Nel paese dei comignoli, Civita

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Il romanticismo dei piccolo borghi: Civita e le sue tradizioni arbëreshë

Mirë se na erdith Çivit…. o se volete, benvenuti a Civita, il borgo che è poesia, signora misteriosa e magica, adagiata tra le dolci cime del Parco del Pollino, in terra di Calabria. Benvenuti nel luogo dove s’impara la storia senza far lezione perché è qui che il tempo si è fermato tra il calore, la genuinità e l’ospitalità tipica degli arbëreshë, gli albanesi d’Italia. Visiteremo il Paese dove ci si saluta ancora tra sconosciuti e dove cultura e natura si accompagnano da sempre,insieme a quel patrimonio fatto di una lingua antica, di riti e di danze che raccontano un esodo, e dove persino la gastronomia mantiene con orgoglio i propri legami con la madrepatria. Era il 1468 quando la terra delle Aquile perse il proprio eroe, il principe condottiero Giorgio Castriota Scanderberg: uomini, donne e bambini stremati dalle persecuzioni turche, lasciarono le proprie case per inseguire un sogno di libertà. Uno di quei sogni lo racconteremo oggi, quindi, benvenuti a Civita, dove tutto ebbe inizio.

Aggirandosi tra i vicoli del borgo si respirano ancora preziose memorie: il centro storico ha la bellezza di un piccolo presepe ed è caratterizzato dalle gjitonie, veri e propri punti di aggregazione sociale dove, lontani dai clamori della città, ci si riunisce ancora in strada, per ricamare e conversare … e tra salite e discese, tra piccole piazze e fontanelle, ecco le case Kodra, costruzioni antropomorfe che ricordano il volto umano, per poi alzare gli occhi e ammirare sui tetti quello che è il simbolo di Civita, i comignoli. Emblemi dalle forme e dalle storie più strane e diverse, che richiamano misteri e magie: ogni comignolo è un piccolo capolavoro artistico che resiste senza fatica al peso del tempo. Ogni casa ne esibisce orgogliosamente uno diverso, come quello che auspica buon augurio o vuole semplicemente essere uno “scacciadiavoli”, fino al comignolo dalla forma di torre all’altro con le maschere. Di sicuro, opere antiche di un arte minore che caratterizza i tetti di un borgo così grazioso.

Varcata la soglia della chiesa di Santa Maria Assunta si ha la sensazione di essere in Russia o in Grecia, ma non è così, siamo ancora a Civita. Se i primi albanesi erano ortodossi, ora gli arbëreshë appartengono sì alla chiesa cattolica mantenendone però l’antico rito greco-bizantino, ricco di messe cantate ed icone. “Civita è un paese di tradizione, uno dei pochi dove maggiormente si è conservata l’appartenenza ad un’identità, perché siamo consci che se una comunità dimentica la propria lingua e le proprie tradizioni,è una comunità che ha perso tutto” dice Alessandro Tocci, neo sindaco di Civita ma già attivissimo nel valorizzare la tipicità del suo territorio, a partire dalla salvaguardia dell’insegnamento della lingua arbëreshë nelle scuole, con la preziosa collaborazione di un apposito sportello linguistico. Qui, tutto è segnalato in doppia lingua, e l’orgoglio delle proprie origini e delle proprie tradizioni è custodito anche nel folklore: canti tradizionali che ricordano le gesta di Scanderberg e le sue vittorie, danze che ne imitano le battaglie, come la Vallja, il “ballo tondo”, che nel martedì dopo Pasqua porta in piazza donne e uomini vestiti di meravigliosi costumi ricamati d’oro, tramandati di generazione in generazione.                                                    

Ma Civita oltre ad essere Bandiera Arancione del TCI e inserita nei Borghi più belli d’Italia è anche natura, incorniciata com’è tra le rocce del Pollino. Bellezze paesaggistiche uniche come le Gole del Raganello, meta gettonata dagli amanti del canyoning e del torrentismo o la parete rocciosa della Pietra del Demanio, con le sue famose e spericolate capre selvatiche che lì si inerpicano, sprezzanti del pericolo. Anche qui storie e miti che affascinano il turista, come i tesori nascosti dai briganti o la leggenda del Ponte del Diavolo, che collegava la Calabria interna al mare, la cosiddetta via del sale, per la vicinanza alle coste joniche. Un’opera a ridosso di due costoni rocciosi, talmente spettacolare da far raccontare che fosse stata costruita dal diavolo in una sola notte. Tutt’intorno il Parco del Pollino e le sue bellezze naturalistiche, con il suo monumento più famoso, il Pino Loricato, ma anche faggeti e castagneti, piante rare e una preziosa fauna. Un patrimonio del genere appartiene veramente a pochi paesi al mondo. Non manca proprio nulla quando si racconta di un luogo come questo, o forse sì: la famosa gastronomia locale, cucina dai sapori inconfondibili …. così unica e particolare da farci riflettere su una cosa. Quasi quasi, di Civita ne parliamo ancora e lì sì che vi faremo viaggiare, ma questa volta a tavola, con Scanderberg, le sue storie e il suo popolo arbëreshë!

Fotografie di Flavia D’Agostino e Malinda Sassu

Link utili:

Comune di Civita
Pro Loco Civita (dott.ssa Flavia D’Agostino)
Bed & Breakfast La Magara
Comunità Montana Italo – Arbëreshë
Tours Canyoning e Torrentismo: Polisportiva Civita tel. +39 3332904534

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