I mille volti dei Campi Flegrei
Scritto da Malinda Sassu | Pubblicato in Campania
“La regione più meravigliosa al mondo, sotto il cielo più puro e il terreno più infido” scriveva nel 1787 Goethe; prima di lui, il poeta Virgilio poneva la porta degli Inferi sulle cupe acque del lago d’Averno mentre nel mito greco sono queste le terre dove giganti e divinità si scontrarono fino a far tremare il suolo, il ventre della Terra, facendogli sputare fuoco, zolfo e lapilli. La fama “vulcanica” dei Campi Flegrei ha attraversato l’immaginazione di scrittori e viaggiatori, narrato di miti e leggende, prima greche e poi romane a testimonianza della bellezza e dell’arte di una zona che non si piega al potere delle forze distruttrici della natura.
Al contrario, qui il fuoco ha portato la vita, la creazione di un paesaggio dal fascino intramontabile, dai terreni fertili e ricchi di minerali, disseminati di crateri, dove il calore del sottosuolo scorre tra tradizioni e culture, paesaggi diversi ma accomunati da antiche vestigia che testimoniano il glorioso passato di uno straordinario pezzo di Mediterraneo.

Ricca di crateri in gran parte inattivi, come il Cratere Astroni, splendida riserva di caccia dei Borboni, l’area è zona di altissimo valore biologico e naturale: nessuno si aspetterebbe, ad esempio, che il monte più giovane d’Europa, il Monte Nuovo, sia nato qui, il 6 ottobre 1538, a seguito di un’eruzione che distrusse completamente l’abitato di Tripergole. Si trova presso il Lago Lucrino ed è ora un’oasi naturalistica aperta al pubblico. Un’anima inquieta quella dei Campi Flegrei, tra bradisismo e fumarole potenti, come la Solfatara di Pozzuoli i cui vapori raggiungono i 160°C o le numerose e calde sorgenti termali, tanto gradite agli antichi Romani: rinomate sono le Terme di Agnano mentre il Lago Lucrino, che ospitò la villa di Cicerone, conserva ancora le Stufe di Nerone, con saune e fangaie all’aperto.

Un museo a cielo aperto dove innumerevoli sono i resti di un glorioso passato: dal famoso Macellum (mercato) meglio conosciuto Tempio di Serapide e noto per essere il termometro del fenomeno locale del bradisismo, al Tempio di Augusto, con ampie necropoli ed edifici termali. Sempre su queste coste, i greci fondarono Cuma, l’antica Kyme, la colonia più antica della Magna Grecia, i cui resti sono visibili nell’Acropoli che affaccia su un panorama spettacolare. Scavi recenti hanno messo alla luce una necropoli con mausolei e templi, persino un anfiteatro; l’Antro della Sibilla rimane ancora il sito turistico più visitato, nonostante sia stato ampiamente dimostrato che sia in realtà parte di una cintura difensiva. E poi il clima e la bellezza di Baia, le cui sorgenti termali attirarono l’aristocrazia romana che qui fece erigere ville lussuose ed importanti. Parte dell’antica città è sommersa dal mare a causa del bradisismo ma molte delle opere scultoree sono conservate nel Castello Aragonese, sede del museo archeologico dei Campi Flegrei.

L’importanza del territorio sta anche nel comunicare tutto questo, in un bicchiere di vino. Piccole, grandi vigne quelle flegree, un “sorso” di 100 ettari in gran parte innestati a piede franco, piccoli pezzi di una grande parcellizzazione dove un vigneto medio è di appena un ettaro e mezzo. Dove i terreni odorano di zolfo e di mare, ricchi in potassio e poveri di magnesio, con ceneri, lapilli e pomici che favoriscono una bellissima diversificazione produttiva tra le aziende.
I mille volti dei Campi Flegrei sono anche le mille anime di questi due vitigni antichi, così diversi ma che appartengono a quei stessi vigneti che disegnano il territorio e che fanno da cerniera tra il mare, i parchi naturali e l’entroterra. Un territorio così ricco e così frammentato, le cui brezze marine e il clima favorevole accarezzano i grappoli spargoli e vigorosi di Falanghina e Piedirosso, vini dalla lunga sapidità e dalla mineralità avvolgente, che non aspettano altro che tornare ad essere un punto di riferimento nel panorama vitivinicolo, grazie alla generosa qualità e fertilità dei terreni. “Vogliamo condurvi per mano attraverso i territori, disegnando rotte, guardandoli con gli occhi di chi alleva la vite” questa è la mission del Consorzio, questi i mille volti dei campi Flegrei, da scoprire e soprattutto, da gustare.