Live Vinoway: Irpinia fucina sperimentale con nuovi stili di vinificazione e modernizzazione viticola
Scritto da Antonio Scatigna | Pubblicato in fatti
Riprendono le Live Vinoway ed alla 30º edizione “Ciak si gira, l’Irpinia” sono presenti Adolfo Scuotto, Milena Pepe, Piero Mastroberardino e Stefano di Marzo nel salotto di Alessandro Rossi e Davide Gangi.
La diretta inizia con lavisualizzazione del video realizzato da Vinoway e Acinus Wine Communication con l’hashtag#iobevoitaliano.
Il video che racchiude i volti, i sorrisi, gli sguardi dei personaggi e produttori più influenti nel mondo del vino italiano ha raggiunto, in una sola settimana dalla pubblicazione, più di 13.000 visualizzazioni. Con questa realizzazione, in questo momento storico, siamo fieri che di coraggio se ne faccia virtù.
Con il tema Irpinia non poteva mancare il titolo ripreso dall’ormai noto evento “Ciak si gira, l’Irpinia”.
L’idea nasce come presentazione di tutte le anteprime vinicole derivanti dallo storico territorio campano. Il 2020 avrebbe dato spazio alla 4º edizione dell’evento, saltato per l’emergenza sanitaria. Il 2021, però, sarà un punto di nuova ed indiscutibile ripartenza.
Con Piero Mastroberardino si parla dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, del quale ne è presidente.
Il progetto nasce 15 anni fa dall’Unione di amici e storiche famiglie vitivinicole che hanno reso onore, nel corso della storia, alle denominazioni di loro appartenenza.
Oggi ne fanno parte il gruppo Antinori, Gaia, Masi, Sassicaia, Ca’ del Bosco, Pio Cesare, Lungarotti, Donnafugata e molti altri ancora.
L’Istituto si occupa di difendere la tradizione delle denominazioni, delle varietà tipiche, promuovendo l’immagine del vino italiano nel mondo intero.
Numerose sono le neo cantine che investono nel territorio delle montagne campane. L’Irpina può considerarsi una fucina sperimentale con nuovi stili di vinificazione e modernizzazione viticola. Di certo l’identità territoriale si esprime concretamente in grandi vini bianchi che offrono longevità decennali: Fiano d’Avellino, Greco di Tufo e Falanghina.
Piero Mastroberardino tiene a sottolineare e ragguardare l’approccio delle nuove cantine al mercato estero.
L’Irpina ha sempre mantenuto un target ed una considerazione di “Grande Classico” e se le produzioni dovessero essere svendute si rischia di perdere la concezione d’importanza della Denominazione.
Fino agli anni ‘70 lo stile di vinificazione dei bianchi irpini era improntato su 3 anni di affinamento, con relativo passaggio in legno prima di uscire sul mercato.
Oggi questa concezione è stata rivalutata offrendo al mercato la possibilità di approcciarsi anche a vini d’annata.
Certo è che il consumatore dei vini irpini sa bene ciò che cerca. Come conferma Alessandro Rossi è lo stile di vinificazione che concede successo ad una denominazione e non il contrario.
La comunicazione dei produttori è semplice: “bevo irpino = bevo qualità”, soprattutto se abbiamo la fortuna di avere bianchi che hanno già vissuto anni di affinamento.
La live integrale è disponibile sul nuovo portale della comunicazione del vino Vinoplay.com o su Facebook cliccando qui.