Il vino naturale? La nostra verità
Scritto da Drusiano Cipriani | Pubblicato in nozioni
Per produrre i vini di qualità servono molti capitali per le infrastrutture e i contadini sono “perdenti” rispetto agli enormi capitali che possono mettere in campo i produttori di vini di qualità in quanto aiutati dalla moderna tecnologia e microbiologia dove non si ha più bisogno di fare un uso esagerato della chimica. Questi produttori scelgono bene i territori e il microclima aiutandoli nella conduzione della vigna: la vite vuole suoli poveri, clima secco, grande insolazione e grandi escursioni termiche. Non hanno bisogno di concentrare i mosti perché anche se ammessi producono meno di quello che dicono i disciplinari. Raccolgono selezionando i grappoli, selezionano i chicchi con i nastri trasportatori, usano carri frigo per trasportare le uve in cantina o coprono il vendemmiato con neve carbonica. Una volta in cantina pigiano le uve presse pneumatiche evitando di maltrattarle con pigiadiraspatrici. Usano tecniche per favorire lo sviluppo dei precursori aromatici praticano, lo sfecciamento statico a bassa temperatura, usano vinificatori termo controllati del tipo Ganimede.
Insomma ottengono mosti incontaminati che poi inoculati dai lieviti selezionati producono vini a basso contenuto di acidità volatile e alto tenore alcolico. Come si può notare sono tutti procedimenti fisici e non chimici, l’unico prodotto chimico è l’anidride solforosa che se usata preventivamente permette alla fermentazione di svilupparsi senza che i batteri la possano contaminare. Poi ci sono gli industriali e le cooperative del vino, quelli a cui vanno bene tutti i suoli e tutti i climi perché sanno che con la chimica sia in vigna che in cantina si possono ottenere vini poco costosi e qualitativamente soddisfacenti. In ultimo ci sono i piccoli produttori che si svenano per produrre bene, limitando l’uso della chimica ma che non possono permettersi tutto quello che offre la tecnologia perchè producendo poco non potrebbero ammortizzare le spese per l’acquisto di macchine costose. I loro vini sono molto apprezzati dai degustatori ma sono pur sempre prodotti di nicchia.
Bisogna considerare che essi hanno permesso all’industria alimentare di migliorare il sapore degli alimenti e la loro conservatività. Poniamoci una domanda: ”Perchè l’uomo ha avuto bisogno della chimica e della tecnologia per produrre e conservare gli alimenti che la natura gli forniva?” Perché a differenza degli altri esseri viventi, che vivono lo spazio di una stagione, è più longevo e questo fatto lo ha indotto a non fermarsi a soddisfare i bisogni giornalieri ma soprattutto soddisfare quelli a medio lungo termine. Questa necessità lo ha portato ad escogitare prodotti e metodi che potessero soddisfare queste sue esigenze. Certo non tutto quello che ha fatto l’uomo è degno di nota ma se siamo passati dalle caverne ai grattacieli, dalle pitture rupestri a Raffaello, da Ippocrate a Veronesi, dal fuoco causato dai fulmini a quello atomico, è stato perché ha piegato la natura alle sue esigenze. Anche la vigna come la conosciamo oggi non è un prodotto della natura ma dell’uomo. Questo animale che alcuni credono sia il più cattivo degli animali feroci, il più devastatore dell’ambiente, volenti o nolenti è lui si, un prodotto della natura. La natura che si è affidata a lui e alla sua intelligenza per potersi evolvere.
“Perché allora la vigna è un prodotto dell’uomo e non della natura”? Perché la natura quando produce un qualcosa lo fa a beneficio di tutti: acari, funghi, batteri, virus, animali e uccelli, e questo non si confà ai desiderata del genere umano. Da egoista l’uomo ha cercato di eliminare tutti quelli che potessero danneggiare il suo raccolto e lo ha fatto utilizzando quello, che di volta in volta, altri uomini incaricati di studiare i problemi hanno messo a sua disposizione.
“Allora perché la vigna non è un prodotto naturale”? Perché la natura fa le viti, punto. Le viti sono dei rampicanti che se lasciate incolte producono incessantemente frutti e fiori col risultato di avere prodotti buoni solo per gli animali. L’uomo ha piegato la vite alle sue necessità che erano quelle di avere frutti buoni, sani e in abbondanza. Con i portinnesti ha adattato la vite al suolo, con la potatura ha regolato la produzione, con la forma di allevamento: spalliera, pergola, alberello, ha adattato la vite al clima e al territorio. Con la chimica ha protetto la vite dalle numerose malattie virali batteriche e fungine che l’avrebbero devastata.
La chimica ha risposto per anni alle esigenze sia in vigna che in cantina per ottenere prodotti sani e curare le eventuali malattie. La microbiologia, che si è sviluppata solo dopo Pasteur, ha permesso di migliorare quei processi che si innescavano durante la fermentazione e la maturazione del vino e che la chimica non poteva risolvere. Questo modo di operare è andato avanti per molto tempo o fino a quando produrre in quantità permetteva di abbassare il prezzo di vendita e aumentare i guadagni dei produttori. Ovviamente non era tutto oro quello che luceva. Alla fine è successo quello che doveva succedere, i piccoli produttori che come sempre hanno prodotto a costi più elevati ma solo per necessità, si sono ribellati agli industriali, che a dir loro e non solo loro commettevano delle frodi alimentari. Così nel 1903 in Francia i vignaioli francesi si ribellarono contro quegli industriali che diluivano il vino o lo zuccheravano senza criterio. Al grido di “Lunga vita al vino naturale” questa rivolta portò il governo a legiferare sull’allungamento del vino e sullo zuccheraggio.
Questo ritorno alla filosofia del vino “naturale” ebbe il suo mentore in Jules Chauvet viticoltore ed enologo che negli anni 70 sosteneva che solo le fermentazioni senza aggiunta di adiuvanti potevano esprimere il gusto del territorio e la tipicità varietale. E secondo me a ragione, anche se poi altri fenomeni innescati dalla mancata protezione del vino portavano e portano a problemi di altra natura, che vanificano gli sforzi fatti per produrre il vino senza additivi e anche il concetto di territorio.
Questo tipo di vinificazione è quella di certi contadini o di certi produttori di vini di “garage” i quali non conoscendo a fondo il processo fermentativo partono con la buona intenzione di fare un vino senza chimica e poi quando il vino sta per diventare aceto o è preda di malattie (casse) vanno nel laboratorio di analisi dove l’enotecnico di turno non può far altro che “avvelenare” il prodotto con dosi massicce di composti chimici permessi. Inoltre, cosa scoperta da poco, questi vini senza additivi proprio perché esposti alle malattie possono contenere micotossine e ammine biogene oltre i limiti che però lo Stato italiano si guarda bene dal fissare. Ovviamente nessun disciplinare, ne legge dello Stato impone di scrivere in etichetta questi valori: le analisi previste devono salvare capra e cavoli. Se non era per gli americani non avremmo scritto nemmeno contiene solfiti. Ma se il mal di testa da ristorante cinese è scomparso e quello da solforosa anche, quello da ammine biogene e da micotossine è una realtà che nessun vuole vedere.
Ora possiamo dire che il vino è cultura, una cultura di migliaia di anni perché ha fatto sviluppare la scienza dei saperi più di ogni altro prodotto dell’uomo. Il non correggere la natura come concetto può essere valido ma è il cliente che deve determinarne la validità. Dire quest’anno il vino è nato così sperando che il cliente accetti di comprarlo anche se non gli piace, non sappiamo fino a che punto possa venir compreso e accettato. La mia esperienza nelle varie manifestazioni dei vini non convenzionali è stata di delusione totale: vini ossidati, con puzze evidenti e molto squilibrati nei costituenti e molto disarmonici nella successione dei gusti. Speriamo, visto che sono agli inizi, che questa loro ricerca su un nuovo modo di vinificare, porti produrre vini migliori di quelli convenzionali e facciamo loro molti auguri perché se riusciranno ci guadagneremo tutti.
Vedo che fai un po di confusione fra zucchero d uva ed mcr. nell articolo affermi alla fine che sono la stessa cosa. lo hai riletto? ennio
Ciao Ennio ti ringrazio per il commento e devo ammettere che quello che ho scritto non è quello che volevo scrivere. La frase incriminata è questa:”Hanno vietato l’uso del MCR ma non lo zucchero d’uva che è un mosto concentrato rettificato deionizzato e demineralizzato, che se poi si va a leggere come viene prodotto vengono i brividi! Volevo scrivere”hanno vietato ,l’uso del MC ma non lo zucchero d’uva(MCR).
Comunque mi sarebbe piaciuto un commento più ampio su quello che ho scritto e non sull’errore tecnico che credo solo tu hai notato.Grazie comunque. Spero che tu abbia letto gli altri articoli a cui tengo di più, quelli sulla fisiologia degli organi di senso.
Sono siciliana e da consumatrice curiosa ho scoperto negli ultimi due anni diversi produttori della mia terra che si sono orientati sui vini naturali. Avevo già letto del rischio di comprometterne il gusto, ma quelli che ho provato finora non mi hanno delusa. Alessandro Viola, Vivera, per citarne alcuni. Se posso suggerire, su http://www.lavaligiadibacco.com ci sono molti di questi produttori di vini naturali siciliani che, a mio avviso, meritano 😉
Forse è meglio in effetti che si dedichi più spazio ai suoi articoli sulla fisiologia degli organi di senso. Perché almeno io ho riscontrato una grande confusione nei sui argomenti, soprattutto riguardo al rapporto tra uomo e natura. Per non parlare di ciò che lei indica come un progresso acquisito dell’uomo. Rifletta un attimo, le sembra che l’uomo sia diventato più longevo da quando ha iniziato ad usare conservanti chimici..? È falso, e anche facilmente dimostrabile. In realtà sul piano della salute fino ad oggi le evidenze accumulate mostrano l’esatto contrario. Credo che debba rivedere, con calma e lucidità, molte delle sue presunte conoscenze, sulle quali ha costruito una visione piuttosto distorta di cosa significhi ” naturale”. Si riferisce certamente alle opere umane, e non a ciò che natura crea.
Interessante e ben documentato articolo.
Pero manca di un elemento importante, che mi permetto di sollecitare.
Quale vino consigli di acquistare? Quale è migliore per la salute? Quale ha il rapporto migliore tra qualità e prezzo?
Grazie.
Ciao,
Paolo