Alla ricerca di un Pinot Nero di “nicchia” che sappia emozionare
Scritto da Daniele Sala | Pubblicato in degustazioni
Pinot Nero, approccio biologico/biodinamico, Langhe, Monferrato, Casentino, Franciacorta, sono gli ingredienti di quest’articolo dove avremo modo di conoscere Vini di nicchia, prodotti col “nobile” Vitigno coltivato non nelle zone considerate più vocate e canoniche: ci sono piacevoli sorprese da scoprire assieme.
Ho fatto questa costruttiva esperienza sensoriale partecipando alla serata organizzata presso l’enoteca “Vini e Più” di Andrea Pesce (Cantù – CO), in collaborazione con Andrea Sala, titolare dell’azienda “That’s Wine” (Costa Masnaga – LC). Come sempre i “due” Andrea amano proporre Vini di nicchia, spesso fuori dagli schemi, per cui entriamo immediatamente nel merito di una Degustazione dove i Produttori hanno in comune i seguenti aspetti:
– Approccio biologico/biodinamico in vigna e vinificazione in Cantina nel massimo rispetto del frutto, senza interventi invasivi che possano alterare il naturale profilo organolettico del Vino.
– Profondo amore Enoico nei confronti del Pinot Nero, che ha spinto a intraprendere “sfide” produttive ambiziose, laboriose, onerose, ma ricche di soddisfazioni.
Partiamo col primo Vino, il Langhe Doc Pinot Nero 2012, affinato per 9 mesi in barrique usate, titolo alcolometrico 13,5%. E’ prodotto dal giovane enologo piemontese Gian Luca Colombo, titolare della Cantina Segni di Langa. La vigna per produrlo si trova nel comune di Barolo, in una zona piuttosto fresca con esposizione a Nord, che è spesso lambita da correnti che provengono dalle montagne.
Nel bicchiere si presenta con un rosso rubino scarico di bella brillantezza. I profumi sono di ottima intensità, prevalgono sentori varietali fruttati e floreali di rosa, viola, frutti di bosco. In bocca l’ingresso è intenso e caldo, con una carica tannica piuttosto in evidenza e un’acidità ben viva. Fra i Vini in Degustazione è quello che a livello organolettico si presenta più giovane e che sicuramente potrà beneficiare dell’affinamento in bottiglia.
Dello stesso Produttore è stato servito fuori programma anche il Langhe Doc Pinot Nero 2011 (bottiglia Magnum), che sicuramente ha dimostrato di essere più pronto ed evoluto rispetto al 2012, con un tannino levigato e una superiore morbidezza gustativa.
Sono le prime produzioni ufficiali di Gian Luca Colombo, il potenziale c’è, la passione anche, sono sicuro che negli anni i miglioramenti saranno continui e convincenti, del resto il Pinot Nero è un “purosangue” difficile da domare e l’esperienza gioca un ruolo fondamentale.
Passiamo ora al Monferrato Doc Rosso “Nino” 2011 della Cantina Iuli, situata in provincia di Alessandria, un Vino ottenuto con Pinot Nero in purezza affinato per circa 16 mesi in barrique di primo e secondo passaggio, titolo alcolometrico 13,5%.
Si presenta allo sguardo con un color rosso rubino scarico, i profumi possiedono buona intensità e si manifestano principalmente con sentori humus, fumè e un tocco speziato di pepe. In bocca è piuttosto intenso, tannini ben levigati, buon equilibrio e spiccata freschezza acida. Un Pinot Nero frutto di un ettaro di vigna fortemente voluto dal titolare Fabrizio, in virtù della sua grande passione per la Borgogna: un bel risultato raggiunto nel Monferrato in termini di tipicità organolettica e piacevolezza di beva.
Veniamo ora al terzo Produttore, il cui Vino mi ha davvero entusiasmato, sto parlando del Podere Santa Felicita, situato nel Casentino in provincia di Arezzo, azienda gestita dall’affermato enologo/agronomo Federico Staderini.
In Degustazione c’era l’Igt Toscana “Cuna” 2011, 100% Pinot Nero, affinamento in botti da 228 litri per 12 mesi, titolo alcolometrico 14%: il comparto aromatico entusiasma immediatamente i miei sensi, con profumi molto intensi di humus, rabarbaro, spezie e con i sentori animali tipici di questo nobile Vitigno.
In bocca l’ingresso è sontuoso e raffinato, di ottima potenza, con tannini eleganti, gradevole rotondità gustativa e una persistenza molto lunga che richiama le intense sensazioni olfattive. Un Pinot Nero di grande tipicità organolettica, fine, complesso e ricco di stuzzicanti sfumature gusto-olfattive.
Se qualcuno dubita che in provincia di Arezzo un Pinot Nero possa raggiungere un tale livello qualitativo, lo invito semplicemente a effettuare un’obiettiva Degustazione, saranno i suoi sensi a giudicare.
Veniamo ora al quarto Produttore, ovvero Casa Caterina, situata a Monticelli Brusati in provincia di Brescia: per parlare di quest’azienda bisogna dire qualche parola a proposito di uno dei due fratelli titolari, Aurelio del Bono, un vignaiolo che merita di essere conosciuto per la sua personalità fuori dal comune. In breve potremmo definirlo carismatico, eclettico, determinato, un uomo con una filosofia controcorrente, ha tracciato un solco che vuole seguire alla faccia di tutto e tutti. E’ molto conosciuto soprattutto per i suoi Metodo Classico, che però non imbottiglia con il nome di Franciacorta, i suoi Vini sono fuori dagli schemi, a volte estremi e non facili, ma sicuramente ricchi di carisma Enoico.
Aurelio Del Bono è il giudice più critico del proprio lavoro: un Vino viene venduto sono se lo convince profondamente, non gli interessa uscire tutti gli anni con la stessa etichetta, il suo perfezionismo e la “sana” testardaggine non cercano mai compromessi.
Durante la serata ci ha presentato il Pinot Nero “Colombaia Giuliie” 2009, non ancora sul mercato e non lo sarà per molti anni. Un’anteprima molto in anticipo rispetto ai suoi standard, concessa solo in virtù dell’amicizia fra Aurelio e gli organizzatori della serata.
Affinato due anni in barrique usate, questo Pinot Nero si presenta con un classico rosso rubino di bella brillantezza. Il profilo aromatico è suggestivo e intrigante, con profumi intensi e nitidi di cuoio, pelo di animale bagnato, rabarbaro, fieno, un insieme di sfumature molto evolute e complesse.
In bocca l’ingresso possiede buona intensità, non punta alla potenza ma piuttosto a finezza ed eleganza, con un sorso garbato e una freschezza acida in grande evidenza. Per Aurelio del Bono però questo suo Pinot Nero deve affinare ancora per diversi anni, soprattutto per evolvere al meglio il comparto gustativo, per cui non aspettatevi di vederlo sul mercato prima di tre o quattro anni. Le bottiglie prodotte sono solo 600, tutte numerate singolarmente: un Vino su cui scommettere per il futuro, con la certezza di vincere.
Il fascino del Pinot Nero non smette mai di stupire, anche quando viene prodotto in zone che non sono quelle considerate tradizionalmente vocate, ma la differenza viene sempre fatta dai singoli Produttori, col loro scrupoloso lavoro in vigna, coadiuvati da quell’enorme amore Enoico verso il Pinot Nero che imprime la forza per accettare la “sfida”.