I Colli Tortonesi e il Timorasso

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L’immagine enologica del Piemonte, in particolare all’estero, è da sempre legata ai grandi rossi. La regione è soprattutto identificata con vini prodotti nelle Langhe a base di nebbiolo: il Barolo e il Barbaresco, oltre che con Dolcetto e Barbera.  In un territorio con queste caratteristiche, la vita è complicata per i vitigni a bacca bianca, sempre relegati in secondo piano. Ciò nonostante, sono molte le varietà autoctone piemontesi. Oltre al cortese, all’arneis, all’erbaluce, alla nascetta e alla favorita, negli ultimi decenni si sono accesi i riflettori sul Timorasso, un vitigno storicamente coltivato nell’area dei Colli Tortonesi. La zona collinare in provincia di Alessandria è caratterizzata da un clima mite e soleggiato, che risente già dell’influsso delle dolci brezze, che risalgono profondamente nell’entroterra dal golfo di Genova. I terreni sono di medio impasto, composti principalmente da argille chiare ricche di scheletro, con componenti calcaree. L’habitat si è rivelato particolarmente adatto al timorasso, che per secoli ha monopolizzato le vigne di queste terre. Nonostante la qualità delle sue uve, è stato lentamente abbandonato per la sua incostanza e le sue scarse rese. Dopo la devastazione della fillossera e nei decenni successivi, nell’area dei Colli Tortonesi sono stati piantati soprattutto il cortese e la barbera, stravolgendo le tradizioni storiche e la vocazione del terroir. Il timorasso sembrava ormai destinato a un declino che lo avrebbe portato all’inevitabile estinzione. Tuttavia, nel corso degli anni ’80, Walter Massa per primo e in seguito anche altri piccoli viticoltori locali, hanno cominciato a recuperare il vitigno e a ripiantarlo. Una riscoperta avvenuta anche grazie al movimento complessivo di generale riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni, che in quegli anni cominciava ad attraversare la penisola. Le prime vinificazioni hanno subito messo in luce il potenziale dell’uva e nel giro di pochi decenni, gli ettari si sono velocemente moltiplicati. Gli appassionati più attenti e curiosi, cosi come la critica di settore, ha cominciato a interessarsi a questo sorprendente bianco piemontese. Oggi il timorasso non è solo il vitigno simbolo del territorio, ma uno dei grandi bianchi emergenti, che sta conquistando un pubblico sempre più vasto. Il suo segreto risiede nella sua spiccata personalità, intensità e longevità. Se da giovane esprime soprattutto profumi di fiori di campo, aromi di frutta bianca, mandorla fresca ed erbe aromatiche, dopo alcuni anni d’affinamento in bottiglia, regala note di pietra focaia, cenni di idrocarburi e di resina di pino. Il sorso resta sempre di grande freschezza, teso e verticale, con una scia sapida, che connota un finale lungo e persistente.

Photo Credits: Vigneti Massa

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