Il Grande Enologo Mariano Murru racconta i 30 anni di Turriga
Scritto da Davide Gangi | Pubblicato in Interviste, vino
Nel 1988 Giacomo Tachis, insieme alla Famiglia Argiolas e al suo allievo Mariano Murru, oggi direttore tecnico della Cantina, pensò di raccontare la meravigliosa terra sarda, “mescolando” gli autoctoni del territorio.
Nel 1991 fu presentato il Turriga, dopo aver sostato per 18/24 mesi dentro barriques di rovere francese e affinato in bottiglia per 12/14 mesi. L’idea innovativa e “rivoluzionaria” conquistò subito gli appassionati e fu apprezzato dalla critica internazionale, portando il vino rosso sardo fuori dai confini regionali. Un successo che dopo 30 anni si rinnova grazie all’attenta mano e intelligenza enologica di Mariano Murru, che ha saputo ben incarnare l’idea del suo maestro, donando al Turriga una impronta personale che anno dopo anno accresce il fascino e l’armonia rendendolo uno dei vini più rappresentativi dell’enologia italiana nel mondo.
Mariano Murru è stato premiato da Vinoway nel 2020 come Miglior Enologo Italiano. Un riconoscimento che abbiamo voluto assegnargli per il suo spirito di abnegazione e di dedizione alla sua amata sardegna. Dimostrazione tangibile è proprio quella di aver voluto “sposare” in esclusiva l’azienda Argiolas creando vini eccellenti che solo un grande enologo può realizzare.
Mariano Murru è tra i più apprezzati enologi italiani nel mondo, è Presidente di Assoenologi Sardegna e fa parte dei 27 Consiglieri di amministrazione nazionale di Assenologi, presieduta da Riccardo Cotarella.
Ho incontrato per i lettori di Vinoway, Mariano Murru.
Mariano, il “Turriga” compie 30 anni. Come si è evoluto e quali sono le espressioni di innovazione di questo meraviglioso vino?
Il Turriga è il vino portabandiera di Argiolas e se vogliamo anche della Sardegna intera in quanto riassume in sè alcuni dei vitigni più importanti della nostra Isola, a partire dal Cannonau che esprime a pieno la grande personalità dei vini della Regione. Abbiamo cercato di ottenere il meglio da ogni annata, ma il filo conduttore è sempre stato quello di raggiungere la qualità assoluta anno dopo anno. Sono state effettuate tante lavorazioni, dalla vigna alla cantina fino al processo di imbottigliamento, dedicando profonda attenzione ad ogni step. Questo vino è ottenuto dal blend di 4 vitigni diversi che però hanno anche diversi tempi di maturazione, pertanto abbiamo la possibilità di modificare la percentuale di un vitigno rispetto ad un altro a seconda dell’annata. Tutto questo cercando sempre di mantenere lo stile aziendale e del vino stesso con delle particolarità dovute anche all’andamento climatico dell’annata, ma fortunatamente c’è sempre stato grande riscontro da parte del pubblico e dei consumatori. Noi umilmente cerchiamo di fare al meglio il nostro lavoro, anche grazie al supporto della tecnologia che ci aiuta dal punto di vista viticolo ed enologico per la gestione dei vari processi. Mi piace ricordare un aneddoto, quando in azienda venne a trovarci il Direttore dell’Università di Bordeax, che rimase letteralmente stupito dal nostro laboratorio, per noi fu motivo di grande orgoglio perché a Bordeaux una struttura simile ce l’aveva solo Chateau Haut-Brion, una delle migliori realtà francesi. Siamo dunque consapevoli di seguire la strada giusta in quanto poniamo sempre più attenzione ai fattori scientifici-analitici che ci ha trasmesso il grande Maestro Giacomo Tachis. Il primo a sposare questa linea di pensiero è stato il fondatore Antonio Argiolas con i suoi figli Franco e Giuseppe che fin dall’inizio diedero notevole importanza alla ricerca e alla sperimentazione, tant’è che molto probabilmente siamo tra le poche aziende italiane che ha investito e continua ad investire in questo al fine di raggiungere anno dopo anno nuovi obiettivi e traguardi. Io ho deciso di accettare questa filosofia di pensiero e ad oggi posso dire di aver fatto la giusta scelta perché mi ha permesso di ottenere dei vini importanti e apprezzati per ogni tipologia, dagli spumanti ai vini da dessert.
Giacomo Tachis è stato una leggenda, però oggi possiamo senz’altro affermare che Argiolas ha in squadra un vero e proprio fuoriclasse come Mariano Murru, che ha saputo mantenere le espressioni e le indicazioni del suo maestro aggiungendo anche una propria identità.
Ti ringrazio molto e mi inchino alla grandezza del maestro. A volte mi chiedo “Ma che cosa ti ha trasmesso il maestro, cosa ti ha insegnato Giacomo Tachis?” Mi ha insegnato a non essere superficiale, ad essere sempre attento al lavoro che si fa, cercando sempre il massimo della qualità, preservare e valorizzare l’eccellente materia prima offerta dalla natura per ottenere dei vini importanti. Oggi tutto questo è possibile, come già detto in precedenza, grazie alla tecnologia, ma già all’epoca il maestro Tachis si trovò in perfetta linea con i proprietari dell’azienda, per questo motivo mi chiamò e mi disse di aiutarlo perché l’azienda aveva una bella visione di impresa ed era composta da persone stupende. Decisi di accettare e sono contento di averlo fatto.
Tu hai sposato in toto quella che è la filosofia dell’Azienda Argiolas,donandogli anno dopo anno un valore aggiunto, forse molti tuoi colleghi avrebbero intrapreso altre strade.
Io sono molto felice, l’ho detto in più occasioni perché è stato un bellissimo percorso, una parte importante della mia vita e mi sono trovato a far parte di questa famiglia. Ho seguito con grande passione tutto quello che poi abbiamo portato avanti nel corso degli anni e ormai siamo ad oltre 23 vini della linea Argiolas, più tutto il resto. Tutti i vini fortunatamente hanno riscosso un grande successo, abbiamo doppiato la produzione di 10 anni fa, continuando ad evolverci sia per quanto riguarda l’aspetto viticolo che quello della commercializzazione. Abbiamo investito molto sulla cantina, dall’architettura all’approccio dell’ambiente, il consumo dell’energia, il risparmio idrico. Sono veramente tanti elementi che nell’insieme fanno la grandezza di questa azienda che ha sempre e comunque dei punti fermi, quali il forte legame verso il territorio e le sue tradizioni con un occhio verso l’innovazione ed il futuro attraverso costanti aggiornamenti. Questa linea di pensiero è stata sempre dettata da Antonio Argiolas, ricordo che durante il giorno del suo 100° compleanno era entusiasta come un ragazzo di 15 anni, con la stessa voglia di intraprendenza per impiantare un nuovo vigneto, per conquistare un nuovo mercato e per costruire un nuovo vino, focalizzandosi sempre sulla qualità e l’eccellenza.
Mariano Murru è considerato da Vinoway e anche da altri colleghi il Miglior Enologo Italiano. Quali altre soddisfazioni vorresti avere?
Sono onorato di questi riconoscimenti, faccio il mio lavoro con grande passione e vorrei che la Sardegna venisse conosciuta di più per quello che può offrire e per quello che può fare. Il mio impegno in questo momento è quello di salvaguardare il grande patrimonio di biodiversità del territorio e farlo conoscere al mondo intero, anche al di là dei vitigni più conosciuti. Faccio del mio meglio per far comprendere le grandissime potenzialità che ha questa Regione, a detta dei più “piccolo continente” con tante particolarità e tante espressioni diverse l’una dalle altre. È un mondo tutto ancora da scoprire e io nel mio piccolo cerco di farlo attraverso i vini.
Aspettiamo te e i produttori della meravigliosa Sardegna alla Vinoway Wine Selection 2023 che si terrà il 16 e il 17 ottobre prossimo presso Castello Monaci Resort – Salice Salentino (Le)
Molto volentieri e ringraziamo te Davide Gangi e tutto lo staff di Vinoway per la grande attenzione che ha avuto nei confronti della nostra Isola. Saremo sempre riconoscenti perché avete avuto la sensibilità di riconoscere il nostro incremento qualitativo degli ultimi anni con il coraggio di dichiararlo pubblicamente sulle reti televisive nazionali. Questo ci fa sicuramente onore e ci da la spinta a migliorarci sempre di più. Saremo sicuramente onorati di essere presenti alla prossima Vinoway Wine Selection per parlare un po’ della nostra Isola che amiamo tanto e che vorremmo fosse sempre più conosciuta ai vari estimatori, non solo italiani ma anche del resto del mondo. Grazie a Vinoway per tutto quello che ha fatto per noi.
Ho degustato il Turriga delle annate 1998, 2008 e 2018 con l’Enotecnico Antonio Scatigna Vice Curatore Vinoway Wine Selection.

Turriga 1998
In grande linea con lo stile colorimetrico cupo e contemporaneamente luminoso nelle sfumature che tentano l’aranciato ma si aggrappano al granato che non vuol abbandonare la vivacità del vino. Il tabacco da pipa è vigoroso, sembra esser acceso ed esprime un racconto d’altri tempi. La scorzetta d’arancia riappare flambata, questa volta caramellata in un rum d’affinamento servito esclusivamente nei locali più prestigiosi. Le caldarroste offrono, inizialmente, una nota appena bruciacchiata dalla brace, poi evolvono in cremosità balsamiche ed eucaliptiche. Il ginseng rasenta l’emozione sia da radice che in torrefazione, con un tocco di cuoio in lavorazione da mastro artigiano. Al sorso offre una rotodità evolutiva e prestigiosa. Il tabacco sembra esser accompagnato dalle amarene in confettura e dalle prugne essiccate tra il pepe e la senape. Il cappero salato sembra un timbro riconoscitivo. Il Tannino è caldo, avvolgente e preciso nelle sfumature da anacardi e noci brasiliane. Interminabile nella persistenza, indistruttibile nei 24 anni d’affinamento.
Turriga 2008
Rosso rubino, anch’esso cupo e fitto ed allo stesso tempo luminoso e vivo nelle sfumature che giocano tra il granato ed il brillante aranciato. All’olfatto si concentra verso il cappero salato e va a solleticare delle punte sulfuree che esprimono quasi un’eruzione lavica. Diversi momenti olfattivi riescono ad esprimere molteplici esplosioni e sfumature, a volte contrastanti e sorprendenti. Le scorzette d’arancia appaiono flambate e caramellate quasi in un sale iodato e marino. Le carrube donano un vantaggio alla frutta secca, educando uno pieno liquorino da mallo di noce artigianale. Il sigaro appare appena arrotolato e dona un tabacco pregiato ed indubbiamente ricercato. Il sorso è ricamato, distinto e contemporaneamente concentrato verso un’ondulazione piccante, calda e robusta. Il tannino è paradossalmente salato, d’incedibile fascino in 14 anni d’affinamento. La foglia di tabacco diventa masticabile nella freschezza, con pepe e polvere di caffè arabica. Una sintesi d’incredibile fascino nell’infinita persistenza.
Turriga 2018
Rosso rubino, pieno e compatto, contemporaneamente luminoso tra le sfumature che si rivolgono al violaceo, granato con pizzichi di vivace evoluzione. L’olfatto mira ad un obbiettivo ben preciso, quello di confermare le aspettative ricche di emozioni. La frutta rossa accoglie una serie di sfumature che evolvono tra le more dolci che accarezzano una fine liquirizia che zampilla spezie spiritose, piccanti e seducenti. Le giuggiole sono coinvolte dai corbezzoli in una nota senapata, ricca in pepe nero e wasabi. Il mirto si dimostra stuzzicante e materializza una proiezione verso una macerazione da prezioso liquorino con anice stellato e cumino. Il sorso si dimostra decisamente incantevole, quasi come una coperta di velluto che ai primi freschi diventa avvolgente e rincuorante. Il tannino è un battito di cuore, così sereno da diventar affettuoso. Il corpo caldo e contemporaneamente sinuoso dimostra fascino ed eleganza. La freschezza raggiunge un punto ben preciso nella balsamicità da cappero salato. Persistenza interminabile, commovente e decisamente penetrante.
Interviste Mariano Murru:
in azienda
al Vinitaly