C’era una volta Craco
Scritto da Malinda Sassu | Pubblicato in Basilicata
C’era una volta un bel borgo in terra di Basilicata, con sontuosi palazzi nobiliari e pregiate chiese antiche. C’erano le botteghe artigiane ma anche il cinema, la pasticceria e il forno che emanava profumo di pane e biscotti. C’era vita in quel paese di duemila abitanti; i bambini giocavano per strada e i contadini coltivavano il grano, mentre le donne erano intente a ricamare. Ma un giorno calò il silenzio e con esso il lungo ed eterno sonno di Craco…. Le frane a Craco, in provincia di Matera, non hanno mai fatto paura, dal 1600 fino al secolo scorso. C’erano abituati i crachesi, fieri di quel paese dalla terra ricca e fertile di grano, ma anche argillosa. Non abbandonarono mai le proprie case neanche quando arrivarono le scelte urbanistiche sbagliate, la costruzione di un acquedotto e le sue infiltrazioni d’acqua. Ma arrivò il dicembre del 1963 e con esso l’ennesima frana, forse la più forte. La bellissima Craco che si affacciava sui meravigliosi calanchi lucani, a metà tra mare e montagne, si ritrovò a dondolare e a “camminare” inarrestabile verso valle. Pioveva da giorni e le reti idriche erano ormai spezzate in più parti; non si poteva più aspettare e le autorità ordinarono a tutti gli abitanti di andare via. Costruirsi un’altra vita, nel nuovo abitato di Craco Peschiera che ora guarda, come fosse in uno specchio, l’antico borgo abbandonato: è vero, tutti sono al sicuro e hanno avuto una casa ma molti, moltissimi hanno lasciato il nuovo paese che non assomiglia più a quello che hanno perduto. E oggi gli abitanti sono poco più di settecento.
Tira spesso un forte vento tra le strette stradine di Craco. Svolazzano le taccole sui resti della Torre Normanna del 1040 e il loro gracchiare fa eco in questi vicoli ornati dalla malva e dalla menta selvatica che fa da scudo alle belle facciate di Palazzo Grossi: decadente e malinconico con le sue ringhiere in ferro battuto e le volte a vela ancora decorate a motivi floreali. Di fianco, spogliata dai suoi stucchi e arredi sacri, la Chiesa Madre, dedicata a San Nicola. Quella che un tempo era la piazza del paese ora non c’è più ma hanno retto i lunghi viali in pietra, ciottolati con i sassi del vicino fiume Cavone. E ti ritrovi a pensare alla pasticceria, alla gente nel cinema, alle case che mostrano ancora gli interni tinti di azzurro, colore che si pensava allontanasse le mosche. Dove c’era vita ora c’è solo silenzio e rovine, non muore nessuno perché non vi abita più nessuno e Craco è diventata una delle più belle città fantasma del mondo, inserita nella Watch List 2010 del World Monuments Fund; talmente suggestiva da essere stata scelta come set cinematografico da artisti di fama mondiale. Il regista Francesco Rosi vi ambientò il suo mitico Cristo si è fermato a Eboli e i Fratelli Taviani qui diressero alcune scene de Il sole anche di notte. Per continuare, ma non finire, con l’inquietante scena dell’impiccagione di Giuda, in The Passion di Mel Gibson e il bellissimo Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo.
Una città può scomparire per mano della natura e dell’uomo, ma non le sue memorie: il passato importante di Craco è ancora lì, tra le sue rovine; la sua storia e il suo paesaggio costituiscono un ulteriore tassello della cultura del nostro Paese, un patrimonio unico ma fragile, e proprio per questo da preservare. Mentre la città fantasma della Basilicata è osannata a livello mondiale, lo Stato è assente nei suoi interventi di valorizzazione e un pastore si ostina a pascolare e custodire il suo gregge in un antico palazzo del Settecento, nonostante i divieti e le denunce. La “tragica bellezza” di Basilicata negli anni è stata violata non solo dal tempo e dall’incuria ma anche da sciacalli che quassù hanno portato via tutto ciò che sapeva di antico e di bello. Solo grazie all’opera del Comune, e meno male, è sorta la Craco Ricerche per la difesa del suolo e il monitoraggio ambientale, ma anche per preservare il centro storico da ulteriori crolli. Craco è visitabile con una piccola donazione e con le guide comunali per un percorso suggestivo in tutta sicurezza, prenotandosi presso la Mediateca comunale, dove sono conservati anche tutti i film e i documentari girati nel paese. Grazie a questa gente, Craco è risorta dal suo lungo sonno, in un paesaggio solitario e quasi lunare mentre “dondola e danza” ancora sui calanchi, i suoi silenziosi guardiani di argilla.
Foto di Malinda Sassu (All Rights Reserved)
Links utili:
Info Craco: www.comune.craco.mt.it
Prenotazioni Visite Craco Vecchia: mail: [email protected]
Per produzioni cinematografiche e audiovisive: www.cracoricerche.net