La magia del vino che diventa musica con Tony Sasa e Trilok Gurtu

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“The Sound of Wine”

“Vogliamo dare allo spettatore 4 dimensioni diverse: Visiva, Uditiva, Gustativa e Olfattiva. Immaginate di  vedere in 3 minuti il Vesuvio e il suo ruggito, le sue valli, il suono dei pomodori nella padella, l’armonia dell’ Aglianico sorseggiato insieme alla pasta, l’interno della cantina dove l’ acciaio riecheggia come un violino, una botte che rispecchia il suono del tom tom, e il cammino dell’uccellino che passa vicino. Tutto ciò suonato al momento (live) assaggiando il bicchiere di vino di quel territorio”

(Tony Sasa)

Quando metti insieme la mente geniale di un imprenditore dei vini che ha girato il mondo, Fiorentino d’adozione, che cura oltre 60 realtà enologiche di varie regioni e che di recente è stato incoronato anche da Forbes per il suoi 30 anni di intensa carriera, con un percussionista indiano, tra i più talentuosi del panorama internazionale, che ha collaborato – tra gli altri – con Adriano Celentano, Carlos Santana e John McLaughlin, qualcosa di magico deve inevitabilmente nascere.

E questo ‘esperimento’ ha un nome ben preciso: “The Sound of Wine”, ovvero, quando ogni passo del percorso vitivinicola prende un suono e diventa musica!

Una modalità comunicativa innovativa, che prende forma tramite l’illuminazione di Tony Sasa e le bacchette del Maestro Trilok Gurtu, per evocare grandi ‘nettari’, territori, cantine, e il ritmo si accorda e si fonde con i tannini, con i suoi colori e i profumi, nonché con il suono prodotto dal legno della botte in cui si affina.

Il progetto è sbarcato anche sul palco del Teatro Manzoni di Milano, durante la presentazione de “Le Guide de l’Espresso”, ma sta già facendo breccia sia nel settore vitivinicolo che in quello delle note. La natura che parla in musica, una vera e propria rivoluzione che mai prima d’ora aveva avuto modo di uscire allo scoperto. Una tecnica avveniristica che punta a far “parlare” le uve, il Sole, i venti e le colline di una nazione che vanta il primo posto per qualità di prodotto e potenziale ancora da sviluppare.

E’ il Made in Italy, quello di cui parla Sasa nell’intervista a Forbes, “una varietà di vitigni autoctoni che nessun altro Paese può vantare, in costante crescita”.

Ma, badate bene, continua Tony, “che dietro ad un buon bicchiere di Chianti o Vermentino, c’è passione, sudore e profondo amore per la propria terra”.

E sulla loro visionaria unione il toscano chiosa: “Tra noi due è nata subito un’amicizia, dato che dividiamo entrambi le medesime passioni. Trilok poi ha una cultura molto importante nel mondo del vino italiano, ed è anche un sommelier esperto. I punti in comune sono la nostra forza”.

TONY SASA

A 23 anni ha iniziato un percorso di studio enogastronomico e alberghiero che lo ha portato prima a Genova e poi negli Stati Uniti, per acquisire maggiore conoscenza di un settore in costante evoluzione.

Rientrato in Italia, a Firenze, ha dato il via a un rilancio personale e operativo. Dal 2002 incarna la figura del wine negociant in cerca di piccole e medie realtà produttive, spesso dal grande potenziale. Da 20 anni collabora con il giornalista Daniel Thomases, degustatore di fama mondiale (già curatore della Guida Veronelli e di Wine Advocate), con il quale testa dai tremila ai quattromila vini all’anno, di diverse denominazioni e comprensori. Partendo da una cinquantina di realtà nazionali, in breve ha ampliato la sua attività di consulenza a numerose aziende in Canada, Stati Uniti, Asia ed Europa. Oggi continua l’attività di vendita, promozione e sviluppo marketing del made in Italy in tutto il mondo.

È inoltre produttore del Brunello di Montalcino Martina, proprietario, assieme alla moglie Laura Rissone, della centralissima Enoteca Pontevecchio a Firenze.

Antonio Tony Sasa, The Wine! 30 anni di esperienza, corroborata da una recente consacrazione avvenuta anche sul prestigioso Forbes che la attesa tra le migliori realtà italiane del settore. 

Come tutto è partito e… un primo bilancio dopo oltre un quarto di secolo dedicato alla magia delle uve?

Spesso alcune cose nella vita capitano in maniera occasionale, ma la mia è stata pilotata dai profumi e dai sentori nobili della gastronomia italiana. Da giovane avevo la passione per la cucina e questo mi ha portato al vino. Definirei 30 anni di lavoro nell’enogastronomia come un percorso affascinante con sapori spesso tannici, a volte acidi, ma per lo più soavi ed equilibrati.

Ora Sasa ci parli del progetto “The Sound of Wine”. Ci faccia entrare dentro a questa incredibile idea.

La musica è parte integrante del mio corpo, la musica è una grandissima compagnia: quando siamo felici ci solleva l’umore ancora di più, quando siamo giù ci aiuta a trasformare la tristezza in lacrime liberatorie. Ogni cosa che ci circonda ha un suono: la porta di casa, quando mangiamo, quando dormiamo. Il tutto può diventare una vera orchestra spesso fastidiosa. Ma il vino vive nei suoni del vento, della pioggia, degli insetti e di tanti altri suoni che passano tra le vigne. Questo suono continua nel momento della vendemmia e nella cantina. La botte ha una melodia molto diverso dall’acciaio, ma nonostante le loro differenze fungono da strumenti che compongono un’orchestra spesso perfetta.

Trilok Gurtu. Tra i percussionisti più apprezzati al mondo. Cosa vi lega e quando avete pensato di unire le vostre sinergie per il progetto di “Comunicazione musicale”?

Tra noi due è nata subito un’amicizia dato che abbiamo la stessa passione per il Vino e per la Musica. Trilok ha una cultura molto importante nel mondo del vino Italiano ed è anche un esperto sommelier. Stiamo lavorando insieme a questo progetto e abbiamo gli stessi punti di vista.

Ed ora Tony ci dica dove volete arrivare. Mission? Portare l’idea fuori confine a livello internazionale?

Vogliamo arrivare nei teatri in giro per il mondo dove potremo far vedere, con un breve video, il territorio specifico e la cantina di riferimento con tutti i suoi rumori e suoni. Così potremmo dare allo spettatore 4 dimensioni diverse: Visiva, Uditiva, Gustativa e Olfattiva. Immaginate di  vedere in 3 minuti il Vesuvio e il suo ruggito, le sue valli, il suono dei pomodori nella padella, l’armonia dell’ Aglianico sorseggiato insieme alla pasta, l’interno della cantina dove l’ acciaio riecheggia come un violino, una botte che rispecchia il suono del tom tom, e il cammino dell’uccellino che passa vicino. Tutto ciò suonato al momento (live) assaggiando il bicchiere di vino di quel territorio.

Il Vino dunque, che sposa la musica. Le due arti che si incontrano. Possiamo definire la lavorazione delle uve anch’essa una sorta di arte? Cosa ne pensa?

La viticoltura è un’arte vera e propria con tutti i suoi colori e tutte le sue creatività messe nel bicchiere dall’uomo , che dipinge e trasforma il frutto nel liquido che risveglia tutti i sensi del corpo umano.

Ultima Mr. Tony. Come sta mutando il mercato mondiale del comparto vitivinicolo? Da curatore di oltre 60 cantine può già anticiparci eventuali rapporti di forza tra italian market e cordate internazionali? Una previsione per i prossimi 10 anni?

Il mercato vitivinicolo oggi è diventato imprevedibile per tante ragioni diverse. Ci vuole un’ abilità  straordinaria nell’ essere veloci e adeguarsi ai mercati. La forza del made in Italy è insuperabile e con un giusto marketing si possono raggiungere tutti i mercati mondiali. Riguardo ai maggiori acquirenti il Nord America rimane sempre un mercato di riferimento e vorrei menzionare, come  mercati emergenti molto interessanti, alcuni paesi dell’Africa, e qui abbiamo tanto da fare. E’ difficile fare qualsiasi previsione.

TRILOK GURTU

Maestro, la musica è la sua vita, ma ci sembra di capire che anche il vino è passione e amore. Quando nasce questo rapporto con il mondo delle “uve” e perché? Cosa rappresenta per lei?

La mia passione è nata quando ho cominciato a capire che il vino non si beve solo per bere, ma per il piacere e la convivialità. Capisco ed ammiro l’impegno e la fatica Di chi prodice vino.Io arrivo dall’India e non sono cresciuto con la cultura del vino. Non ascoltando il mercato ma solo il mio gusto personale sono arrivato oggi ad una conoscenza ampia.

Trilok, abbiamo sentito il punto di vista di Tony Sasa. Ora ci spieghi lei cos’è questo straordinario progetto di “The Sound of Wine”
The Sound of wine siamo noi dentro, la nostra anima come la musica o la composizione musicale. Alcuni suoni nascono con la crescita della vite e il cambiamento climatico durante le stagioni. Sound of wine unisce il territorio, i colori e la natura che circonda le aziende.

Ha pensato di condividere questa idea anche con altri suoi colleghi del settore della musica planetaria? Musicisti, cantautori, voci…
Sì parlo tantissimo con i miei colleghi e amici del progetto, piace molto perché e una cosa alquanto singolare, unica ed evoca la nostra natura. Oggi abbiamo bisogno più che mai di una comunicazione pulita, sana e creativa, considerando anche la situazione globale.


Ora una domanda forse scontata, ma è giusto ribadirlo. Cos’è per lei l’Italia e quanto la sente vicina al su cuore.
L’India somiglia all’Italia, la cultura gastronomica cambia anche nelle distanze brevi.
La bellezza è che ogni territorio ha una sua cultura enogastronomica. Io sto imparando tanto e mi piace molto l’Italia.

Chiudiamo con la sua amicizia con Tony Sasa. Due menti brillanti e visionarie che si incontrano. Ci racconti la sua versione.
Ho conosciuto Tony a Tarvisio quando suonavo al Jazz Festival. Tony è un ragazzo pieno di entusiasmo, passione e amore per il mondo del vino. In maniera molto spontanea è nata questa amicizia e poi il progetto The Sound of Wine che stiamo portando insieme avanti. Siamo uniti da una visione comune! 

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