Noi di Sala: dal cassetto di memoria n.30, il litigio

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Ogni mese abbiamo messo in evidenza un percorso del cliente, abbiamo cominciato con la prenotazione, ed oggi ve la butto lì, dal cassetto della memoria!

 
Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo assistito a qualche scena “particolare” al ristorante, tuttavia alcuni clienti riescono sempre a stupirmi.

Qualche tempo fa arriva una coppia di persone distinte, lei in abito lungo da sera, lui in completo grigio, il loro tavolo è quello più appartato, così come da apposita richiesta.

La cena comincia con la solita prefazione ai commensali, cercando di spiegare loro che il menù degustazione è composto singolarmente per ogni tavolo e che il nostro chef lo avrebbe fatto anche per loro, quindi tutto alla cieca.

Fin qui tutto normale, l’inizio di una bella serata, arrivo con la carta dei vini e lì dove c’è la scelta inizia la discussione; comincio ad elencare, conoscendo la sequenza dei piatti, alcune bottiglie che avrebbero esaltato i piatti in arrivo. Lascio il tavolo dopo aver spiegato loro i miei tre migliori abbinamenti, di li a poco tornando, scegliemmo insieme una bottiglia di Barolo.

I piatti non si fanno attendere mentre comincia ad accadere qualcosa di strano, lei piange, è in lacrime. Tante volte è successo che durante un cena abbiam visto lacrime, di gioia s’intende, per qualche proposta “a lunga durata”. Ma questa volta le lacrime non erano di gioia, era successo qualcosa, avevano litigato.

La discussione si anima, il tono di voce si alza, l’imbarazzo è ben visibile sul volto degli altri commensali, quando ad un tratto, tutti e due in piedi, oramai al centro dell’attenzione, si scambiano sguardi a dir poco ostili. I miei colleghi intenti a seguire il servizio non si accorgono cosa stava accadendo, come se tutto si fosse fermato e lei baam! Uno schiaffo da manuale, di quelli che lasciano il segno, plateale umiliazione di un uomo che non avrebbe mai immaginato potesse accadere una cosa del genere.

Lo stupore era tanto che nessuno di noi accennò una minima reazione, e la scena divenne: le corre via, verso la porta, raggiunge l’uscita e nonostante impossibilitata a correre vista l’altezza dei tacchi, con premura si porta fuori dal ristorante, in pochi istanti persa nella notte della capitale.

Lui; un uomo ferito nell’orgoglio e reso vittima di un gesto folle e grave al tempo stesso, restò li, fermo, immobile, attonito in piedi a cercare di controllare i suoi muscoli per inseguirla. Nessuna parte del suo corpo rispose ad alcuna intenzione che forse non era tale.

La cena si concluse con  un sorso di vino, mentre io ed i miei colleghi, iniziati a questo tipo di esperienza come degli dei pentiti andammo avanti con il servizio. Nulla fu fatto, nulla si poteva a quell’uomo…

Eccolo un racconto di una serata “tipo” di un cameriere, dove siamo chiamati anche a gestire attimi di follia eppure… sorriso e via!

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