Oltre il Prosecco…
Scritto da Claudio Toce | Pubblicato in mercato
Per la maggior parte delle persone, la conoscenza del vino frizzante Italiano è limitato soltanto al Prosecco. Ma non dimenticare Trento o Franciacorta; vini stile champagne che meritano paragoni con i cugini Francesi.
C’è una storia che stà circolando tra i produttori di vino nel Veneto di un rock star Irlandese molto famosa. Questa celebrità era l’ospite d’onore ad un recente evento gala a Milano dove si serviva il vino frizzante Italiano. Rimasto entusiasta da quello che beveva ha chiesto di essere presentato al produttore, al quale dicono che ha detto” caspita questo è il prosecco più buono che ho mai assaggiato”.
Quello che in realtà stava bevendo era la cuvè di lusso da uno dei migliori produttori Italiani degli spumanti metodo classico.
Se la nostro rock star avesse saputo di più sui vini Italiani, avrebbe saputo che il prosecco viene fatto col metodo charmat , che conserva il carattere leggero, fresco e delicatamente fruttato e floreale del vitigno autoctono Prosecco(pensa alle pere e scorza di limone con un tocco di cespugli primaverili).
Invece gli spumanti metodo classico sono tipicamente basati sullo Chardonnay e rifermentati in bottiglia. Prosecco è giovane e uvoso.
Il Metodo classico offre una struttura solida e asciutto, e una complessità di lieviti che deriva dall’invecchiamento lungo sui sedimenti. Entrambi i stili sono capaci di eccellenze, ma di tipologie molto diverse.
Quello che mostra la storia della rock star è il livello al quale il Prosecco monopolizza la percezione comune del vino frizzante Italiano: se è Italiano, bianco e frizzante, deve essere Prosecco. Franco Adami, Presidente del consorzio Conegliano Valdobbiadene, dice” il Prosecco ora significa vino frizzante Italiano al mondo esterno”.
il mondo è insaziabile. Con una produzione di oltre centoventi milioni di bottiglie all’anno in crescendo, il prosecco è il leader indiscusso per quanto riguarda le esportazioni. Un prezzo accessibile insieme ad uno stile non complicato con una popolarità enorme ha fatto si che l’aperitivo tradizionale del Veneto sia diventato un brand globale.
Gli spumanti metodo classico invece sono nella categoria di “i segreti ben custoditi”. Le due denominazioni principali del metodo classico, Trento e Franciacorta, producono meno di venti milioni di bottiglie in totale, e la maggior parte dei loro tappi vengono tirati in Italia. Ammette Maurizio Zanella, Presidente del consorzio Franciacorta e proprietario di Ca’ de Bosco,” Franciacorta, soprattutto all’estero, non ha il riconoscimento del brand”. Il problema è quello di far arrivare il messaggio. Gli spumanti metodo classico fanno fatica ad avere il riconoscimento che meritano. Confessa Marcello Lunelli della casa Ferrari di Trento, “il nostro perlè (il brut di media gamma di Ferrari ) vende bene all’estero ma è molto difficile far arrivare i vini di alta gamma nei mercati internazionali. A questo livello c’è molta diffidenza verso qualsiasi cosa che non è Francese “- questo è un peccato perché i Franciacorta e Trento non sono per niente lo Champagne sostitutivo.
Prosecco
Il Prosecco rimane la locomotiva del vino frizzante Italiano. L’anno scorso ha visto un grandissimo cambiamento legislativo, con lo scopo di fermare le speculazioni del successo commerciale dello spumante Italiano più venduto e creare una nuova piramide della qualità. La riorganizzazione ha stabilito la categoria Prosecco superiore D.O.C.G. per vini dalle zone collinare tradizionali di Valdobbiadene e Conegliano, avviato il meccanismo per l’imbottigliamento dei singoli cru, e ha portato una zona collinare molto interessante ma poco conosciuta di Asolo all’interno della D.O.C.G. In più, una nuova zona di produzione D.O.C e stata stabilita, che si estende attraverso la pianura del Veneto fino alla provincia di Trieste. Ti chiederai della potenzialità qualitativa di questi terreni agricoli pianeggianti, ma altri aspetti del pacchetto –per esempio, la riduzione delle rese-sono positive. Ora la sfida dei produttori nelle zone collinare e da dimostrare che la categoria superiore fa onore alla sua posizione. La D.O.C.G., teoricamente la denominazione Italiana più alta, alza le aspettative. I produttori sono in grado di soddisfarle?
La risposta e che i produttori principali stanno affrontando da qualche anno la questione di qualità. I nuovi vini sono stati rilasciati; Ruggeri ha emesso selezioni nuove di annate di classe, notevolmente vecchie e l’altamente dinamico Bisol ha cominciato a produrre il Prosecco con zero solfiti senza abbandonare un carattere basato sul equilibrio e il contrasto delicato dei profumi, i vini cominciano ad avere più struttura e lunghezza.
Una volta il prosecco era non vintage, ma ora c’è una tendenza crescente verso le emissioni vintage, un aspetto che è obbligatorio per la nuova categoria di vini Rive singolo cru, e il quale implica un invecchiamento più lungo sui lieviti e uno stile più salato. Nelle sue manifestazioni osteria Veneziana, il prosecco ancora viene fatto con 15-20 g/l di zucchero dello stile extra dry che tanti considerano il più autentico, ma oggigiorno c’è sempre più interesse nella versione Brut, mirate ad un odiens internazionale. In più, in una zona associata con vinificazione altamente tecnico, i produttori piccoli con un approccio più artigianale stanno cominciando a farsi notare.
Silvano Follador si è auto insegnato biodinamico, il suo Cartizze Brut e solo disponibile su prenotazione, prenotato con un anno di anticipo. Loris Follador ha lottato per un decennio per avere riconoscimenti per il suo sistema pre enologico di rifermentazione in bottiglia ma ora i suoi vini hanno un seguito di cult nel nord Italia. I prossimi anni il prosecco promette di essere molto interessante.
Articolo da Decanter (numero di febbraio)
Scritto da Richard Baudains