Bianca di Puglia si confronta con Alvaro Pecorari di Lis Neris

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Lo scorso 5 Maggio 2017, sullo scenario del Lungomare di Bari presso il Fortino Sant’ Antonio, si è svolta la quarta edizione di Bianca Di Puglia, l’evento dedicato ai vini bianchi organizzato da AIS Bari e fortemente voluto dal suo Delegato Cav. Raffaele Massa, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bari e l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia.

 
Presenti oltre 70 cantine con circa 250 etichette di vini bianchi provenienti da tutta la Puglia, dalla Daunia al Salento passando per il territorio delle Murge, la Valle d’Itria e l’Arco Jonico. Suddivisa in due tempi, una prima parte dedicata ad una conferenza che si è tenuta alle 18,30, rivolta soprattutto agli addetti di settore, seguita alle 20,00 dall’ apertura dei banchi d assaggio per il pubblico.

La manifestazione dal nome “Scirocco e Mestro: le viti spiegate dal vento”, ha dato vita ad un dibattito sui benefici effetti dei venti che percorrono la Puglia, da Nord a Sud, sulla sua viticoltura.

Vincenzo Magistà Direttore del TG Norba ha moderato la conferenza introducendo il focus tematico e passando di volta in volta la parola agli intervenuti.

Il profilo della Puglia da un punto di vista vitivinicolo e del terroir è stato efficacemente tracciato e finemente spiegato dal Dott. Giuseppe Baldassarre, medico e docente AIS, che ha posto l’accento su come in un unica regione siano presenti molte realtà territoriali, culturali e climatiche, che ne rendono complesso il volto.

Da sempre si è  pensato alla Puglia come ad una terra vocata ai grandi rossi, che soprattutto in passato, venivano usati come vini da taglio per rafforzare i filtrati del Nord Italia. Ben poco veniva imbottigliato ed il primo passo verso la modernità è stato fatto nel 1943 con il primo imbottigliamento del rosato.

I bianchi dal canto loro, benché ci sia sempre stata una buona produzione in Puglia, si rendevano piu neutri possibile, già nel colore, con il bianco carta, poiché servivano ad alimentare produzioni di altre regioni.

Nonostante ciò, la Puglia ha sempre vantato la presenza di vitigni a bacca bianca di grande espressività. Poiché la nostra è una regione ponte tra l’oriente e l’occidente, nel corso dei secoli, si è arricchita di molte varietà. Alcune sono rimaste come patrimonio, altre sono state esportate in territori in cui, adattandosi all’ ambiente, sono diventati vitigni internazionali.

I nostri bianchi sono caratterizzati da una personalità ed aromaticità uniche nel loro genere, perché sono la risultante di condizioni ambientali estremamente favorevoli, frutto anche della grande ventilazione presente in Puglia. Questa infatti, sembrerebbe essere la seconda regiona più ventilata d’Italia.

Nel corso del tempo i gusti del consumatore sono fortemente cambiati, andando verso la ricerca della territorialità. Cosi  c’è stata una riscoperta dei vitigni che già appartenevano al territorio quali il Minutolo, il Verdeca, il Moscato, ed il Moscatello Selvatico quest’ultima, varietà  presente solo in Puglia.

La ricerca ha migliorato la qualità delle produzioni, sperimentando anche la vinificazione degli aromatici in versione secca. Cosi senza voler imitare modelli che non appartengono al carattere del nostro territorio si è giunti attraverso la valorizzazione degli autoctoni, assolutamente unici nella loro personalità, e curando la ricerca della qualità, a produrre bianchi di grande rilievo, espressione dei microclimi e delle sottozone della Puglia, quasi come prodotti di nicchia.

Un valido confronto potrebbe venire dai vini friulani, presenti alla manifestazione con il Lis-Neris del dott. Alvaro Pecorari, che ci ricorda che il rapporto  tra Friuli Venezia  Giulia e Puglia affonda le sue radici sin negli anni ’60 quando i nostri bianchi venivano utilizzati per rendere più  dinamici i filtrati friuliani. Ma di recente questo filo conduttore  è  stato ulteriormente rafforzato ad opera di Vinoway.com, che con la trasferta del suo Takitaly a Farra D’Isonzo, nel luglio 2016, ha anche creato il gemellaggio tra le Donne del Vino del Friuli  e le Donne del Vino della Puglia.  

Questo importante legame creato tra le due regioni, porta a capire quali siano stati gli sviluppi che l’enologia dei bianchi ha apportato  dalla fine degli anni ’60 sino ad ora in entrambe le regioni, seguendo un modello di perfezionamento  indotto dall’enogastronomia. Sebbene  il Friuli sia una regione di vitigni internazionali lasciati dall’imperatore Austro-Ungarico, i suoi vini, come quelli pugliesi, nel tempo hanno sviluppato un carattere fortemente territoriale.

Di assoluta  innovazione l’idea illustrata dal Dott. Giuseppe Angiuli Enologo e produttore di un pluripremiato Moscato Secco. Le nuove tendenze della ristorazione hanno portato a rivedere il modo di vinificazione di questo vitigno aromatico storicamente usato per produrre vini non da pasto. Nella sua versione secca, caratterizzata da delicata aromaticità  e finale amarognolo, trova l’abbinamento  ideale con  piatti a base di crostacei caratteristici  della cucina di mare pugliese. La sperimentazione è  partita 10 anni fa da cloni  di vecchie viti ad alberello della zona di Gioia del Colle e il primo  grande successo si è  avuto con l’esportazione  in Nuova Zelanda.

Il bisogno di credere  nella capacità  della Puglia di produrre vini bianchi di grande stile, al pari delle regioni del Nord, è  il fondamento  perché  ci sia uno sviluppo  nel settore, è  questo il pensiero espresso dal Dott. Lino Carparelli, che ha ricordato come ci siano zone della regione vocate da sempre alla produzione di bianchi, come la Valle d’Itria. Un territorio  in cui le importanti escursioni  termiche  ed il terreno calcareo argilloso regalano una grande ricchezza olfattiva ed una capacità  di gradevoli evoluzioni negli anni, sfatando il falso mito che i bianchi vadano bevuti in annata.

Sebastiano de Corato Presidente del Movimento Turismo del Vino ha voluto ribadire come il vino crei una relazione fortissima col turismo poiché  il suo stretto rapporto col territorio, attraverso i nomi dei vitigni, con la loro tipicità, è  come una cartolina che illustra  la regione. I vini sono anche l’ovvio legame con la cucina della Puglia fatta di specialità sia di terra che di mare. Così  questa, non è  più  soltanto conosciuta come la terra de Primitivo, ma anche dei grandi bianchi pieni di freschezza e gradevole  acidità, in cui nuovi produttori e nuovi i prodotti si affacciano sul mercato.

L’Assenologi di Bari, nella persona di Giuseppe Di  Gregorio ha  esposto la necessità di promuovere meglio il territorio Puglia attraverso il vino, chiedendo alla stessa AIS una divulgazione più efficace affinché nella ristorazione i prodotti locali siano al primo posto ed eventualmente  affiancati da quelli di altre regioni.

L’intervento conclusivo è stato del Presidente AIS della Regione Puglia Vito Sante Cecere che ha tenuto a raccontare come grazie al lavoro di cultura del vino svolto dall’associazione, la ristorazione pugliese, negli ultimissimi anni,  ha imparato a proporre il proprio territorio nella carta dei vini non solo per i rossi, ma anche per i bianchi pugliesi, un tempo quasi assenti.

Ospite del convegno e  della serata, l’attore pugliese Emilio Solfrizzi che ha raccontato come nel tempo la Puglia sia riuscita a fare promozione della sua cultura, del suo dialetto e soprattutto dell’enogastronomia di qualità creando nel mondo l’immagine  di una terra dalle grandi potenzialità ed eccellenze.

Al termine,  gli ospiti, alla luce di un suggestivo tramonto, si sono spostati nella terrazza che affaccia sul mare ed hanno degustato i prodotti della regione tra formaggi salumi e tarallini in abbinamento ai bianchi di Puglia presentati dai Sommelier AIS.

Foto di Giovanni Tinelli

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