Tre domande al Presidente Mondiale Enologi Riccardo Cotarella

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Riccardo Cotarella è una figura di spicco nel mondo dell’enologia, con una carriera ricca di successi e contributi significativi all’industria vinicola italiana e internazionale. Ha guadagnato una reputazione stellare grazie al suo talento, alla sua passione per il vino e alla sua dedizione all’eccellenza.

Riccardo Cotarella è un enologo che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del vino. La sua abilità nell’equilibrare tradizione e innovazione, insieme alla sua passione e dedizione, lo ha reso una figura di riferimento nel settore. La sua eredità continua a influenzare e ispirare l’industria vinicola, dimostrando che il vino è veramente un’arte che richiede talento, impegno e un profondo rispetto per la terra e la cultura da cui proviene.

Un imprenditore che ha costruito negli anni moltissime relazioni professionali e che vanta centinaia di consulenze enologiche in tutto il mondo. Non solo la vita professionale, ma anche gli incarichi istituzionali (Presidente Nazionale di Assoenologi e Presidente Mondiale degli Enologi) fanno di Riccardo Cotarella un “patrimonio” di esperienze che possono illuminare il percorso enologico che l’Italia del vino deve intraprendere per crescere ancora.

Tre domande con lo sguardo al futuro per iniziare a tracciare questo percorso di crescita, con l’obiettivo di fare informazione strategica e non gettare “benzina” sui fuocherelli limitati del campanilismo e dell’invidia.

Presidente, secondo il suo giudizio quali dovrebbero essere le competenze e le capacità dell’Enologo del terzo millennio?

Ormai é chiaro a tutti che la figura dell’enologo ha definitivamente acquisito nel mondo del vino un’importanza strategica, tanto da rappresentare per il settore una indispensabilità.

E’ di sua esclusiva competenza la responsabilità dell’intero percorso produttivo che va dalla scelta del terreno, la scelta del tipo di suolo, della cultivar del portinnesto, del sistema di allevamento, del sesto di impianto, della gestione del verde, della sanità delle uve, della scelta del sistema di vinificazione, dell’evoluzione e dell’invecchiamento sino all’imbottigliamento del vino.

Alcuni potrebbero, giustamente, affermare che esistono altre figure professionali capaci di seguire e gestire un vigneto, ed è vero, ma solo l’enologo assolve a questo compito con l’importante consapevolezza della qualità e tipologia del vino al quale le uve sono destinate.

D’altronde l’enologo è la figura culturalmente più preparata dell’intero settore.

Cultura che può acquisire attraverso un percorso di studi rivolto specificatamente e totalmente all’intero mondo dell’uva e del vino dopo l’acquisizione di una laurea in viticoltura ed enologia.

Quali opportunità, oggi rispetto a ieri, può apportare l’Enologo ad un Produttore Vitivinicolo?

Ormai l’enologo ha ampliato a 360 gradi la sua competenza ed il suo interesse nel mondo del vino

Esso si occupa, oltre alla produzione del vino, anche di un altro compito delicato: la comunicazione.

L’evoluzione dei compiti dell’enologo verso la comunicazione del vino è stata voluta sia dai produttori, ma in modo particolare da quei consumatori che amano il vino e di esso vogliono conoscere tutto l’iter tecnico produttivo, che va dalla vigna alla cantina.

La sua storia, l’influenza dell’andamento stagionale di ogni singola annata e la qualità delle uve; in altre parole conoscere quel meraviglioso e fantastico fenomeno pregno di scienza e di cultura che trasforma un grappolo di uva in vino.

Il vero appassionato ben sa che è l’enologo che segue e regola questo affascinante percorso, sa che l’enologo è la fonte più attendibile per soddisfare la sua sete di conoscere la tracciabilità di un vino e diventare poi un ambasciatore nel mondo.

Non pochi enologi si dedicano alla commercializzazione dei vini dando ai produttori un importante contributo strategico per la loro azienda.

Se ci dovessimo proiettare nel futuro, come e cosa potrebbe cambiare nel patrimonio vitivinicolo italiano nel prossimo lustro?

Il fatto che siamo la Nazione più ricca al mondo, grazie alla biodiversità, alla trasversalità territoriale, alle centinaia di cultivar e all’eterogeneità dei nostri vini non ci deve far dimenticare che siamo un Paese giovane in riferimento alla produzione dei vini di qualità.

Non dobbiamo dimenticare che fino al giugno 1986 erano ben poche le aziende che virtuosamente avevano intrapreso un percorso serio nella ricerca della qualità e che avevano compreso la ricchezza naturale dei nostri territori e delle nostre uve. Poi finalmente, affidandoci alla scienza, alla sperimentazione e non ai diversi maghi Zurlì o ai tanti prevenuti come dir si voglia, abbiamo scoperto un patrimonio inestimabile che ha portato il nostro Paese all’apice dell’interesse di milioni e milioni di persone.

Abbiamo la possibilità attraverso i nostri vini di dare ricchezza materiale e immateriale al nostro paese, continuando su questa strada intelligente e virtuosa che da qualche decennio stiamo percorrendo.

Mostriamo al mondo la nostra compattezza, parliamo dell’apporto dato al settore dai produttori, dagli enologi e da tutti coloro che con consapevolezza ed onestà intellettuale amano il vino.

Allora potremo guardare con un certo ottimismo al futuro del nostro settore.

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