Perdersi tra i Comuni della denominazione del Soave, tra cultura ed enogastronomia

Scritto da | Pubblicato in Veneto Perdersi tra i Comuni della denominazione del Soave, tra cultura ed enogastronomia

Il Territorio

Colline fasciate da rigogliosi vigneti a perdita d’occhio. Dolci declivi marezzati di bianco, rosa, rosso delle rocce calcaree a base di Scaglia Rossa, che tradisce la sua origine marina dai frammenti dei bivalvi intrappolati. Poi si stagliano le rocce vulcaniche, quei neri basalti che si modulano anche in grigio e in rosso, testimonianza di eruzioni laviche.

Un tripudio di colori in un paesaggio pennellato con grazia, naturale, vivo, una tavolozza timbrica in continuo cambiamento con le stagioni. La luce domina, tersa, diretta, illuminando questo giardino vinicolo. Passeggiando per le colline soavesi si colgono gli esempi di una civiltà rurale che si esprime con dei segni peculiari che punteggiano le vigne. Ecco i tipici muretti a secco, e invece là un sassoso ‘baito’, il casotto usato come ricovero delle attrezzature e per riparo dalle intemperie. Le edicole votive, espressione tipica della religiosità popolare, le trovi inaspettatamente un po’ ovunque su per queste salite, esempi della sacralità dei luoghi. E poi, all’intorno, le familiari corti rurali, le torrette a dominare in posizione panoramica, le pie pievi, le silenziose ville con i profumati giardini, e l’amena natura, con tanti alberi, olivi, ciliegi, mandorli.

La zona del Soave si trova a poco più di trenta chilometri da Verona e si estende ai piedi dei Monti Lessini. Questo gruppo montuoso è costituito da una serie di dorsali quasi parallele che degradano dolcemente verso la Pianura Padana e da versanti caratterizzati da una lunga insolazione diurna. La propaggine meridionale è costellata da ambienti a clima mite, accentuata dalla vicinanza al Lago di Garda. In particolare il territorio, nel quale ricadono parzialmente o per intero i tredici comuni della denominazione (Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Mezzane di Sotto, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Caldiero, Illasi e Lavagno), tocca cinque valli: scrutiamole da ovest verso est, nominando anche i corsi d’acqua, giacché son importanti per la vite. Iniziamo con la Valle di Marcellise, attraversata dal Progno di Marcellise; la Valle di Mezzane, attraversata dai corsi d’acqua Dugal e Progno di Mezzane; la Valle d’Illasi, solcata dal torrente Illasi e dal Prognolo; la Valle Tramigna con il suo fiume Tramigna e la Valle d’Alpone con il torrente Alpone.

Illo tempore, il territorio che coincide con la denominazione era già in epoca romana un pagus, ovvero un distretto di campagna noto per la sua posizione strategica e per la qualità delle sue coltivazioni, era circoscritto e forse centuriato.

Il nome Soave che suona così leggiadro e delicato, forse deriva dagli antichi Svevi (Suaves), un popolo di origine germanica che calò in Italia con il re longobardo Alboino. Persino Cassiodoro, il ministro del barbaro Teodorico, riferendosi al Soave scrisse: di “bella bianchezza e chiara purità, tanto che si crederebbe nato da gigli”. Dalla notte dei tempi escono partiture firmate da Plinio il Vecchio, Marziale, San Zeno, via via, fino a noti studiosi, scrittori celebrati come Dante, Goethe, D’annunzio, giornalisti, enologi. Tutti a testimoniare il passaggio nei secoli del Soave.

La zona è una delle più ampie con i suoi 7.000 ettari, forse il vigneto più esteso d’Europa. La fotografia che ne esce è ancora quella di un’area, forse con la più alta densità viticola al mondo, con un comprensorio tra i più caratterizzati e omogenei e meno compromessi da altre attività economiche. Non a caso ha ottenuto, fra le prime in Italia, il riconoscimento di “Paesaggio rurale di interesse storico” entrando a far parte del “Registro nazionale dei paesaggi rurali d’interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali”. Non solo, il Soave è patrimonio dell’umanità per l’agricoltura, il primo in Italia legato alla viticoltura. Infatti è stato approvato dal comitato scientifico della FAO l’inserimento del Soave come cinquantatreesimo sito mondiale riconosciuto come patrimonio dell’umanità dell’agricoltura secondo il programma GIAHS.

Le uve

Regina del Soave è la Garganega, presente al novanta per cento sul territorio. Gli studiosi più affidabili sostengono che la nascita della Garganega sia da attribuire alla contaminazione tra le uve retiche (originarie di quelle ampelidee fossilizzate ritrovate nel vicino museo di Bolca, le progenitrici delle viti selvatiche europee con quaranta milioni di anni sulle spalle) e vitigni giunti dal bacino del Mediterraneo. Varietà vigorosa, che fornisce grappoli dalle dimensioni notevoli (possono essere lunghi più di venticinque centimetri e capaci di superare i cinquecento grammi di peso), ma abbastanza spargoli, con acini dalla buccia non molto spessa ma consistente, che giungono a maturazione nelle soleggiate giornate di fine settembre. La sua colorazione giallo oro con sfumature quasi ramate, caratterizza i tipici vigneti a pergola a inizio autunno. I disciplinari prevedono che sia presente nella misura del settanta per cento, anche se oramai molti produttori la vinificano in purezza.

L’altro autoctono che l’accompagna è il Trebbiano di Soave, probabilmente l’antica Turbiana di cui si parla almeno dal Cinquecento: non è un vitigno facile, è poco produttivo (a differenza della varietà principale), più delicato per la compattezza del grappolo e la fragilità della buccia, matura prima della garganega, ma possiede un profilo organolettico particolare, con il suo profumo di rosa, la sua piacevole sapidità e una vena aromatica sottile e fresca.

Oltre al Trebbiano è previsto dal disciplinare l’uso di Chardonnay (sempre nell’ordine del 30%, nel quale ambito possono concorrere, fino a un massimo del 5%, altri vitigni a bacca bianca non aromatici).

Il sistema di allevamento più diffuso è la pergola, ma, soprattutto in pianura, viene usato anche il guyot. Da recenti studi risulta che la pergola soavese, se il tetto fogliare è ben gestito e se si lascia un corridoio libero tra le sue ali per consentire il passaggio della luce e della ventilazione, in collina, riesce a dare una maggior complessità e intensità aromatica alle uve. Sfrutta infatti al meglio la radiazione solare e crea un microclima attorno al grappolo ideale per la perfetta maturazione. Le vecchie pergole di oltre trent’anni coprono il sessanta per cento del territorio, ma ne esistono anche ultracentenarie.

A zonzo per i tredici comuni della denominazione soavese

E’ un territorio dove si respira aria di tradizione, autenticità e storia. Si snoda tra aziende vitivinicole, ristoranti, attrattive storiche e ambientali capaci di regalare un’esperienza coinvolgente e unica. Ci sono tanti modi per scoprirlo, a piedi, in bici, a cavallo ed anche in macchina.

L’idea di percorso è quella di tenere Soave come punto di partenza, prima per andare verso est e quindi visitare San Bonifacio, Monteforte d’Alpone, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione. Poi, sempre tenendo Soave come baricentro, dirigerci invece verso ovest, ovvero verso Verona, passando per Caldiero, Colognola ai Colli, Cazzano di Tramigna, Illasi, Mezzane di Sotto, Lavagno, San Martino Buon Albergo.

Soave

Soave, venticinque chilometri a est di Verona, è un paese dall’aspetto medievale, è piacevole passeggiare tra vicoli e portici. Soave si presenta con un’infinità di testimonianze storiche ed artistiche, bellezze ricolme di fascinose memorie, che ricreano un quadro vivente che sembra appena giunto dall’Alto Medioevo.

Quest’anno si è aggiudicato il titolo di “Borgo dei Borghi 2022”: Soave è il borgo più bello d’Italia, il numero uno nella competizione, ormai storica, lanciata dal popolare programma televisivo “Kilimangiaro” (Rai 3), condotto da Camilla Raznovich.

Tre sono le antiche porte di accesso al borgo: Aquila, Verona e Vicentina. La prima a nord verso la vallata, la seconda a sud in direzione dell’antica via Postumia e la terza sul suggestivo Borgo Covergnino, con riferimento al piccolo convento, oggi scomparso, dei frati francescani della vicina Chiesa millenaria di San Giorgio.

Si entra per Porta Verona e si prosegue per via Roma verso il centro, dove si possono ammirare la chiesa di san Lorenzo e di fronte, in piazza Antenna, il palazzo Cavalli in stile gotico veneziano e il palazzo della giustizia (che ospita al piano terra l’enoteca il Drago: sosta per buon bicchiere di Soave). Dalla piazza, in dieci minuti a piedi, passando davanti alla chiesa di Santa Maria dei Domenicani (da vedere gli affreschi), percorrete il sentiero tra ciottoli e muri a secco e raggiungete il castello di Soave. Resterete impressionati dalle sue mura merlate, i ponti levatoi, il mastio e le collezioni d’armi. Ma il panorama dai camminamenti di ronda vi lascerà senza parole: dal monte Tenda godrete della superba vista sui vigneti sottostanti. Un variopinto quadro, poetico in ogni stagione.

Soave è un borgo relativamente piccolo ma si distingue per la dinamicità e l’efficienza nell’organizzazione di feste ed eventi mirati a valorizzarne la storia, le tradizioni, le leggende, i vini, l’arte, la cucina e il paesaggio. La Festa dell’Uva è la manifestazione più importante di Soave e solitamente si tiene la terza domenica di Settembre. In maggio, in concomitanza con la Festa medioevale, si potranno rivivere i suoni e i colori di quel tempo, ma soprattutto potrete assistere all’intronizzazione delle nuove Castellane di Suavia. Il Castello di Soave ospita infatti la prima confraternita enoica italiana composta solo da donne. Le Castellane di Suavia erano solite occuparsi con “la sapiente e dosata degustazione del soavissimo vin bianco di Suavia, da esse ritenuto sovrana panacea capace di vellutare la pelle del viso, degli eburnei seni e dei morbidi, bianchi glutei”. A loro l’antica signora del Castello, la principessa di Svevia e Imperatrice d’Antiochia, dedicò un ordine cavalleresco per rendere omaggio ai meriti delle nobildonne.

I produttori di vino

Pieropan

Balestri Valda

Filippi

Coffele

Monte Tondo

Suavia

Tamellini

Dove mangiare

Enoteca del Soave

Damaranto

Locanda Lo Scudo

Al Gambero

Locanda del Borgo

Enoteca Realda

Dove dormire

Locanda ai Capitelli

Agriturismo Tamellini

Antica Corte

B&B Antique Maison

Roxy Plaza

Comprare

La Casara e non solo

Panificio Felisi

Pasticceria Bruno Zambaldo

Prosciuttificio Soave

Da Soave verso est

San Bonifacio

Il nome del paese è legato a quello della famiglia di Manfredo di Beosso, il cui figlio Milone fece erigere un tempietto in onore di San Bonifacio dopodiché la famiglia ne acquisì il nome. Furono sempre i San Bonifacio a fare edificare il castello di cui oggi rimangono solo alcuni ruderi. Un antico edificio sacro è la chiesetta romanica di Sant’Abbondio che conserva all’interno vari affreschi. La chiesa parrocchiale di Santa Maria del XII secolo fu più volte rimaneggiata. All’interno il notevole altare maggiore e una pala seicentesca.  Il monumento più importante è l’Abbazia di San Pietro, una delle più belle testimonianze dell’arte romanica italiana, a Villanova di San Bonifacio. Ricordiamo la settecentesca villa Carlotta Colli e Villa Gritti Camuzzoni Conforti.

I produttori di vino

Inama

Dove mangiare

Saporè pizzeria

Locanda Colla

Le Muse

Dove dormire

Villa Bongiovanni

Villanova hotel

Hotel Relais

Comprare

Gastronomia Damoli

Macelleria Cecconato

Casa del Formaggio

Monteforte d’Alpone

A Monteforte d’Alpone non perdetevi la piazza principale dominata dall’imponente chiesa ottocentesca di Santa Maria Maggiore, che conserva all’interno uno dei gioielli della pittura veronese, una deliziosa tela di quel genio miniatore che fu Girolamo dai Libri.

Il campanile, lungo e stretto con i suoi 71 metri è il simbolo del paese. Vicino alla chiesa c’è il quattrocentesco palazzo vescovile, che rappresenta uno dei primi esempi di architettura rinascimentale del Veronese. Il paese di Monteforte è dominato da un colle, dove sorge la chiesetta di Sant’Antonio abate, costruita sul luogo che fu del castello, del quale rimangono pochi ruderi e tracce delle fondamenta. Altre due chiesette non andrebbero trascurate, Santa Croce e la chiesa di Santa Maria Fossa Dragone.

Un tour molto interessante è quello che attraverso la natura, i vigneti e il silenzio porta alla scoperta dei “Dieci Capitelli”. Un percorso circolare di circa nove chilometri che parte dalla piazza principale di Monteforte d’Alpone e attraversa i territori caratterizzati dai vigneti del Soave.

I produttori di vino

Gini

Le Battistelle

La Capuccina

Daniele Nardello

Prà

Dama del Rovere

I Stefanini

Dove mangiare

Enoteca del Soave

Il Convivio

Dove dormire

Corte Grisela Wine&Relax

Agriturismo La Preara

Roncà

Roncà è famosa per il piccolo Museo di molluschi fossili (gasteropodi e lamellibranchi e altri generi). Nelle vicinanze qualche chiara pozza d’acqua in cui si muovono gamberi di fiume e la sagoma del vulcano spento di Monte Calvarina.
Tra le testimonianze artistiche del territorio due chiese: la parrocchiale di Santa Maria Maddalena e la trecentesca chiesetta di Santa Margherita.

I produttori di vino

Giannitessari

Dove mangiare

Antica trattoria Fattori

Montecchia di Crosara

Il paese di Montecchia di Crosara è inserito in un paesaggio unico: vigneti a perdita d’occhio, intercalati a ciliegeti che si ricoprono di miriadi di petali bianchi dal fondovalle sino alla sommità delle colline circostanti creando uno scenario unico nel suo genere durante la fase di fioritura. Va visitata la Chiesa di San Salvatore, situata sulla collina che sovrasta l’attuale centro del paese, Piazza Castello.


Qui vi sorge un antico maniero romanico risalente al X secolo, che ha conservato l’armonia originaria nonostante i successivi restauri. All’interno vi si conservano preziosi affreschi quattrocenteschi in stile gotico.

Nel centro del paese troneggia l’imponente parrocchiale di Santa Maria Maggiore, con l’alto campanile e la sua facciata neoclassica, visibili da lontano. A pochi passi dalla chiesa merita una visita il quattrocentesco Palazzo Vescovile fatto erigere nel XIII secolo dal vescovo di Verona Ermolao Barbaro e ingentilito da un pacifico chiostro.

I produttori di vino

Ca’ Rugate

Dove mangiare

Al Callianino

Dove dormire

La Fontanella

La Dolce Vita

San Giovanni Ilarione

Il paese è posto quasi alla fine della Val d’Alpone. Interessante l’antica cava di basalto, sopra vi sorgeva anticamente una fortezza scaligera, sui cui resti è stata edificata la chiesa di San Giovanni Battista. Sulle colline che sovrastano San Giovanni è posta la chiesetta romanica di San Zeno risalente al XIII secolo.

I produttori di vino

Daniele Piccinin

Dove dormire

Agriturismo La Pietra nera

DA SOAVE VERSO OVEST

Caldiero

Caldiero, l’antica Calidarium, è nota per le sue Terme di Giunone, fonti di acqua termale che pare provengano dalla Val Fraselle per giungere a noi riaffioranti e temperate. Oggi le terme sono meta prediletta dagli amanti del nuoto, del benessere e del relax. Lo stabilimento è immerso nel verde di un prato all’inglese a cui si accede lungo una stradina alberata. Il parco comprende una zona antica e una moderna. Nella zona antica ci si può immergere in Cavalla e Brentella, due piscine termali di origine medievale immerse in un bosco di alberi centenari e alimentate da acqua che sgorga da pozze naturali: un’oasi di pace nel verde, ideale per dimenticare lo stress. La zona moderna comprende cinque piscine per il divertimento di adulti e bambini.

Dove mangiare

Da Renato

Dove dormire

Hotel Bareta

Agriturismo I Costanti

Colognola ai Colli

Cittadina di origine romana, come testimoniano i resti archeologici. Nel tempo è stata non solo un importante centro agricolo ma anche residenziale. Molte le ville costruite dai nobili veronesi: esempio più eccellente di fusione tra due epoche è Villa Spinola, del XVII sec., eretta su fondamenta d’età romana, ma ricordiamo anche Villa Peverelli, anch’essa del XVII sec., Villa Glisenti del XIX secolo, Villa Carcereri del XVI secolo, Villa Fano, Villa Cometti, Villa Moscardo, Villa Nichesola Fano e Palazzo Bertani. Va visitata la romanica Pieve di Santa Maria, edificata probabilmente sopra un preesistente tempio dedicato a Mercurio e cristianizzato nel primo Medioevo, gioiello romanico ricco di tesori d’inestimabile valore culturale e religioso. Non dimentichiamo la seicentesca chiesa dei Santi Fermo e Rustico.

Dove mangiare

Posta Vecia

Dove dormire

Boutique Hotel Villa Zoppi

Magari Estates Hotel

Villa Nichesola

Cazzano di Tramigna

Cazzano di Tramigna è il centro più importante della Val Tramigna. Qui potete recarvi in visita alla Chiesetta di San Pietro in Briano nel cuore di un piccolo oliveto. L’architettura di questa chiesetta è molto semplice e lineare ma colpiscono gli affreschi interni ed esterni. Da qui si gode una bellissima vista sul Castello di Illasi. Molto bella anche la chiesa romanica di San Felice, un tempo completamente affrescata. Una situazione curiosa è quella che propone la piazza centrale di Cazzano dove da una gorgogliante limpidissima ‘polla’ d’acqua prende vita il corso del fiume Tramigna. Uno spettacolo insolito e di grande suggestione.

Dove mangiare

Corte Verzè

Dove dormire

Agriturismo Corte Canova

Villa di Cazzano – BioLuxury Living

Illasi

Il castello medievale di Illasi, rimasto quasi intatto, circondato da statue e alberi secolari, sovrasta il paese dalla collina. Dalla sommità della collina, che dista pochi minuti dal centro del paese, si dominano le due vallate di Illasi e del Tramigna. In lontananza si scorge il castello di Soave, i Monti Berici e le cime dei Colli Euganei.

Scendendo fra colline di vigneti e ciliegi, si resta colpiti da Villa Perez Pompei Sagramoso, che si trova vicino alla piazza centrale del paese di Illasi. Questa nobile dimora risale al 1615 ed è circondata da uno splendido parco ottocentesco, con notevoli esemplari botanici. Un bellissimo edificio formato da un corpo centrali e due ali, all’interno quasi tutte le sale sono riccamente affrescate. Da vedere anche Villa Carlotti Perez Pompei situata proprio al centro di Illasi. Il salone centrale è decorato da affreschi del veronese Antonio Balestra. Impressivo il giardino all’italiana impreziosito da statue.

Dove mangiare

Le Cedrare

Dove dormire

Sporting Hotel San Felice

Mezzane di Sotto

Piccolo paese immerso in una splendida e verde vallata caratterizzata dalla presenza di vigneti, ulivi e ciliegi. La bellezza dei luoghi e la dolcezza del clima rese quest’area assai popolare un tempo tra la nobiltà veronese, che fece costruire qui numerose ville.  Tra queste: Villa Giuliari Erbice (XV secolo), Villa Della Torre Cordioli d’impronta palladiana, la cinquecentesca Villa Maffei Benini, Villa Roja Schiavoni. Va vista la piazza del paese, dove svetta il campanile del XII secolo, annesso alla chiesa parrocchiale, ricca di numerose tele di pregio.

I produttori di vino

Corte Sant’Alda

Roccolo Grassi

Dove mangiare

I Tamasotti

Enoteca Bacco d’Oro

La Torre

Dove dormire

Massimago Wine Relais

Comprare

Antico Frantoio Redoro

Lavagno

Il comune si estende in parte nella val di Mezzane con la frazione di San Briccio, dove sorge l’omonimo forte austriaco, e l’altra a San Pietro di Lavagno, dove sono stati trovati resti archeologici addirittura protostorici. Il paese è contornato da ville: spicca la grandiosa cinquecentesca Villa Verità Montanari Fraccaroli, detta “Il Boschetto”, (costruita su probabile disegno del Fraccaroli) che vanta uno splendido parco all’italiana. Da ricordare anche villa Alberti Zanini del XVII secolo, la seicentesca villa San Rocco e Villa Gelmi. Da visitare anche la chiesa di San Giacomo al Grigliano, in stile gotico-romanico che conserva all’interno affreschi quattrocenteschi.

Dove mangiare

Trattoria Dai Tomasi

Dove dormire

B&B Terrebianche

San Martino Buon Albergo

Merita una visita il Santuario di San Giacomo. Da San Martino Buon Albergo, svoltando a destra, si raggiunge il paese di Marcellise, dove troviamo Villa Orti Manara, Villa San Rocco Villa Malanotte, Villa Terreno, Villa La Sogara e Villa Ferrari con annessa l’antica chiesetta di Santa Toscana. Da menzionare Villa Girasole, esempio di architettura sperimentale dei primi decenni del XX secolo, costruita su una struttura mobile che consente alla casa di girare catturando la luce.

I produttori di vino

La Musella

Dove mangiare

Renato Bosco Pizzeria

Dove dormire

SHG Hotel Catullo Verona Est

Villa Sogara

Agriturismo Corte Pellegrini

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