Piccoli tsunami che fanno male al Salento

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Ogni microuniverso ha le sue perturbazioni, sempre e comunque. E sono utili, utilissime.

I micro climi statici si impaludano e marciscono, dunque le correnti, anche quelle violente, con la loro capacità di rimescolare hanno la nobile missione di tener vivo un sistema.

Chiamare microuniverso il pianeta enoico forse è un po’ riduttivo, ma se ragioniamo delle “cose di casa nostra” probabilmente siamo in grado di definire un cluster ragionevole in dimensioni e, dunque, con una certa propensione ad esser descritto e compreso.

I nomi che ci son più confidenti in questo susseguirsi di “piccoli tsunami” sono due: Albano Carrisi (ai più noto come Al Bano) e Gianfranco Fino (ai più noto come Gianfranco Fino e Simona Natale, non perché conduca una doppia vita sessuale, ma perché insieme fanno la coppia più importante nel panorama vinicolo almeno nazionale, credo di poterlo dire).

Il primo è stato accusato dagli amici di Slow Food di vendere vino ad un prezzo troppo basso e, dunque, di concorrenza sleale verso i produttori.

Al secondo non sono stati assegnati i Tre Bicchieri nella edizione ultima della guida del Gambero Rosso. Escludendo l’ES e con esso tutti i Primitivi di Manduria…

Scrivo di cantine e vignaiuoli del Grande Salento da qualche anno, non ho mai fatto un articolo su Albano Carrisi né uno su Gianfranco Fino e Simona Natale.

Nel primo caso perché ritengo l’attività di Carrisi quella che è, una forma di attaccamento alla terra che viene da dentro e della quale non si riesce a fare a meno, coltivazione e produzione per onor proprio, di famiglia e di patria piuttosto che una attività imprenditoriale atta alla soddisfazione di bisogni primari.

L’attività di Al Bano sulla quale si volesse esercitare il diritto di critica è quella musicale: mezzo secolo di carriera e un successo planetario in ogni strato sociale dovrebbero indurre a qualche pausa di riflessione chiunque!

 Sul suo vino e sulla sua politica commerciale (tra l’altro nemmeno sua) innestare una polemica è stato proprio una “scemenza”, mi perdonino tutti gli amici di Slow Food.

 Così come è una scemenza contestare la possibilità di Al Bano di essere “Ambasciatore del Vino Sud”, ce ne fossero di Al Bano a fare questo … Ma temo che la demenza collettiva ci renda preferibile un Al Bano Ambasciatore del vino Italiano o, magari del vino spagnolo o californiano o sudafricano. Che sono contrade nelle quali Al Bano gode di popolarità pari se non superiore a quella di cui gode nel patrio suol.

E dunque la tempesta scatenata era evitabilissima! Che non sia stata una operazione per attrarre qualche consenso in un momento di stasi?

Certo un po’ mi dispiace che ci sia così poca attenzione al progetto Vino Quotidiano che con la Cantina Coppola di Gallipoli abbiamo messo in campo: quattro bottiglie (un bianco, un rosato e due rossi, monovitigni autoctoni) di ottima qualità e ad un prezzo accessibile (tutti a meno di quattro euro in un discount) per poter consentire a chi ama il vino di bere buono, pulito, giusto e fruibile anche tutti i giorni.

 La Perla dello Jonio è l’etichetta proposta per tutti e quattro. Nulla a che fare con “prodotti acquistati da terzi e offerte speciali”, solo prodotti nativi e a prezzo contenuto.
La seconda tempesta riguarda i Tre Bicchieri.

Esce l’ES di Gianfranco Fino e Simona Natale. Anche su di loro non mi sono mai permesso di scrivere lasciando, giustamente, a penne più autorevoli il basto. La “più importante coppia del primitivo” ha grandissimi meriti.

In fondo dopo gli “antichi giganti” (i Soloperto, Bruno Garofano, Vittorio Pichierri, i Perrucci) il Primitivo di Manduria è giunto agli apici mondiali grazie anche a loro.  Per anni i “bravi giornalisti” si sono sbracciati tessendo le lodi dell’ES, anche esagerando qualche volta, a mio modesto parere. Adesso lo schiaffo all’ES!

E capita. Una annata non è come un’altra. E poi io sono persuaso che lo Jo sia il vero campione di casa Fino-Natale e lo scrissi per tempo …

Cosa dire al proposito?

Ovviamente non c’è nulla di male se il Gruppo “A” cura enologicamente una decina di aziende e tutte prendono la massima valutazione. Appartenere ad una scuderia non può certo essere causa di svantaggio come non dovrebbe essere causa di vantaggio.

La mia modesta opinione è che le guide debbano esser considerate per quello che sono ma che dobbiamo sempre rammentare che la forza enologica di una nazione come l’Italia non può essere nella dimensione delle produzioni e nemmeno nella “costruzione” di grandi vini.

L’esperienza Franciacorta (se si vogliono considerare grandi questi prodotti si faccia pure) è unica e irripetibile. La nostra forza è nelle differenze, nelle culture oltre che nei terroir. Appiattirle significa semplicemente spianare per sempre il panorama che ci ha reso felici.

Non scrivo di guide e nemmeno di vini, non mi piace assegnare bottiglie, bicchieri, forchette e piatti. Ma Bruno Garofano, Gaetano Morella, tutte le ragazze del vino e Vittorio Pichierri sono nella mia personalissima cantina di primitivi, insieme alle bottiglie di ES.

Bevo talvolta anche i vini di Al Bano perché c’è la mano del caro amico Giuseppe che lavora con scrupolosità e grande professionalità.

Di verdeca, negroamaro, susumaniello, malvasia, fiano, chardonnay, sirah, sauvignon e anche pinot grigio ne parleremo un’altra volta, posso solo dire che il Salento è grande e la storia continua…

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