DOCG Castel del Monte Rosato. Enzo Scivetti: “Polemiche senza senso”.
Scritto da Davide Gangi | Pubblicato in Interviste
Quanto rumore fastidioso causato inutilmente in alcuni blog commentando la nuova Docg Castel del Monte Rosato…! Ma era necessario?
Questi signori che discutono e gridano addirittura allo scandalo conoscono sul serio la nostra Terra come vogliono farci credere? Mi piace immaginare che la prossima volta che si parlerà del territorio pugliese e non solo, si terrà conto del lavoro di molte aziende piccole e grandi che si sacrificano affinché si possa crescere ed offrire vini dell’eccellenza.
Questi signori hanno mosso critiche che hanno interessato non la valutazione di una “bottiglia” in particolare, ma una zona vocata anche alla produzione di vino rosato, quella del Castel del Monte appunto, quasi per partito preso, dimenticando, forse, di aver attinto da questo “paniere” nel quale adesso vogliono “rompere le uova”…
Ho chiesto aiuto anche a Enzo Scivetti, che fa parte delle Commissioni Ministeriali per l’assegnazione delle Docg, chiedendogli un parere.
Tu sei spesso componente nelle commissioni ministeriali per la valutazione dei vini ai fini del riconoscimento delle Docg. A molti piacerebbe sapere quali sono i criteri con cui vengono attribuite.
Scindiamo la questione della procedura generale dall’attività della commissione. Intanto va specificato che le Docg non vengono attribuite dall’alto (vedi Regione, Ministero, UE) ma vengono richieste dal basso ovvero dai consorzi di tutela dei vini Doc che vogliono veder riconosciuta la Docg. La procedura è tale da richiedere un nuovo disciplinare con una serie di indicazioni produttive specifiche autoproposte dagli stessi consorzi e valutato dalle Commissioni Regionali e Ministeriali tutelando la corretta “pubblicità” del percorso che prevede anche delle pubbliche audizioni. Prima dell’ultima pubblica audizione, delle verifiche ultime della commissione ministeriale e della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, i vini devono essere valutati da una apposita Commissione Ministeriale per l’Accertamento del Particolare Pregio dei vini che ambiscono a veder riconosciuta la Docg.
I criteri di valutazione sono semplicissimi e basati sulla normativa vigente. I vini, prelevati da appositi incaricati presso le cantine sorteggiate, sono sottoposti alla valutazione qualitativa di una Commissione Ministeriale costituita da 10 membri di cui 5 appartenenti ad AssoEnologi e 5 all’ONAV, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino che mi vede Delegato Regionale Puglia e della Provincia di Bari. I giudizi a punteggio espressi dalla commissione sono processati matematicamente al fine di ottenere un punteggio medio ottenuto eliminando quello più alto e quello più basso espresso dai giudici della commissione. Se tale punteggio supera il valore di 80 punti, il vino supera positivamente la valutazione.
In un anno alla Puglia sono state assegnate quattro Docg (le uniche al momento); cosa è cambiato in quest’ultimo periodo?
A mio avviso le Docg sono due di cui una con tre tipologie. In Puglia è cambiata la consapevolezza del potenziale dei vini pugliesi e “di poco” è migliorata la capacità di dialogo e collaborazione tra le aziende, che ha portato a completare l’iter per la Docg per i due consorzi richiedenti.
Sono nate “polemiche” per l’assegnazione della Docg Castel del Monte bombino nero per la produzione del vino rosato, sarebbe stato meglio evitarle?
Ritengo che siano polemiche senza senso. Anche in questo caso è necessario chiarire alcuni punti di fondo. Innanzitutto, Docg è una designazione che obbliga le aziende produttrici ad attenersi ad un disciplinare di produzione che hanno loro stesso scaturito e che è stato approvato dalle autorità competenti: questo assolutamente non vuol dire che un vino Docg sia di migliore qualità di altri. Polemizzare sui meriti di vini, vitigni e territori, vuol dire essere fuori strada: per “merito” si può avere un pubblico elogio da un giornalista ma in questo caso siamo di fronte a procedure normate dall’UE. Il giornalista può liberamente scrivere che altre produzioni territoriali avrebbero meritato di più, ma è una sua opinione. Probabilmente ci si dovrebbe chiedere perché i produttori di altre aree geografiche non credano al potenziale del proprio rosato come hanno fatto a Castel del Monte. Perché i produttori salentini continuano quasi totalmente a produrre il rosato come Igt Salento e non come Doc da cui poter richiedere una Docg? Perché per i Cerasuoli Abruzzesi non è stata chiesta la Docg come per il Montepulciano delle Colline Teramane? Le risposte spettano e ai rispettivi consorzi e produttori.
Piuttosto ritengo utile specificare alcune peculiarità del Bombino Nero che ne giustificano qualità attuali e potenziali. Il Bombino Nero è un vitigno dagli acini con buccia sottile e irregolarmente pigmentata a maturazione. Questo consente di poter utilizzare questa uva solo per vini rosati che si gioverebbero di una vendemmia fatta al momento opportuno, con la giusta acidità e le tipiche fragranze e colori. Un rosato da Bombino Nero non sarà mai un sottoprodotto della produzione di un vino rosso arricchito con la tecnica del salasso, tecnica che conseguentemente produce un rosato come “scarto” più o meno nobile di lavorazione. Già questo costituisce una prerogativa molto importante per questa nuova e meritata tipologia della nuova Docg.
Ricordo che accadde lo stesso alla Docg Primitivo di Manduria Dolce Naturale, non credi che sia da considerare invece come un buon inizio?
È sicuramente un buon inizio. Anche per il Primitivo Dolce Naturale di Manduria si sono innescate polemiche che in parte ho condiviso in senso costruttivo: chiunque avrebbe voluto vedere Docg il Primitivo secco, magari una Riserva. Scelte di politica economica hanno indotto a virare sul Dolce Naturale per lasciare ancora aperte quelle vie commerciali che finiscono in qualche stabilimento di imbottigliamento in nord Italia, una via per garantire una pessima sussistenza al vignaiolo pugliese.