Il Vesuvio e i suoi vini

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La Campania è una delle regioni italiane che può vantare origini antichissime nel campo della viticoltura. Le popolazioni elleniche fondarono la prima colonia greca sull’isola di Ischia, Πιθηκοῦσσαι, e poi sulla terraferma a Cuma, Neapolis, Poseidonia (Paestum). Con i primi insediamenti greci, arrivò in Campania anche la cultura della vite e del vino, che si diffuse ben presto grazie a condizioni particolarmente favorevoli.

Il clima mite e ventilato, grazie alle brezze del mare, e i terreni particolarmente vocati, spesso di matrice vulcanica, come a Ischia, nella zona dei Campi Flegrei e nell’area vesuviana, si rivelarono perfetti per la coltivazione della vite. La viticoltura si diffuse poi in modo più estensivo durante il successivo periodo della dominazione romana. In queste terre si produceva il celebre Falerno, considerato uno dei vini più pregiati dell’epoca, famoso in tutto l’impero per la sua qualità. Non possiamo sapere quali vitigni si coltivassero nei tempi antichi, ma certo l’eredità dei millenni passati ci ha consegnato una ricchissima collezione di vitigni autoctoni, soprattutto a bacca bianca, di alta qualità. Le pendici del Vesuvio dimostrarono fin da subito di possedere caratteristiche ideali per la vite. Ne sono testimonianza le numerose ville d’epoca romana dell’area vesuviana, spesso fornite di dolium interrati per le vinificazioni.

Reperti architettonici che sono giunti quasi intatti fino ai giorni nostri, cristallizzati nel tempo dalla terrificante eruzione del 79 d.C. I terreni sono costituti da sabbie e lapilli di origine vulcanica, ricchi di elementi minerali e molto drenanti. Grazie alla peculiarità dei suoli, le viti vesuviane non sono state toccate dalla devastazione della fillossera di fine Ottocento e sono presenti numerose vigne centenarie a piede franco. Ancora oggi le fallanze sono colmate con l’antico metodo della propaggine, interrando un tralcio di vite, senza usare portinnesti. L’area vitata si trova a un’altitudine compresa tra i 200 e i 700 metri sul livello del mare.

Le buone escursioni termiche tra le temperature del giorno e della notte, favoriscono una maturazione lenta e lo sviluppo di corredi aromatici particolarmente ricchi e intensi. Nell’ultimo decennio, il livello dei vini del Vesuvio è progressivamente cresciuto, grazie all’impegno di alcuni produttori che hanno puntato decisamente sulla qualità e sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, sia nei classici assemblaggi del Lacryma Christi bianco e rosso, sia con vini in purezza.

Tra le uve a bacca bianca spiccano, in particolare, il Caprettone, un tempo erroneamente confuso con la Coda di Volpe, e la Catalanesca, un vitigno d’origine spagnola, introdotto in Campania nel XVI secolo dai Borboni. Il vitigno a bacca rossa tipico del territorio è il Piedirosso, che dona vini armoniosi, ricchi di aromi fruttati, con tannini delicati e una buona freschezza.

Foto Credits: Cantine Astroni

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