A Borgo Egnazia premiati da Bibenda i migliori vini pugliesi

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Ed eccoci catapultati in una degustazione, anche se mi piace di più delibazione e, dunque, d’ora innanzi così sarà detto.

 
Una delibazione particolare, i ventiquattro vini che, in Puglia, hanno preso i cinque grappoli di Bibenda 2018. Due bollicine (D’Araprì bianco- metodo classico e Carvinea rosato di aglianico), due bianchi di chardonnay più o meno elaborati (Teresa Manara di Cantele e Pietrabianca di Tormaresca) e venti rossi (apre il Susu di Risveglio Agricolo e chiude il Diciotto di Schola Sarmenti).

Conduttori d’eccezione Paolo Lauciani e Federico Quaranta (almeno fino al dodicesimo calice), padrone di casa Giuseppe Cupertino e location natalizia come solo Borgo Egnazia sa essere. Che dovrebbe diventare obbligatorio un cinepanettone: Natale a Borgo Egnazia!

Schierati produttori e giornalisti, sul fondo gli accompagnatori si è partiti con gli assaggi serviti dalla sommelleries della FIS-Puglia che ha diplomato i corsisti nella sera medesima.
La necessità di concentrare in un tempo limitato i 24 assaggi, in fondo si è sempre al 23 dicembre, ha concesso poco tempo a ciascun assaggio ma mai nessun aspetto è stato trascurato dal conduttore e, Fede, ha anche saputo intervallare con arguzia e pillole colte almeno il primo ciclo di dodici calici cominciato con il D’Araprì e terminato con il Selvarossa di Due Palme. Mi ha fatto ottima impressione il Pentimone, primitivo di Centovignali che non conoscevo eal quale ho assegnato 84/100 nella mia personalissima scala. Un pelo sotto il Nero di Velluto (85/100) che mi rimane un must.

Dopo un breve intervallo musicale molto gradevole è partito il secondo ciclo nel quale, devo dire con grande intelligenza organizzativa, si sono inerpicato dei rossi di spessore crescente.

Dal Nero di Conti Zecca al Visellio di Rubino, sette pezzi quasi tutti tra 85/100 e 90/100 raggiunto proprio dal Visellio per quella nota di colore dai riflessi scuri, quasi violacei che una particolare lavorazione ha conferito al Primitivo della casa brindisina.

A chiudere quattro pezzi da novanta e oltre: dal Primitivo di Vespa (92/100), all’Es (92/100) di Gianfranco Fino  e Simona Natale, al Cassio Dione (93/100) di Candido Vini e La Signora (94/100) della coppia Morella-Gilbee alla quale, ma proprio per un filino, assegnerei il calice del campione della serata soprattutto per l’armonia e la bevibilità pur essendo di fronte ad un vino di grande corpo e possanza.

Infine il Diciotto, di Schola Sarmenti. Fuori serie. L’unico vino che mi trova discorde dal conduttore. Si tratta di un vino da bere in due, insieme e inoltre. Mai invece. Semplicemente diVino.

E fattosi tardi, con tre meravigliosi amici di ventura, abbiamo avuto il privilegio di salutare ed esser salutati e poi, poi siamo andati a bere qualcosa.
 

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