Il Barbaresco visto dal mercato inglese

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Il Barbaresco non ha il tipo di audience che merita in Inghilterra. L’attenzione maggiore per i vini piemontesi, prodotti da nebbiolo, va al Barolo e le statistiche mostrano che, anche tenendo conto delle dimensioni molto più piccole e una produzione più limitata, le vendite di Barbaresco sono molto più contenute rispetto a quelle del Barolo.
Pietro Ratti, il presidente del Consorzio di Barolo e Barbaresco stima che le esportazioni di Barbaresco verso l’Inghilterra sono circa il 2-3% della produzione totale (circa 100.000 bottiglie). Le cifre approssimative dello stesso consorzio (sembra impossibile trovare dati attendibili) suggeriscono un dato inferiore, al massimo 1% e parecchio sotto il 25% di tutte le esportazioni di Barbaresco destinate al mercato americano.

Tutto ciò è particolarmente spiacevole perché il Barbaresco è un vino molto affascinate. Come il Barolo, il Barbaresco è un vino DOCG. Assomiglia al Barolo in quanto è vinificato da uve nebbiolo in purezza ed i suoi terreni si trovano diagonalmente di fronte a quelli del Barolo, entrambi a nord est di Alba. Il microclima della zona del Barbaresco è leggermente diverso, le sue colline sono un po’ più ripide e le vigne si trovano più vicine al fiume Tanaro. La vendemmia avviene qualche giorno prima e il disciplinare di produzione prevede un anno in meno d’invecchiamento. Nelle recenti vendemmie, questi fattori hanno dato vini con il tipico carattere del nebbiolo. Il Barbaresco è spesso pronto da bere notevolmente prima del suo vicino più celebre.

Jeff Chilcott, agronomo neo-zelandese della Marchesi di Gresy, dice “qui è tutto in anticipo”: germogliamento, fioritura, cambio di colore, vendemmia e tutto il resto. La vendemmia di solito avviene una settimana/dieci giorni prima del Barolo che predilige condizioni ottimali per la vendemmia e più uniformità nei vini. Questo vale particolarmente per la cantina di Gresy, le cui vigne si trovano sulle colline di Martinenga, una delle tre cru più importanti della zona (le altre sono Rabajà e Asili).

Aldo Vacca, viticultore e direttore dei Produttori del Barbaresco mette in guardia contro le generalizzazioni. I “Produttori del Barbaresco” è una delle più belle realtà al mondo, ed i suoi membri lavorano più del 15% del terreno della zona, quindi l’esperienza di Vacca tiene conto di tutta la zona di produzione del Barbaresco DOCG. “Tradizionalmente le uve nella zona del Barbaresco, grazie alla vicinanza del fondovalle e del fiume, che determinano maggiore umidità e calore nel periodo estivo, tendono a maturare una settimana prima rispetto a quelle destinate alla produzione del Barolo. Questo può essere valido per quanto riguarda la vendemmia, ma è meno evidente negli altri aspetti del ciclo. Comunque, tali considerazioni sono di carattere generale, perché ogni zona ha delle variazioni anche passando da una collina all’altra”.

La critica ha etichettato come “maschile” il Barolo e “femminile” il Barbaresco, ma lasciando da parte queste generalizzazione poco importanti, questa distinzione non sempre funziona: nelle migliori annate, ma anche in quelle meno favorevoli, i vini sono quasi indistinguibili.

Qualità a quattro stelle

L’annata 2007 è l’ultima per il Barbaresco. Non è un’annata a cinque stelle, ma senza dubbio merita quattro stelle per tipicità ed eleganza. Se ancora non avete assaggiato il Barbaresco, l’annata 2007 è l’occasione perfetta per conoscerlo e apprezzarlo.

In tutta la zona del Barbaresco, è stata un’annata da buona a molto buona. Secondo il consorzio “un inverno particolarmente mite” ha portato un germogliamento e fioritura anticipata, seguito da un mese di luglio completamente asciutto e un agosto più fresco del solito. La vendemmia è partita notevolmente prima del solito e la qualità delle uve è stata superiore rispetto alle aspettative”.

Nel Barbaresco, possiamo trovare i sapori tipici del nebbiolo: ciliegie scure, pelle, tè, frutta secca e una buona mineralità, il tutto supportato da una struttura mediamente alta. La maggior parte dei vini hanno tannini morbidi ed una buona acidità, che danno uno stile meno austero, ottimo se accompagnato con i piatti di carne, formaggi e anche piatti di pasta. È un vino già pronto, ma che mantiene il carattere classico del nebbiolo. I fan dei vini piemontesi lo apprezzeranno sicuramente mentre quelli che non conoscono il nebbiolo troveranno una versione molto piacevole.

È triste quindi che questi vini giungano in modo poco incisivo nel mercato inglese. Probabilmente i lettori americani avranno più fortuna.

Articolo tradotto dalla rivista Decanter.

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