Vignaioli Naturali a Roma:”Ma lei che ci fa qui tra questi dilettanti allo sbaraglio”?

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L’aggettivo naturale piace tanto a tutti, ma non significa niente! Prima lo avevano affibbiato ai vini adesso ai produttori, ma va bene così. Saranno gli stessi vignaioli? Era la domanda che mi facevo mentre mi recavo all’Hotel The Westin Excelsior Rome per degustare i vini dei Vignaioli Naturali a Roma.

Sono gli stessi che qualche mese fa hanno fatto assaggiare i loro vini in una città dell’altra economia, mezza diroccata e trasformata in un mega centro sociale con murales inneggianti a Che Guevara.

Dovevo fare ancora solo pochi metri ed avrei avuto la risposta. Entro nell’hotel, mi avvicino al banchetto preparato all’occorrenza per pagare il biglietto e chiedo di acquistarne uno, domando se ci sono sconti per i sommeliers iscritti alle varie associazioni, ricevendo una perentoria risposta negativa. Prendo l’elenco dei produttori ed entro nel grande salone dove trovo amanti del vino curiosi a soddisfare il loro palato. Cerco di capire dove mi trovo leggendo il numero del banco del produttore che volevo visitare per primo, e mi accorgo che sui banchi non sono stati assegnati i numeri, per cui è stato molto difficile orientarmi, ma non mi perdo d’animo, chiedo al primo banco che avevo di fronte di dirmi che numero gli era stato assegnato e inizio il mio giro di degustazione.

Leggendo l’elenco dei vignaioli mi accorgo che ci sono nomi notissimi che una volta erano tra quei produttori di vini che oggi chiamano “convenzionali” e altri molto meno noti. L’assaggio procede at random, ormai sapevo orientarmi bene e procedevo alternando produttori apprezzati per la loro bravura e quelli meno noti di cui volevo accertarne l’attendibilità.

Operando così alternavo vini buoni a vini molto scadenti e mi chiedevo da ex produttore di vino da garage come facevano a presentarsi in pubblico con le loro spremute di acido tartarico con qualche molecola di troppo acido acetico e di acetato d’etile.

Durante la degustazione non ho trovato vini cassati o con fecce pesanti, come non ho trovato orange wines, anche se qualche produttore diceva di fare macerazioni di qualche giorno o addirittura di qualche settimana, sia in anfora che in tini di fermentazione.

I barolo assaggiati erano quelli della “vecchia guardia”, i vini bianchi dei vignaioli del nord est li ho trovati buoni con alcune punte di eccellenza così come a fianco degli spumanti metodo classico o martinotti vi erano gli ancestrali che per prassi di rifermentazione erano leggermente torbidi.

Un vino che ho trovato disgustoso è quello prodotto con uve affumicate tanto che ho dovuto cambiare il bicchiere ormai contaminato dal fumo.

Quindi tra qualche assaggio buono e tanti cattivi sono arrivato al mio limite, lasciandomi come ultimo assaggio quello di un ottimo produttore di Barolo a cui ho dovuto chiedere: “Ma lei che ci fa qui tra questi dilettanti allo sbaraglio”? Mi ha sorriso e l’ho salutato ringraziandolo.

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