Intervista a Marjan Simcic
Scritto da Davide Gangi | Pubblicato in Interviste
Oggi incontriamo Marjan Simcic, produttore del Collio Sloveno proveniente da una famiglia che da cinque generazioni produce uva e vino.
L’azienda ha origine nel 1947 con la coltivazione di terreni dislocati in Slovenia e in Italia che producono Ribolla, Sauvignon , Friulano, ma anche le uve portate da Napoleone provenienti dalla Francia, come il Sauvignon blanc, lo Chardonnay, il Pinot grigio, il Pinot Nero, il Merlot.
Marjan su quali principi si basa la tua produzione?
La nostra tradizione ci impone di basare la produzione sulla semplicità, senza seguire le tendenze del momento. Io lavoro come mi hanno insegnato mio nonno e mio padre, rispettando la terra … non uso concimi chimici, non faccio trattamenti, per questo le nostre produzioni sono molto limitate, perchè quando non usi tutti questi prodotti le vigne vecchie danno poca quantità, ma di qualità. Abbiamo un microclima particolare, da una parte siamo vicini al Mar Adriatico e dall’altra parte ci sono le Alpi, questo ambiente dona carattere ai vini, è importante l’esposizione della vigna, ogni varietà ha bisogno del suo clima, ad esempio Ribolla e Merlot hanno bisogno del caldo, ma questi non sono segreti, le vecchie generazioni questo già lo sapevano e avevano rispetto nel piantare, senza preoccuparsi di ciò che il mercato richiedeva. Per fare un vino importante ci vogliono molti anni e una vigna stabilizzata sul territorio, in poco tempo non si può fare un grande vino, questa è la mia filosofia, questo è ciò che ho imparato da mio padre che è ancora con me in azienda e da mio nonno che era un maestro in cantina.
Voi producete principalmente vini bianchi
Sì , il Collio è un territorio maggiormente vocato alla produzione di vini bianchi e le nostre varietà sono per il 75% bianche.
Qual è il target di riferimento della vostra utenza, a chi si rivolge il vostro vino?
Ci rivolgiamo soprattutto a chi vuole “bere qualcosa di più”, qualcosa di tipico del territorio, vini con personalità, vini naturali di qualità, longevi. Questo te lo può offrire solo un grande prodotto, un grande lavoro proveniente da un grande territorio. Io arrivo da una terra da dove dai tempi dei romani si produce l’uva e si fa il vino.
Qual è il vostro mercato di riferimento più importante?
Esportiamo in 38 Stati, Europa, Nord America, Sud America, Asia, Giappone, Hong Kong, esportiamo più del 75% verso il mercato domestico. Produciamo vini di un certo livello soprattutto per la ristorazione, per gli appassionati di vino, per le enoteche. Devi puntare soprattutto a mercati come Italia, Francia, Inghilterra, America, California, dove c’è la cultura del vino, dove la clientela ha una conoscenza che le permette di riconoscere i vini industriali da quelli naturali, il nostro focus è sicuramente su questi mercati.
E in Italia la ristorazione come risponde?
Molto bene, noi da tanti anni lavoriamo con la ristorazione gourmet in Italia. Siamo sul mercato da più di 25 anni, i nostri vini si trovano nei ristoranti più importanti, stellati, abbiamo 16 etichette, una produzione che non è grande, al massimo 100 mila bottiglie, ma ripeto, di qualità.
Avete in mente di produrre delle altre tipologie o vi fermerete a queste che già sono consolidate?
Io non sono interessato alla produzione di bollicine o vini più amabili, più profumati, per attirare l’attenzione delle donne, dei giovani che iniziano a bere o altro. Io non cerco tutto questo, mi impegno per ottenere il miglior prodotto, sfruttando tutto quello che il territorio può offrire. Sono 25 vendemmie che vinifico e l’esperienza tramandatami mi ha insegnato che non sempre è possibile fare i vini che il mercato richiede, bisogna concentrarsi su ciò che si sa fare meglio.
Vi collocate nell’ideologia degli orange wine?
Si, anche se per me il vino non ha il colore dell’arancia, preferisco magari ambra, vecchio oro o ramato. Io ho fatto questi vini quando ancora nessuno parlava di orange, uve bianche vinificate come si fa con il vino rosso. Mio nonno provò con non più di 4-5 giorni di macerazione, io ho provato nel 2012 a fare una lunga macerazione di 6 mesi,ma il risultato dipende molto dall’annata, dal tipo di uva.
Concedimi una domanda un po’ audace: se dovessi scegliere un tuo vino, quale preferireste?
Assolutamente la Ribolla, vigna che ha più di 57 anni e che dà sempre risultati costanti.
Come trovi oggi i vini bianchi del sud Italia?
La produzione di vini bianchi nel sud è iniziata dalla Sicilia, poi la Puglia, la Sardegna, il Lazio e poi l’Abruzzo che per me ha uno dei migliori bianchi d’Italia: Valentini, che possiede tutte le caratteristiche per stimolarti.
In passato in Sicilia si era diffusa la moda della produzione di chardonnay , ma ora è passata, penso che questa regione non abbia il microclima adatto per dare i migliori risultati. I vini dell’Etna sono molto interessanti, della Puglia mi piace la varietà locale di Fiano, sono vini che rispecchiano le caratteristiche del territorio.
Quale consiglio daresti per produrre un grande vino bianco?
Sicuramente si deve conoscere la storia, la “microlocalità”, poi avere rispetto delle vecchie generazioni dopodiché devi decidere, trovare una strada, una filosofia, senza pensare subito al risultato, provando a cambiare il sistema di lavoro in vigna e in cantina e trovare una propria personalità.
Se tu dovessi dare un valore importante per la produzione di un vino, lo daresti alla vigna, alla cantina, all’enologo, al produttore o all’idea?
Prima devi iniziare con l’idea, poi viene la vigna. Io rispetto la vecchia generazione e ho seguito una strada già tracciata, senza fare grandi cambiamenti ma cercando di dare personalità, ognuno ha una sua filosofia, sa dove vuole andare , è per questo che è importante la testa. Poi c’è il lavoro in cantina, dove bisogna cercare di non sbagliare, stare attenti alla pulizia e mantenere l’ambiente giusto per non rovinare il frutto del tuo lavoro.
Cosa consiglieresti ad un giovane appassionato per invogliarlo ad avvicinarsi al mondo del vino?
Un consiglio che sento di dare è quello di fare esperienza, assaggiare, anche senza studiare tantissimo, fare corsi, partecipare alle degustazioni, alle fiere, parlare con i produttori, andare a vedere il territorio, conoscere le persone, conoscere i vini, solo così, anno dopo anno, riesci a capire quando ti trovi davanti ad un vino importante. Un vino vero racchiude una storia fatta di passione, persone, amore per il territorio e tutto questo fa la differenza rispetto ad uno chimico, fatto in laboratorio.
Cosa vuoi che ti auguri?
Sicuramente la salute, perchè io ho ancora tanta voglia di scoprire cose sempre nuove, il mondo del vino è in continua evoluzione. Spero nel bel tempo, le buone annate che sono fondamentali perché spesso l’esperienza non è sufficiente, basta una grandinata prima della vendemmia per compromettere la programmazione, rovinando qualità e quantità. L’importante comunque è pensare, credere nel proprio lavoro e aspettare le grandi annate.