Fuori salone del Vinitaly a Borgo Valbelluna: si parla di vitigni resistenti e sostenibilità

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Un fuori salone del Vinitaly a Borgo Valbelluna è un fatto curioso, perché si è svolto in uno dei territori più “nuovi” al mondo del vino, ma che oggi, grazie alla bravura e lungimiranza di pochi produttori e alla maestria dell’enologo Nicola Biasi, sta iniziando un cammino virtuoso verso la produzione di vini di qualità “oltre il biologico”.

Non a caso l’incontro “Vini e viti resistenti, sostenibilità e risparmio idrico” che si è tenuto presso l’azienda agricola Poggio Pagnan, condotta da Alex Limana e Giampaolo Ciet, ha voluto rimarcare l’aspetto delle sostenibilità, oltre alla produzione di vini biologici. Una cantina gremita ha evidenziato l’interesse della popolazione e agricoltori del territorio.

L’intervento di Nicola Biasi, enolgo della rete di imprese “Resistenti Nicola Biasi”, che riunisce otto aziende, ma che a breve farà entrare altre realtà nazionali, ha voluto evidenziare, dati alla mano, il concetto di sostenibilità e risparmio idrico.

Unire le forze sicuramente per comunicare meglio i vini da vitigni resistenti, da poco sul mercato, ma nello stesso tempo fare ricerca e sperimentazione. Nasce così una ricerca sulla riduzione di CO2 immessa nell’ambiente e di acqua utilizzata nella conduzione delle attività agricole. Questa ricerca è stata condotta presso Albafiorita, azienda che si trova nella condizione ideale per avere dei dati realistici, sia per condizioni pedoclimatiche sia perché conduce contemporaneamente vigneti tradizionali e vigneti con varietà resistenti. I dati emersi indicano una riduzione del 38% di CO2 e un risparmio idrico del 75%.

I vitigni resistenti non sono indenni alla malattie funginee, evidenzia Nicola Biasi, ma queste varietà consentono una riduzione dei trattamenti (solo rame e zolfo), ovviamente in base al territorio di produzione e le condizioni climatiche. Ed è proprio su questo dato che si basa la stima delle riduzioni. Se da venti trattamenti si passa a cinque trattamenti si riduce proporzionalmente l’ingresso in vigneto di trattori o macchine agricole e anche il quantitativo d’acqua impiegato per i trattamenti stessi. E poi va considerato che l’ingresso in vigneto di macchine agricole compatta il terreno e ne determina a sua volta la necessità di rientrare in vigneto per scompattarlo e dare all’apparato radicale le condizioni ideali.

La volontà è quella di sperimentare nuovi progetti sempre con lo stesso filo conduttore: produrre vino in modo sostenibile per salvaguardare l’ambiente.

Con questo spirito la rete di imprese sta attuando altre strategie per aumentare la sostenibilità, ad esempio, attraverso l’utilizzo di lieviti che lavorano a temperature più alte e che quindi consentono una riduzione di costi per il raffreddamento delle vasche. Sono sperimentazioni in divenire, ma che speriamo possano trovare un riscontro a livello qualitativo.

Non vi nascondo che siamo molto legati a questo progetto perché agli albori, era il 2019, abbiamo portato in piazza una degustazione di vini da viti resistenti insieme a vini tradizionali proprio a dimostrazione che da queste nuove varietà ibride si producono vini di qualità. I ricordi diventano emozioni dopo l’intervento di uno dei fondatori della rete di imprese Massimo Vallotto dell’azienda Ca’ da Roman che racconta la sua storia e la svolta decisiva di adottare le varietà resistenti, afferma, è stata proprio il convegno che si è tenuto a Borgo Valbelluna. Un intreccio di incontri e sinergie che ha portato in Valbelluna, territorio quasi vergine alla viticoltura, un nuovo modo di concepire la produzione di vini di qualità. Inoltre non possiamo dimenticare che nel 2020 Vinoway ha assegnato il premio “Miglior giovane enologo” a Nicola Biasi, che senza dubbio ha dato un contributo alla crescita del progetto sulle varietà resistenti.

I miei complimenti e quelli di Vinoway vanno a tutti questi interpreti e attori che hanno portato un’alternativa nel modo del vino italiano. Aspettiamo solo che queste varietà siano riconosciute in altre regioni d’Italia. Le alternative sono il “sale” per ogni sfida. E se parliamo di salvaguardare l’ambiente possono essere rivoluzioni.

Le aziende che fanno parte della rete Resistenti di Nicola Biasi:

Albafiorita – Riviera friulana – Latisana, Udine – 7 m s.l.m.

Della Casa – Collio – Cormons, Gorizia – 100 m s.l.m.

Ca’da Roman – Pedemontana veneta – Romano d’Ezzelino, Vicenza – 140 m s.l.m.

Colle Regina – Colli trevigiani – Farra di Soligo, Treviso – 250 m s.l.m.

Poggio Pagnan – Valbelluna – Borgo Valbelluna, Belluno – 390 m s.l.m.

Villa di Modolo – Valbelluna – Belluno – 450 m s.l.m.

Vigneti Vinessa – Prealpi veronesi – San Zeno di Montagna, Verona – 812 m s.l.m.

Vin de la Neu – Dolomiti trentine – Coredo, Trento – 832 m s.l.m.

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