Nero d’Avola: la rinascita di un grande rosso siciliano
Scritto da Alessio Turazza | Pubblicato in territorio, vino
Originario della Sicilia sud orientale, il Nero d’Avola è il vitigno a bacca rossa più famoso e rappresentativo dell’Isola. Un tempo presente soprattutto nella sua zona d’origine, l’area della Val di Noto, oggi è coltivato in tutto il territorio della Sicilia, su suoli molto diversi tra di loro e ad altitudini che variano dal litorale fino a 900 metri sul livello del mare.


La sua storia ha seguito il percorso storico di tutto il vino siciliano. Fino al secondo dopoguerra è stato considerato soprattutto un vino da taglio, da vendere sfuso in grandi quantità per arricchire il tenore alcolico e il colore dei vini nel nord Italia e del centro Europa.
Era un’epoca in cui la viticoltura dell’isola, e non solo, era orientata a una produzione quantitativa, con scarsa attenzione alla qualità. Solo dopo il periodo del Rinascimento del vino siciliano degli anni ’80 e ’90, si è cominciato a prestare attenzione al livello qualitativo dei vini prodotti. Il progressivo incremento del vino imbottigliato rispetto allo sfuso, ha permesso al Nero d’Avola di uscire dall’anonimato per cominciare ad affermarsi come uno degli emblemi del nuovo corso dei vino siciliano.
Gli impianti ad alta densità, le coltivazioni con basse rese e una costante attenzione alla qualità, sia in vigna sia durante i processi di vinificazione, hanno cambiato il volto del vitigno. Tuttavia, proprio in questi anni, il Nero d’Avola ha dovuto fare i conti con l’affermazione a livello internazionale di un gusto che privilegiava e premiava i rossi intensi, ricchi, morbidi e corposi, frutto di lunghi affinamenti in legno.
La produzione si è omologata a questi parametri per adeguarsi alla visione dominante del momento, ma perdendo la vera identità del vitigno. Estrazioni lunghe, ricerca di concentrazione, morbidi aromi di confettura di frutta rossa, marcata presenza di note boisé, sono diventate le sue caratteristiche. Sono negli ultimi decenni, la diffusione della cultura e della valorizzazione dei vitigni autoctoni, insieme a un cambiamento del gusto, che ha cominciato a preferire rossi più snelli, freschi e scorrevoli, ha permesso al Nero d’Avola di ritrovare la sua strada e di cominciare ad esprimere la sua personalità autentica.

Vinificazioni delicate, affinamenti in acciaio, cemento e un uso del legno più calibrato, con utilizzo soprattutto di botti grandi o di legni usati e a bassa tostatura, hanno messo in luce un rosso capace di esprimere fragranti aromi di piccoli frutti a bacca rossa e nera, sfumature floreali di violetta e iris, cenni di erbe aromatiche della macchia mediterranea e delicate spezie. Al palato si fa apprezzare per i suoi tannini fini, un frutto piacevolmente croccante e un finale connotato da una vivace freschezza.
Per quanto riguarda l’influenza dei suoli, il vitigno esprime la massima eleganza e finezza su terreni calcarei o su terreni di matrice sabbiosa, che poggiano su substrati di calcareniti, friabili e porose, in grado di trattenere l’acqua in profondità e di evitare lo stress idrico delle piante.