Il Brunello di Montalcino: un successo che non conosce crisi
Scritto da Alessio Turazza | Pubblicato in Interviste, vino
Le giornate di Benvenuto Brunello (11-12 novembre) sono state l’occasione per degustare le nuove annate dei vini della denominazione: il Brunello di Montalcino 2018, il Brunello di Montalcino Riserva 2017 e il Rosso di Montalcino 2020 e 2021 Il 2018 si è rivelato un millesimo di buona qualità, ma non eccelso come il 2016.
Sicuramente difficile da interpretare da un punto di vista climatico, ha premiato le cantine che hanno privilegiato vinificazioni delicate e poco estrattive, assecondando le caratteristiche delle uve, non troppo concentrate e dense, con l’obiettivo di realizzare vini più leggeri, ma armoniosi ed equilibrati, già piacevoli da bere subito. Benvenuto Brunello ha offerto lo spunto anche per analizzare l’andamento della denominazione.
Il successo del Brunello di Montalcino continua con prezzi medi in crescita, la tenuta dei volumi e un incremento sui mercati più importanti. Nei primi 9 mesi dell’anno si è registrata una crescita in valore pari a +21,5%, con un prezzo medio tra Annata e Riserva di 27 euro a bottiglia franco cantina. Secondo le stime del Consorzio, la proiezione per il 2022 dovrebbe arrivare a un valore complessivo delle vendite di Brunello vicino ai 250 milioni di euro. In crescita anche i numeri relativi al Rosso di Montalcino, con rialzi sia in valore (+20%) che in volume (+9%). Il mercato interno rappresenta circa un 30%, mentre il mercato estero è rappresentato per il 33% dagli USA e a seguire da Canada, Germania, Regno Unito e altri Paesi europei ed extra europei.
Sul presente e il futuro del territorio abbiamo intervistato il Presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci.
Anche negli anni difficili della pandemia il Brunello di Montalcino si è difeso bene è i dati dei primi 9 mesi del 2022, indicano un’importante crescita.
“Quando è scoppiato il Covid, nel febbraio 2020, era l’ultimo giorno di Benvenuto Brunello. Avevamo pensato se era il caso di chiudere, ma ci voleva un’ordinanza del Prefetto. Così abbiamo deciso di prendere i nomi di tutti i partecipanti per garantire la tracciabilità in caso di problemi. Per fortuna, nonostante un afflusso di 4000 persone, non ci furono contagi. Durante la pandemia il mercato non si è fermato, anzi le vendite dell’annata 2015 sono andate bene, abbiamo avuto la fortuna che in vigna si è potuto continuare a lavorare e le aziende hanno continuato a vendere con ottimi risultati. Oggi Montalcino è un brand a livello mondiale. Non è più la forza di una singola annata a decretare il successo del vino, ma il brand Montalcino. I mercati acquistato gli stessi quantitativi in tutte le annate e questa è una garanzia per tutti i produttori.”
Il Brunello di Montalcino Riserva 2016 Fattoria dei Barbi si è aggiudicato il secondo posto nella classifica dei migliori 100 vini stilata dalla famosa testata statunitense Wine Spectator e Giulia Härri è stata premiata come Miglior Giovane Enologo 2022. Due successi che rafforzano il prestigio della denominazione
“Si, il riconoscimento di Wine Spectator è stata una bella sorpresa, molto importante soprattutto per i mercati esteri. Giulia Härri è una ragazza bravissima, figlia dell’enologo di Banfi per molti anni, che aveva contribuito in modo determinante a far crescere il marchio dell’azienda. Giulia è molto brava e preparata professionalmente. Per Montalcino è un riconoscimento molto importante, perché rappresenta anche un ricambio generazionale necessario per assicurare il futuro alla denominazione. Anche all’interno del Consorzio ci sono molti giovani che garantiscono la continuità del lavoro. Oggi le nuove generazioni viaggiamo molto e fanno esperienze in tutto il mondo. Il loro contributo è fondamentale, perché arricchiscono di nuove visioni il territorio.”
La stella assegnata dalla Guida Michelin allo chef Matteo Temperini del ristorante Campo del Drago della Tenuta Castiglion del Bosco e la conferma della stella allo chef Domenico Francone del ristorante Sala dei Grappoli Poggio alle Mura di Castello Banfi sono due segnali importanti per la ristorazione di Montalcino e più in generale per l’ospitalità e il turismo.
“Sì, sono due successi molto importanti per tutto il comparto del turismo enogastronomico. Per quanto riguarda l’ospitalità, eravamo abituati a un afflusso soprattutto dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti. Nel 2021 il turismo è cambiato e a Montalcino sono arrivati molti turisti italiani, che hanno permesso ad agriturismi, B&B, ristoranti di lavorare. Un turismo meno ricco, ma che ha consentito alla nostra economia di andare avanti. La cosa bella di Montalcino è che si lavora con un semplice B&B e con ristorazione e alberghi di alto livello, in modo da accontentare tutti. Montalcino è diventata un’attrattiva anche per la bellezza del suo territorio. Metà della superficie comunale è coperta da boschi, nell’altra metà ci sono 3600 ettari di vigna, ma anche oliveti, seminativi e pascoli. È un territorio bello perché è rimasto incontaminato, spesso i turisti chiedono dove sono le vigne, perché dalle strade se ne vedono poche. Questa è la bellezza del nostro territorio, la sua biodiversità. La denominazione è nata 55 anni fa ma non ci siamo dimenticati anche delle altre produzioni agricole tradizionali. Abbiamo creato una Fondazione Territoriale, un Distretto Rurale, stiamo valorizzando l’olio extravergine, lo zafferano, il miele, i cereali, è un segnale di maturità e di serietà di un territorio che cresce nella sua interezza. Oggi il vigneto di Montalcino è per circa il 60% condotto in agricoltura biologica e il Comune è Carbon Neutral da una dozzina di anni. È un’area che non ha industrie, in un momento storico in cui tutti seguivano il miraggio dell’industrializzazione, Montalcino ha puntato sulla tradizione agricola. La regione Toscana ha avuto la fortuna di avere un settore agricolo importante, che ancora oggi è trainante. Il turismo del vino si integra perfettamente con quello paesaggistico e artistico, lo completa e rende l’esperienza unica.”
Sempre più cantine producono etichette dedicate a un cru aziendale o a singole vigne. State pensando a una zonazione del territorio sul modello delle Langhe, per definire le diverse aree della denominazione e legare i vini al territorio in cui nascono?
“Il territorio di Montalcino è stato diviso fin dagli anni ’70 in quattro macro-aree, nord, sud, est e ovest. Ora il territorio è stato suddiviso tra nord-est, nord-ovest, sud-est e sud-ovest. La zonazione ha delle grosse difficoltà soprattutto per la presenza a Montalcino di tipologie di suoli molto varie a livello geologico. Abbiamo realizzato una carta con indicata la collocazione delle aziende, in modo che possa aiutare i consumatori ad orientarsi. Personalmente non sono un sostenitore della zonazione, per ora funziona bene così. Nella zonazione vedo il rischio è di creare produttori di seria A e di serie B senza essere realmente sicuri che sia così.”
