Dove il mare incontra la terra: profumi e sapori dell’Isola d’Ischia

Scritto da | Pubblicato in Campania Dove il mare incontra la terra: profumi e sapori dell’Isola d’Ischia

Non solo di terme, sole e mare ma di vitigni e altre storie. Quella del vino a Ischia ha origini antiche, raccontate dalla fatica dell’uomo e da sentieri e strade che portano alla scoperta di panorami spettacolari. O la ricerca di una tavola che sa di tradizione e prodotti tipici, dove il mare incontra la terra in un matrimonio d’amore
Vi è mai capitato di arrivare in un posto e sentire di volerci restare per sempre? A Ischia è così. Succede che scopri un angolo di paradiso avvolto nel verde, con un patrimonio termale unico nel suo genere, tra portici e vigneti terrazzati affacciati sul mare, vecchie cantine e profumi di erbe aromatiche. Un’isola che vuol essere genuina, figlia di una terra ricca di fascino e prospettive, grazie ad una Natura che qui è stata particolarmente generosa. Ischia è uno di quei posti che danno dipendenza, un palco naturale sul Golfo di Napoli dove lo spettacolo è continuo. Un’isola che incanta e che riesce sempre a stupire.

Per i Romani era Aenaria, l’isola dai floridi vigneti, per tutti è l’Isola Verde; un’isola della salute e del benessere dove è piacevole farsi sorprendere da piazzette e slarghi che si intrecciano a vicoli stretti, impreziositi da fiori e vasi colorati, tra il calore del sole e quello delle acque termali. Ischia non è certamente un luogo di passaggio ma un gioiello dove la Natura è intesa anche come meta turistica: godersi il tramonto sul mare dalla scintillante Chiesa della Madonna del Soccorso a Forio o perdersi nella bellezza dei Giardini La Mortella, tra piante mediterranee e subtropicali, piscine naturali e corsi d’acqua. Immergersi nelle calde acque termali della Baia di Sorgeto che confluiscono nel Tirreno o in quelle della Baia di Citara, dedicata a Venere, per arrivare sul Monte Epomeo e godersi la vista di Procida tra le guglie di tufo dei Pizzi Bianchi di Serrara Fontana. I più romantici non potranno non innamorarsi del fascino di Sant’Angelo, la regina dell’isola mentre i più mondani preferiranno l’aperitivo negli affollati bar di Corso Vittoria Colonna, a Ischia Porto, il salotto buono della città, con l’imponenza e la bellezza del suo Castello Aragonese. Sono sei i comuni dell’isola, tutti diversi tra loro per stile e per cultura, basta solo scegliere.

Ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona“. Sono i versi incisi sulla famosa Coppa di Nestore del 757 a. C. custodita nel Museo di Villa Arbusto a Lacco Ameno, e che riassume l’antica storia vitivinicola dell’isola. Di quando i greci Eubei, ancor prima dei Romani, portarono la vite su questi fertili terreni vulcanici dalle forti pendenze, dando vita ad un paesaggio agrario che l’ischitano rispetta da sempre, bellissimo come pochi, disegnato e colorato dal verde delle “parracine” caratteristiche murature in tufo che sostengono i terrazzamenti e dai vigneti che guardano giù verso il mare. Sono i “piccoli miracoli “ dell’Isola Verde, piccole comfort zone naturali che solo la Natura può regalare. Tra storia e tradizione e per tuffarsi nel passato, è consigliabile la visita del Museo Contadino in località Panza, dove Ischia è spiegata attraverso la produzione del suo vino: quando l’uva veniva raccolta nei palmenti in lapillo e si spremeva con i piedi e la pietratorcia, un grosso masso tirato dalle funi. E sparse sull’Epomeo, i freschi custodi dell’oro dell’isola: cellai e ventarole, tipiche cantine scavate nella roccia che fanno ormai parte dell’architettura contadina dell’isola. A Ischia il vino è fatica da sempre, è una viticoltura eroica su terrazzamenti con pendenze superiori al 50%, costringendo a vendemmie effettuate su monorotaie o addirittura manuali, mentre verso sud la dolcezza delle colline si dipana attraverso sentieri che scendono verso il mare. Grandi vini da rese basse, grazie anche alla presenza di microclimi particolari, per una produzione concentrata sulla coltivazione di uve bianche: l’autoctona e preziosa Biancolella o Ianculillo come è qui chiamata, che dà vini dal delicato sentore floreale e fruttato ma anche Forastera, Uva Rilla e San Lunardo. Non è da meno la produzione di vini rossi a base di Guarnaccia e Piedirosso, il celebre Per ‘e Palummo così chiamato per la forma dei suoi raspi, simili alle zampette dei colombi.

Al contrario di altre isole, Ischia non ha tradizione marinare ma contadine, basti pensare al famoso Coniglio all’Ischitana, il cui sugo si trasforma in una superba base per il condimento di bucatini o candele. L’antica forma di allevamento del coniglio ischitano è il “fosso”, le cui pareti venivano rinforzate con le parracine, tranne alla base, per far sì che i conigli costruissero le loro tane, e alimentato soprattutto con fave e residui di potature. Un piatto che vanta numerose variazioni sul “tema”: indispensabile però l’utilizzo di pomodorini a “piennolo” altra caratteristica tutta ischitana così come l’impiego di preziose e odorose erbe aromatiche, timo e origano in particolare coltivate in tutta l’isola in orti e giardini dai profumi inebrianti. Altrettanto tradizionale ma forse non conosciuta ai più è una splendida signora di oltre 90 anni, Mercede Mattera, gelosa custode della minestra “Salvagioia”: una deliziosa zuppa a base di erbe spontanee, bietola e rucola ma anche papavero e borragine, sposati a legumi invernali come i rari “fagioli zampognari” di Campagnano. Salvagioia perché legata ai tempi di carestia, quando l’uso delle erbe di stagione era considerato l’inizio “felice” di un nuovo ciclo e poi perché sembra abbia effetti “rigeneranti” quasi miracolosi. I piatti di mare, invece, non differiscono molto da quelli tipici della cucina campana: troneggia la “spigola all’acqua pazza” e un’immancabile quanto gustosa ‘”mpepata di cozze”. Non si può terminare senza un Limoncello o con un bicchiere del tipico “rucolino”, il digestivo amaro (ma non troppo) prodotto con la rucola che sull’isola cresce abbondante. Un trionfo di sapori e profumi, insomma, tra cultura e tradizione ma anche, e perché no, con un pizzico d’innovazione e ricerca, grazie alla presenza di chef stellati che nei loro ristoranti rielaborano i piatti della tradizione. Ischia è tutto questo ed altro ancora, una sirena ammaliante che non fa mancare nulla a chi la visita. Prendete la magia delle notti ischitane, pensate alle cene in ristoranti raccolti nei vicoli o sospesi sul mare. Se a tutto questo unite un cielo ammantato di stelle, potrebbe capitare davvero di innamorarsi e di volerci restare per sempre.

Si ringrazia la redazione di Ischia.it per la gentile concessione delle immagini (All Rights reserved)

Links utili:

Comune di Ischia: www.comuneischia.it 
Info turistiche: www.ischia.it

Tag

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *