Valentino Sciotti: un grande manager dell’enologia italiana

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Non vi nascondo che nutro una grande ammirazione per Valentino Sciotti, è un manager di grande capacità, competenza e grandi doti comunicative e di marketing, traghettatore della grande impresa Farnese Vini di Ortona, locata nella regione Abruzzo.

Un uomo che ha saputo dare una importante impronta e svolta all’enologia del meridione indirizzando la politica aziendale verso uno stile funzionale e creando vini con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Ho voluto conoscerlo meglio attraverso questa intervista.

Chi è Valentino Sciotti e come si considera?
Valentino Sciotti è un sognatore che ha avuto la fortuna di realizzare un sogno che sembrava impossibile e per questo, si considera una persona fortunata.

Come e perchè ti sei avvicinato al vino?
Io vengo da una famiglia che è sempre stata vicina alla produzione delle uve e fin da bambino aiutavo mio nonno a fare il vino per casa, anche perché  in quell’occasione venivo dispensato dall’andare a scuola. Crescendo avevo scelto tutt’altra strada, lavorando nel campo delle macchine ed attrezzature agricole, fino a che mio padre, che è stato per 36 anni direttore di una grande cantina sociale locale, non mi ha convinto a misurarmi in un settore che mi sembrava molto difficile.

Hai costruito insieme al tuo socio e ai tuoi collaboratori una grande realtà. Qual è il segreto di questo successo?
I fattori che determinano il successo sono molteplici, ma io credo che più di tutto abbiamo beneficiato della capacità di creare un’azienda che non è solo dei soci ma di tutti i dipendenti, in quanto ognuno, per la sua funzione, lavora con passione e determinazione per il raggiungimento di quegli obbiettivi che sono chiari e condivisi da tutti. In tanti cercano l’esperienza per costruire un successo, noi abbiamo cercato sempre giovani al primo impiego ma animati da tanta passione, nella convinzione che con quella qualità puoi costruire tutta l’esperienza necessaria attingendola dalle persone che ti circondano.

Stai costruendo un polo di riferimento dell’imprenditoria enoica del centro sud. Quali sono i reali obiettivi?
Io mi sono sempre considerato un uomo del Sud e mi sono sempre ribellato alla credenza del settore che voleva il Sud sempre relegato a bacino di vini da taglio per produttori di aree più nobili, sia italiane che estere. Partendo da questa mia posizione, ho cercato di dimostrare che tutto quello che è mancato in passato per far affermare i nostri vini, è stato solo il collegamento con il mercato e, più specificamente, con i consumatori. Non puoi pensare di fare vini senza conoscere chi li dovrà comprare e quali sono le aspettative. Le mie aspettative sono quelle di poter dimostrare che tutte le nostre aree enologiche hanno una potenzialità di successo, sta solo a noi cercare di valorizzarle nel modo giusto e di portare reddito in un settore che è a forte rischio di abbandono per mancato ricambio generazionale.

Asserisci che il vino deve avere un riferimento di mercato a seconda del luogo dove viene collocato. Significa che deve essere “costruito” per piacere ad ogni Paese di riferimento?
Io che ho iniziato nel settore meccanico, so bene la differenza che c’è tra il costruire ed il trasformare. Nel nostro settore c’è sempre il rischio che si vedano contrapposti produttori che perseguono una filosofia produttiva definita impropriamente tradizionalista ed un’altra, che viene definita moderna oppure innovativa. Io credo che il vino perfetto sia quello che porta nel bicchiere gli stessi sapori ed aromi che abbiamo dentro un acino ed oggi, grazie alle moderne tecnologie, tutto questo è possibile ed io cerco di stimolare i nostri enologi a perseguire questa strada. Ovvio che se vuoi avere successo in un mercato, devi conoscerne il consumatore e cercare di offrirgli ciò che vuole, ed è proprio per questa ragione che ogni mercato ha delle tipologie di vini che hanno più successo a differenza di altri mercati. Partendo da questa constatazione, possiamo adeguare la nostra offerta con tipologie che più si adattino alle esigenze dei consumatori locali. Il patrimonio di vitigni che abbiamo noi italiani ci permette, meglio di ogni altro Paese, di soddisfare le aspettative dei consumatori locali, senza alterare le caratteristiche di vitigni e terroir di provenienza.

Giri il mondo per più di 200 giorni all’anno. Dove  trovi il tempo da dedicare alle altre tue attività?
Io giro quasi 250 giorni l’anno ma un’ottimale organizzazione e le moderne tecnologie, non ci fanno più sentire le distanze permettendoci di restare in contatto con affetti, lavoro ed altri interessi come se stessimo sempre nello stesso posto. Poi io ho una passione per lo sport praticato e per fare questo basta alzarsi un pò prima al mattino e con un paio di scarpette, puoi correre in qualsiasi Paese, integrandoti al meglio con i luoghi,  le persone e le tradizioni.

La tua realtà nasce quasi dal nulla con poche migliaia di euro di investimento. Come avete fatto a  creare quest’impero?
Se hai un progetto valido, molta passione, sei disposto a perseguirlo con determinazione ed hai la pazienza di saper attendere, il successo non può mancare. I soldi sono ininfluenti, possono solo essere degli acceleratori del successo, oppure dei ritardanti dell’insuccesso, quello che vince è sempre il progetto.
 
Se dovessi dare un consiglio ai nuovi manager d’azienda, quale sarebbe?
Non credo di avere le qualità per dare consigli tecnici a dei manager, io posso solo trasferire la mia esperienza imprenditoriale, ben sapendo che non tutto è replicabile. Di certo  mi viene da dire che bisogna partire dalla convinzione che tutto è possibile ma nulla è facile. Ogni volta che mi sono trovato di fronte a delle scelte la cui risposta sembrava scontata, mi sono sempre detto: “se la risposta fosse così facile, la troverebbero tutti” ed allora mi fermavo analizzando più a fondo, fino a che non capivo che la soluzione non deve mai prescindere da cosa io possa pensare, ma dalla reazione del mondo che mi circonda.

La vostra azienda esporta più del 95% all’estero lasciando solo il 5% nel territorio nazionale. Questo perchè credi poco nel mercato italiano?
Purtroppo quando hai la pretesa di fare il produttore e hai in cassa solo il controvalore di 1.600 euro, senza avere altre proprietà, devi capire che il mercato italiano è un lusso che non puoi permetterti ed un freno alla tua crescita, in quanto va alimentato con iniezioni di liquidità enormi, per compensare dei tempi di pagamenti molto più lunghi, oltre che una percentuale di insoluti troppo alta. Per questa ragione i primi 6 anni della nostra attività abbiamo lavorato solo sui mercati esteri e ci siamo avvicinati al mercato domestico molto timidamente, portando comunque il fatturato attuale a quasi il 5% del totale.

Cosa vuoi che ti auguri?
Tanta salute e nulla di più!

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