Cerveteri: nelle necropoli etrusche tra archeologia e sapori di campagna
Scritto da Francesca Pasqui | Pubblicato in Campania
La necropoli di Cerveteri è uno tra i più importanti e suggestivi siti archeologici testimoni della fiorente civiltà etrusca che prosperò nell’Italia centrale secoli prima dell’espansione romana. Se della città etrusca conosciamo ben poco, non altrettanto possiamo dire dei suoi prodotti tipici, anzi……
Se l’attuale tecnologia ancora non consente di spostarsi avanti e indietro nel tempo, l’Italia ha la fortuna di disporre di una quantità strabiliante di reperti storici e archeologici capaci di farci immergere nel nostro passato. La città di Cerveteri, ad esempio, permette di riscoprire usi e costumi dell’affascinante civiltà etrusca, grazie ai circa 100 ettari della Necropoli della Banditaccia – massimo esempio di architettura funeraria etrusca, dal 2004 patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO – e all’annesso Museo Nazionale Cerite, situato nella Rocca al centro del paese. Nelle sale di quest’ultimo è custodita parte dell’inesauribile tesoro di manufatti in terracotta, gioielli, elmi e utensili rinvenuti nelle sepolture della già menzionata necropoli, “allestite” riproducendo le abitazioni dei defunti secondo l’usanza diffusa tra il VII e il VI secolo a.C. La quantità di oggetti emersi è talmente vasta da esser distribuita in diversi musei in tutto il mondo, oltre che a costituire gran parte della collezione del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Tali ricchezze sono un’evidente testimonianza dell’importante ruolo che Cerveteri ha rivestito tra le civiltà contemporanee del Mediterraneo, in qualità di vera e propria potenza talassocratica, instaurando ottimi rapporti con il mondo greco e fenicio-cartaginese, sino all’alleanza con Roma avvenuta nel 273 a.C. I pozzetti, gli ampi tumuli affrescati che emergono dal suolo con la loro forma a tratti fiabesca, e i passaggi scavati nel tufo suggestivamente coperto da soffici strati di muschio e rami di edera, vi rapiranno e vi faranno percorrere circa sei secoli di storia, in un itinerario di sole tre ore.
Esplorare la storia etrusca presuppone un inevitabile incontro con il mondo del vino. L’Etruria è stata una delle prime terre ad accogliere la vitis vinifera, guadagnandosi il nome di Enotria. Qui si coltivano vini bianchi e rossi sotto la dicitura Cerveteri DOC, ottenuti da Trebbiano Giallo e Toscano, Malvasia bianca di Candia, Sangiovese, Cesanese e Montepulciano, ma la vera particolarità, unica nel suo genere, offerta dal territorio in campo enologico è senza dubbio il Giacchè: un vitigno antico, menzionato perfino nell’Eneide e i cui vinaccioli sono stati rivenuti in alcune aree di interesse archeologico, per anni utilizzato solamente per conferire robustezza ai blend ceretani di Sangiovese e Montepulciano. Trascurato per decenni a causa della sua graffiante tannicità (aspetto poco apprezzato, in passato) e delle sue rese modeste in vigna, dal 2003 si è ricominciato a vinificarlo in purezza, raccogliendo il consenso e l’entusiasmo dei bevitori che ne amano il colore particolarmente scuro e il carattere rustico. Oggi rientra nella denominazione IGP Lazio.
La DOC Cerveteri e il Giacchè non sono i soli prodotti promossi dall’Associazione per la gestione della Strada del Vino e dei Prodotti Tipici delle Terre Etrusco Romane. La storia da sempre racconta di come le più antiche civiltà si siano stanziate in luoghi dalla terra ricca e generosa, e l’impressionante quantità di anfore in terracotta ritrovate a Cerveteri per il commercio etrusco di vino e olio sembrano confermare tutto questo. Ancora oggi i terreni di origine vulcanica e alluvionale di questa zona continuano a regalare prodotti pregiati, che rivestono un ruolo fondamentale nella gastronomia locale. Qui, infatti, viene coltivato il Carciofo romanesco IGP, discendente del cardo etrusco, dalle dimensioni spaventosamente grandi e dal fiore quasi sferico. Cotto in abbondante olio caldo, alla Giudia, consente di apprezzare un piacevole gioco di consistenze dovuto alla croccantezza esterna delle foglie ben fritte e al cuore umido e tenero dal profumo intenso e ferroso. Nascosto nel sottosuolo dei Monti Ceriti, habitat dei cinghiali (altri protagonisti della tavola ceretana), si trova un piccolo tesoro costituito da pepite scure e profumatissime: i tartufi, la cui raccolta, inizialmente praticata da appassionati, si è rivelata una proficua attività che ha permesso l’avvio di fortunate aziende locali a gestione familiare. Parlando di tesori, Cerveteri non è certo carente del cosiddetto “oro verde”. L’olio che si produce qui è denso, amaro e piccante, e viene annualmente celebrato durante la “Festa dell’Olio Nuovo”. Se avrete occasione di degustare quest’ampia varietà di meraviglie, non fatevi mancare il piacere di concludere il pasto con dei formaggi di pecora, magari accompagnati dal dolcissimo miele dorato prodotto sempre sui Colli Ceriti dove, tra archeologia e sapori, potrete trovare un vero e proprio concentrato delle tradizioni del centro Italia.
Foto tratte dal web a cura dell’autore
Link utili
Comune di Cerveteri: www.comune.cerveteri.rm.it
Informazioni Turistiche: www.caere.it