La Nuova Normativa Vitivinicola: un testo di livello universitario che unisce l’arte alle norme

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Ed eccomi dunque a dar conto di quello che ebbi a vivere un mese fa. Libreria Feltrinelli, presentazione del volume: La Nuova Normativa Vitivinicola scritto a tre mani (Sequino,Bonifazi, Apollonio) per EdAgricole.

Un botto alto più di 10 cm che contengono 500 pagine dense di norme, casi ed esempi.

In tutta franchezza alla presentazione fui colto da un abbiocco dovuto alla noia mortale che un testo come questo riesce ad indurre nel più fervido dei lettori. Nessuna colpa per autori e editore ovviamente, la disciplina è fatta così e non gli si possono colorare le unghie o disegnare le sopracciglia. Anzi va dato merito agli autori per averla portata a termine senza farsi cogliere dallo sgomento.

Si tratta sostanzialmente di un testo di livello universitario che prova a conglobare su un’unica fonte lo stato dell’arte (al 2019) delle norme che sovrintendono le fasi della produzione enologica. Il cosiddetto Testo Unico del Vino come previsto dalla Legge 238/2016. Che, per davvero, è lettura capace di mettere a dura prova anche i più affezionati cultori del burocratese.

L’ho letto dunque, comprato e letto, non studiato davvero, ma letto si. Non è mio mestiere l’enologia o l’enotecnica, provo solo ad essere un onesto estimatore della sacra bevanda che, se fatta bene, dall’uva sgorga dolce e da mani umane viene resa ancor più piacevole.

Non ne farò dunque né critica e nemmeno esegesi, ma mi sia concesso di condividere una riflessione, anzi una domanda che mi son fatto più volte durante la lettura: ma fra i vini che ho bevuto, a volte con il piglio della degustazione altre, più frequenti, con quello dell’avvinazzato, quanti hanno rispettato in toto norme, interpretazioni e raccomandazioni espresse in questo coacervo di umana sapienza raccolto per capitoli abbastanza omogenei?

Quante volte mi sono chiesto se quella DOCG di quella annata ha solo vino prodotto in quella annata e da quell’areale geografico? E dopo aver letto il libro sono in grado di riconoscerlo?

Non ho trovato risposta e probabilmente mai la troverò, non è che possiamo essere tutti bravi in tutto. Un po’ però mi ha ricordato il Reinheitsgebot, meglio noto come “editto della purezza” della birra, questa idea tutta giapeta di catalogare e normare, ovviamente secondo la convenienza. Infatti il Reinheitsgebot non nacque così, nacque come Surrogatverbot nel 1516, ovvero una legge che vietava le falsificazioni. Poi si cominciò a spiegare in positivo ovvero non come era vietato fare ma come era possibile fare e così ho l’impressione che si stia procedendo per il vino.

Sarà, in piccola parte, per la mia indole sostanzialmente disobbediente, e, in gran parte, per la mia propensione alla inutilità, ma continuerò a pensare che solo le eresie son fonte di progresso, solo avvalendosi del libero arbitrio possiamo pensare ad una innovazione e, dunque, provare il piacere della scoperta.
Ecco, serberò quel libro gelosamente come enciclopedia delle regole alle quali si può disobbedire ma senza farsi troppo male, altrimenti non è sperimentazione ma azzardo.

Ma tanto son sicuro che uscirà presto una nuova edizione, il “furore legiferante” di quanti hanno voce in capitolo non lo vedo ridotto e, dunque, i nostri saranno impegnati presto a rimodulare il tutto.

Per parte mia continuo a sentirmi garantito, ma di più quando ad una bottiglia posso associare un volto, un indirizzo ed un numero di telefono. L’autocontrollo vince sempre.


Dedica del Dott. Massimiliano Apollonio al nostro Presidente Davide Gangi.

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