I migliori spumanti degustati a FIVI Roma 2017

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Qualcuno ha detto che nel “contesto entropico di una manifestazione” è difficile riuscire a capire veramente i vini, degustarli con l’attenzione che meritano. E’ vero, ma le grandi “adunate FIVI” hanno un’atmosfera diversa, quasi familiare. E sono sempre un’occasione ghiotta per incontrare tante belle persone che amano il loro lavoro e nel contempo rispettano il territorio.

 
Inizio il mio tour da un’azienda che ho visitato parecchi anni fa, quando ne sapevo meno del poco che so adesso… All’epoca avevo conosciuto Bruno Dotti dell’Azienda San Cristoforo di Erbusco ed ero rimasta colpita dalla sua estrema serietà e competenza, malgrado fosse un personaggio relativamente “nuovo” nel mondo vinicolo (fino a poco tempo prima era imprenditore in tutt’altro campo).

Stavolta a Roma ho potuto conoscere la figlia Celeste, che con stile ed eleganza  racconta i suoi meravigliosi spumanti.

Per primo un Pas Dosè 2011, quaranta mesi sui suoi lieviti: un vino di classe, agrumato e dal finale piacevolmente amaro, persistente. Il prezzo praticato in azienda è 22,50 €.

Riesco ad assaggiare anche un’anteprima, il Pas Dosè “Celeste”, millesimato del 2009 che sarà in vendita da quest’autunno al prezzo di 45 € in cantina. Una grande complessità al naso e in bocca data soprattutto dai terreni morenici, ricco e rotondo, indimenticabile.

Quella del prossimo anno sarà la loro prima vendemmia ufficiale dalla conversione biologica. Attualmente stanno lavorando con circa 10 ettari, con una produzione annuale di circa 70.000 bottiglie.

“L’entrata di Celeste in azienda è stata per noi un’ondata di freschezza -dice Bruno- con nuove idee come il cambio d’immagine della gamma, la conversione al biologico nella vigna, un marketing più innovativo e in particolare una collaborazione e condivisione di scelte per il futuro”.

E’ proprio Celeste ad indirizzarmi verso un’azienda a me sconosciuta, Corte Fusia di Coccaglio (Franciacorta), dove vengo accolta dagli occhi sorridenti di Gigi. Insieme al socio Daniele, lavora sette ettari di vecchie vigne recuperate da loro nel 2010, ai piedi  del Monte Orfano, producendo circa 25mila bottiglie suddivise in quattro etichette, tutti Pas Dosé. Il loro credo si ritrova in queste parole: “Massimo rispetto e limitata invasività, sia in vigna che in cantina”. Parla del suo lavoro con molta umiltà ma anche molta competenza, è un piacere ascoltarlo. I loro terreni si differenziano per i conglomerati marini e per una presenza di calcare più alta rispetto ad altri territori franciacortini. Mi fa provare un ottimo Brut da chardonnay e pinot nero (25€), con 22 mesi sui lieviti: fresco, asciutto, complesso, se ne potrebbe bere all’infinito. Poi il Saten, chardonnay in purezza e 35 mesi di affinamento prima della sboccatura (30€): grande complessità, grande equilibrio, grande finezza… sono stupita ed estasiata.

Concludo il mio giro andando verso un’altra azienda che non conosco, ma mi incuriosisce la dicitura “eno artigiano” sulle sue etichette: è Stefano Milanesi, titolare dell’omonima azienda biologica nell’Oltrepò.

Sguardo indagatore, si chiede come mai voglio provare solo i suoi spumanti e non gli altri vini: non potendo assaggiare proprio tutto, mi faccio trasportare dalla passione e dall’istinto. Inizio col suo “Vesna Rosé” del 2014, un metodo classico da pinot nero con intensi sentori di lampone e rabarbaro che tornano prepotentemente in bocca, con una giusta acidità e un bell’equilibrio. Trovo interessante anche il “Vesna Nature” 2013, anch’esso da pinot nero ma vinificato in bianco, ricco di profumi freschi e intriganti, intenso, con una buona struttura. Il prezzo in cantina per entrambi è di 28€.

Rese basse in vigna, nessuna concimazione, uva raccolta alla giusta maturazione (senza anticipazioni), pressatura di uve intere, uso di lieviti indigeni, nessun tipo di chiarifica: tutto ciò per ottenere circa 8000 bottiglie di spumante di 3 diverse tipologie, tutte ricche di profumi, persistenza e grande personalità. Decisamente fuori dagli schemi.

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