anche un esempio di come la massificazione dei “furbetti” rischi di macchiare l’immagine Qualitativa di un prodotto: è ancora una volta la Cultura che deve educare Appassionati e consumatori ad una scelta razionale e ragionata, legata alla Tipicità di un Territorio e non a perverse logiche di guadagno.

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