Vita da Sommelier: Luca Dragoni

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Quando ho avuto l’idea di raccontare le storie di vita dei sommelier d’Italia non immaginavo che mi sarei ritrovato ad emozionarmi nel leggere i loro percorsi e scoprire quanta fatica, impegno e passione si nascondono dietro questi ragazzi che contribuiscono attivamente alla crescita e alla valorizzazione della ristorazione italiana, talvolta senza il giusto riconoscimento.

Ringrazio Simona Natale, moglie del viticoltore Gianfranco Fino, per la preziosa segnalazione con la quale mi ha fatto conoscere il percorso di vita di Luca Dragoni, sommelier del Ristorante Vite di San Patrignano, al  quale non ho rivolto le domande tipiche di un’ intervista ma del quale ho voluto raccogliere e pubblicare questa  sorta di “confessione” a cuore aperto.

Luca raccontaci di te…

Ho 32 anni e sono di Roma, ma da molto tempo vivo a Rimini. Mi manca la mia città, la caput mundi, ma la vita che vivo oggi è proprio la vita che ho sempre sognato. Ogni mattina mi alzo alle sette, porto il mio cane a spasso, mi fermo a fare colazione e dò un’occhiata ai giornali, così, per sapere cosa succede in questo mondo. Alle otto mi sembra di essere già in pista da dieci ore, ma la giornata in realtà deve ancora incominciare.  Sono sommelier del Ristorante Vite, l’agriturismo della comunità San Patrignano e se per qualcuno questo può sembrare un bel lavoro, ma pur sempre un lavoro e basta, per me è qualcosa di più perché è proprio in questo luogo che, passo dopo passo, ho costruito quello che sono e quello che scelgo di essere ogni giorno.

La mia passione per questo mestiere ha radici lontane perché, non avendo mai avuto voglia di studiare, la mia adolescenza l’ho vissuta dentro alcuni dei migliori ristoranti di Roma perché “Se non vuoi studiare, qualcosa dovrai pur fare”, mi diceva mio padre. E così è stato. Ancora sbarbato mi sono ritrovato ragazzino in un mondo di grandi che mi affascinava, che mi apriva tante opportunità, che mi insegnava che per raggiungere qualcosa devi guadagnartela. Ed è proprio su questo che forse, ad un certo punto, non mi sono trovato più d’accordo, specie quando non hai le idee molto chiare di come la vita va affrontata.

Non è stato difficile inserire la droga in quel circuito, convinto che mi rendesse migliore, che mi permettesse di stare dietro ai ritmi che, per il lavoro che facevo, aumentavano sempre più. Educato, professionale, lavoratore sono le tre parole chiave su cui avevo costruito la mia facciata e più il tempo passava più quella facciata diventava un muro invalicabile tra me e gli altri, tra me e il mondo e alla fine anche tra me e i miei sogni.

Perché la cocaina, anche se all’inizio non te ne accorgi, visto il senso di onnipotenza che ti dà, col tempo ti toglie tutto. E così mi sono ritrovato a 22 anni con una vita ridotta a droga e lavoro. Niente amici, niente famiglia, niente ragazza, niente più sogni, solo il niente…
Chiedere aiuto a San Patrignano non è stato facile, ma oggi posso dire che è stata la cosa migliore che potessi fare, perché solo così ho potuto cambiare direzione,  io e tanti altri come me, siamo la dimostrazione che è certamente possibile.

Il mio percorso in comunità non solo mi ha ridato in mano le redini della mia vita, ma mi ha riportato sulla strada del mio sogno originario, dandomi tutti gli strumenti per riappropriarmene. A San Patrignano ho ripreso gli studi, diplomandomi all’Istituto Alberghiero e ho iniziato a fare formazione professionale a Sp.accio. Poi ho saputo che si sarebbe tenuto un corso per sommelier e ho cominciato a martellare tutti, perché ci tenevo proprio tanto a farlo. Il corso è iniziato e da lì il mio futuro ha cominciato a delinearsi chiaro davanti a me. Ci ho messo tanto per arrivarci, ho fatto un giro largo, pericoloso, ho sofferto e ho fatto soffrire chi mi ha sempre amato, ma alla fine il cerchio sono riuscito a chiuderlo.

E’ stato come se si aprisse un orizzonte nuovo, luminoso. Il mondo del vino mi ha affascinato, i corsi, tenuti da docenti che mai scorderò, per me erano occasioni per saperne sempre di più. Studiavo anche di notte per conciliare tutto, il mio percorso in comunità, la scuola e il corso. Così ho portato a termine la comunità, alla maturità ho discusso una tesina sul vino e adesso sono il sommelier di Vite.

Ancora ricordo la prima volta che mi hanno dato le chiavi per aprire il ristorante. Non so se riesco ad esprimere quello che ho provato. Mi sono sentito vivo, appagato e mi è tornato in mente il Luca di ieri, quel ragazzino romano che le basi per realizzare un sogno non le aveva mai avute.

Devo ringraziare davvero questo luogo per quello che sono oggi, perché l’attenzione che viene impiegata per la formazione dei ragazzi che vogliono intraprendere la strada professionale nel mondo della ristorazione e dell’enogastronomia, è davvero completa. Avere la gestione di una cantina che conta oltre mille etichette, avere contatto diretto con i produttori, occuparsi della formazione dei nuovi ragazzi che arrivano, coordinare tutti gli aspetti del ristorante sono le mansioni principali che svolgo ed è quindi con orgoglio e con cognizione di causa che posso dire che l’esperienza che si riesce a sviluppare qui, al fianco di professionisti del settore, è davvero impagabile. Senza trascurare l’aspetto umano, visto che l’anima di questo ristorante vista mare è e sempre sarà quella dei ragazzi della comunità che lo rendono tanto speciale. E approfitto di questo spazio per dire grazie anche a Walter, Laura, Catia, Fabio e tutte le persone che hanno creduto in me e con cui ogni giorno condivido la mia nuova vita. La mia vita da sommelier, e non solo.

Quali sono le tue future ambizioni?

Spero un domani di poter aprire una mia Osteria Wine bar.

Lavorare a San Patrignano quali vantaggi porta?

Forse è difficile spiegarlo a parole ma ci provo. Poter trasmettere le proprie conoscenze lavorative ma soprattutto le proprie esperienze di vita ai ragazzi che vengono a fare formazione qui da noi, contribuire alla loro crescita e vederli poi reinseriti in locali prestigiosi una volta finito il percorso è impagabile.

Se dovessi fare un bilancio della tua vita cosa non rifaresti?

Non arriverei a toccare il fondo prima di capire cosa è importante nella vita.

A chi consiglieresti questo mestiere?

Bella domanda… Il consiglio che dò io è quello di inseguire la propria passione sempre, perché lavorare e fare quello che ti piace allo stesso tempo fa la differenza.

Cosa vuoi che ti auguri?

Auguro anche a me stesso di poter coltivare la mia passione sempre e di potermi realizzare…

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