Pier Paolo Chiasso, Miglior Enologo Italiano:” La produzione vinicola italiana deve mantenere alta la sua forte tradizione”
Scritto da Davide Gangi | Pubblicato in Interviste, vino
L’enologo Pier Paolo Chiasso, braccio destro di Riccardo Cotarella, è il Direttore Generale di Famiglia Cotarella e coordinatore della società di consulenza vitivinicola Cotarella&Chiasso.
Nel 2022, è stato riconosciuto e premiato come Miglior Enologo Italiano da Vinoway.
La sua reputazione è talmente prestigiosa da catturare la mia attenzione, portandomi ad invitarlo come ospite d’onore agli eventi di Vinoway “Cannonau Likeness International” e “Vinoway VI Sparkle” tenutisi lo scorso Maggio e Giugno.



La stima e la considerazione che nutro nei confronti di Pier Paolo Chiasso mi ha portato a chiedergli la sua opinione su alcune tematiche di attualità riguardanti il mondo del vino italiano.
Dott. Chiasso, come procede e come sarà la vendemmia 2023 in Italia?
Al momento le criticità sono molteplici a causa dei patogeni e dei fenomeni meteo violenti. Non tutte le aree hanno subito danni, molte aziende che hanno saputo gestire bene la situazione, hanno uve potenzialmente importanti. In sostanza chi ha avuto un po’ di fortuna, ma soprattutto è intervenuto nei vigneti con scienza e coscienza si ritroverà uve all’altezza. In generale non si deve dimenticare il ruolo dell’enologo che ha contribuito alla gestione dei vigneti e che dovrà usare le sue conoscenze per realizzare vini che siano la migliore espressione dei territori e della stagione. Credo fermamente che si potranno realizzare grandi vini anche in questa annata.
La produzione Vinicola italiana in quale direzione sta andando e quali cambiamenti potrebbe avere?
La produzione vinicola italiana deve mantenere alta la sua forte tradizione che la rende unica nel mondo, sarà importante comunque tenere lo sguardo attento alle sollecitazioni che il mercato ci darà per cogliere eventuali elementi di novità i termini di stile e tipologia di prodotto. In sostanza valorizzare il nostro patrimonio e le nostre tradizioni anche con vini più moderni e contemporanei.
Come vede la mia provocazione lanciata alla VI Vinoway Sparkle dove indico di creare una macroarea di tutto il centro-sud che possa guidare la condivisione di un percorso che trasformi in patrimonio comune la ricchezza di esperienze presenti nel centro sud, avviando attività condivise di ricerca e comunicazione finalizzate all’allargamento del mercato italiano della spumantistica. Secondo lei, potrebbe essere il via a percorrere la strada dell’effervescenza per raccontare la diversità e pluralità del territorio?
Strada che si potrebbe provare a percorrere ma che incontrerebbe qualche difficoltà visto il noto campanilismo italico. Fare massa critica è una cosa fondamentale e racchiudere più produzioni in un’unica indicazione potrebbe essere una carta vincente.